A maggio era in Giappone per il campionato mondiale di kudo, prossima tappa la Lituania per il campionato europeo. Marco Di Zazzo ha 34 anni, una grandissima passione e una tenacia da cui trarre ispirazione. Tanti i momenti condivisi con il suo preparatore, il Ph.D. Francesco Calarco, docente dell’Itis Majorana di Cassino.
Il giovane sportivo era stato accolto dagli studenti e aveva raccontato la sua esperienza coinvolgendo i ragazzi del Majorana. Per questo è tornato nei giorni scorsi per presentare il campionato al quale parteciperà il prossimo weekend. E’ stato anche avviato un percorso di preparazione atletica innovativo con il professor Calarco, autore di un libro di prossima uscita sul Colossus Method. “Un libro – sottolinea il docente, che nella vita professionale è anche un fisioterapista – che farà molto rumore perché controcorrente rispetto alle tecniche tradizionalmente utilizzate”.
Marco Di Zazzo si è “offerto” come sperimentatore per prepararsi ad affrontare la sfida europea di Kaunas. “Insegno in una palestra, sono infermiere all’ospedale di Cassino, ho poco tempo libero e mi alleno moltissimo. Ma tutto questo mi gratifica, perché questo sport è la mia vita. Il Kudo è un’arte marziale nata come stile di karate a contatto pieno, nata negli anni ’80. Una disciplina con tutti i tipi di percussione e tutte le tecniche di lotta senza esclusione di colpi. Mi ha subito affascinato perché mantiene i principi morali delle arti marziali e per la difesa è sicuramente tra le più efficaci”.
Nella conferenza stampa, che ha sottolineato la valenza dell’attività sportiva non solo agonistica e le sue ricadute sulla vita di relazione, è stata anche l’occasione per evidenziare una criticità non da poco: tra i sacrifici enormi che un atleta ad alti livelli come Di Zazzo deve fronteggiare, c’è spesso anche la necessità di combattere le difficoltà della vita di tutti i giorni. Come quella di dover conciliare ritmi di lavoro e turni notturni (essendo infermiere) che non gli vengono risparmiati. “Non c’è ancora una sensibilità rispetto a questo tipo di esigenza – ha sottolineato il prof. Calarco – soprattutto nel pubblico impiego. E questo significa dover affrontare ulteriori sforzi e sacrifici per raggiungere la forma giusta in previsione di un grande risultato”.
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