Cassino, le storie di Hasan e Samuel, dal buio alla luce delle stelle

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Può la vita sorprendere anche quando davanti ci sono solo buio, incognite e una distesa di mare blu scuro come la notte? Vivere giorno per giorno senza sapere che ne sarà di noi, ma con quella voglia di riemergere, di trovare serenità e sicurezza? E’ quello che ha vissuto Hasan. La sua storia è stata raccontata in un documentario, a raccontarcela la giornalista Elena Varriale. Un progetto nato così, con la volontà di raccontare la bellezza della luce nell’oscurità, grazie alla Tac System, a Teleuniverso, alla Regione Lazio con Lazio Crea e al Comune. Hasan è arrivato a Cassino quando aveva solo 15 anni, ha lasciato dietro di se la famiglia di origine, le sue radici, tutto ciò che conosceva. Ha avuto coraggio, forza, a tratti paura e timore, ma non si è mai rassegnato. Ha saputo far tesoro di ogni momento, il desiderio di imparare, di conoscere, di poter aiutare gli altri lo ha portato oggi ad essere un punto di riferimento per tanti altri ragazzi. Si è trasformato in quella luce che lo ha guidato quando attraversava il buio. Oggi ha 31 anni, tanti sogni realizzati e molti da realizzare. Ma è sulla strada giusta.

Emozioni, speranze e paure

La sua storia raccontata nel Palazzo della Cultura ha colto l’attenzione dei presenti, il documentario ha offerto una visione nuova e diversa dell’inclusione. Le parole della signora Maria Palma che ha accolto Hasan quando era solo un adolescente. Giorno dopo giorno, pranzo dopo pranzo il giovane è entrato a far parte della sua famiglia, coetaneo dei figli. Un nipote, un volto amico, un membro della quotidianità. E cosa è l’inclusione se non questo? Un processo naturale che la vita ci mette davanti e che trova la sua completa realizzazione della naturalezza dei sentimenti, nell’ascolto, nel ritrovarsi uguali di fronte all’altro.

Samuel e l’arte del ferro

Nel documentario si parla anche della storia di Samuel, un giovane arrivato dall’Africa con l’arte della lavorazione del ferro nascosta nelle mani. Samuel non solo si è ben inserito nel suo nuovo contesto sociale ma sin da subito ha lavorato per migliorarlo. Insegnando un mestiere, la lavorazione del ferro, a giovani immigrati africani affinché con un lavoro avessero un viatico utile per inserirsi nella comunità. E poi, per favorire questa commistione, ha fondato l’associazione Comunità africana con cui favorire momenti di incontro e interscambio con il tessuto locale.

“Siamo sempre lo straniero di qualcun altro”

Nelle parole dei presenti tanta emozione. L’assessore Danilo Grossi ha evidenziato questi processi come il risultato di una società virtuosa, una società possibile: “Oltre all’emozione di essere qui, in un bene confiscato a parlare di storie belle, oggi possiamo essere soddisfatti di quello che è possibile realizzare. “Siamo sempre lo straniero di qualcun altro. Imparare a vivere insieme è lottare contro il razzismo” diceva Jelloun. Hasan è l’esempio che l’altro sono io. Che integrarsi e vivere insieme è possibile, anzi rappresenta un valore aggiunto che può fare la differenza. Dal buio della notte si può scorgere la luce delle stelle. Quando si avvicina uno straniero e noi lo confondiamo con un nostro fratello, ponendo fine a ogni conflitto. Ecco, questo è il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno”.

Un lieto fine scritto da tutti

Un leitmotiv unisce le storie di riscatto di Samuel ed Hasan: la voglia di migliorarsi e soprattutto migliorare il contesto che li ha accolti. Il lieto fine è stato scritto  ma per farlo c’è stato bisogno del supporto di tutti.

Per questo all’evento erano presenti  tutti gli interlocutori del territorio : la città di  Cassino con il suo sindaco Enzo Salera, gli assessori al commercio Arianna Volante e alla cultura Danilo Grossi; il sindaco di Aquino Libero Mazzaroppi; la  Polizia di Stato con Enzo Pittiglio   e la dottoressa Simona Maffei dirigente del Commissariato; l’Arma dei  Carabinieri con il Maggiore Giovanni  Anastasia comandante della compagnia;    il Difensore Civico della Regione Lazio Marino Fardelli;     giornalisti e addetti al terzo settore; la comunità civile; le numerose associazioni del territorio, tra queste la associazione   Dike che ci ha guidato, con il suo Presidente Walter Bianchi, in questo viaggio nel mondo dell’integrazione e dell’accoglienza.

Il volontariato: donare se stessi per migliorare tutti

Un focus importante sul valore del volontariato è stato fatto sia da Hasan che da Bianchi. Se solo ognuno di noi “donasse” un’ora del suo tempo in una settimana ad aiutare gli altri le cose potrebbero essere di gran lunga diverse. Aiutare il prossimo è alla base della crescita della società, dell’intero territorio. Criticata la cattiva abitudine da parte di un certa politica di usare i “fragili e i vulnerabili” solo in funzione di determinati momenti o con secondi fini. “Dobbiamo ricordarci sempre che si parla di persone, non di numeri, o di casi. Ma di volti, storie, d uomini e donne”. Ha evidenziato Bianchi. “Questi ragazzi che arrivano da noi sono un valore aggiunto” ha incalzato il sindaco di Aquino Mazzaroppi. “Quando all’inizio ho deciso di aprire il nostro Comune a questi giovani qualcuno mi ha aspramente criticato. Poi il progetto li ha visti passare da 25 a 50. Solo grazie a loro siamo riusciti ad affrontare lavori di manutenzione quotidiana e non solo. Fondamentali rispetto alla crescita socio economica della comunità”.

Un documentario da non perdere

Due storie tra mille, quelle di Hasan e di Samuel. Un documentario da vedere e in cui riconoscersi anche un po’. Per poter guardare l’altro in maniera diversa, per poter riconoscere nell’altro lo stesso buio e la stessa voglia di luce. Da oggi su Youtube, e alle 19 e alle 22.20 su Teleuniverso.

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