Omicidio Mollicone: assolti tutti

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Alle 19.30 il giudice è rientrato in aula. Dopo anni di attesa, decine di udienze e ore di testimonianze la decisione. Otto ore di camera di consiglio per decidere. Clima teso in aula durante la lettura. Per qualcuno soddisfazione, per altri lacrime e urla. L’intero Paese aspettava. Si è appena diffusa la notizia e i commenti sui social sono già molto pesanti.

Non è stato nessuno

Oltre due decenni, tanto dolore. E “nessuno” sarebbe colpevole della morte di Serena. Lei, che aveva solo 18 anni, tutta la vita davanti, speranze e sogni. Assolti gli imputati, tutti e cinque. Sgomento tra i familiari e gli amici ella famiglia Mollicone. Ira nell’opinione pubblica e sui social. All’uscita dal Palazzo di Giustizia insulti e urla all’indirizzo degli imputati.

Le richieste

Trenta anni per l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, 24 anni per il figlio Marco e 21 per la moglie Annamaria, per omicidio e occultamento di cadavere. Erano state le richieste di condanna delle pm Beatrice Siravo e Carmen Fusco nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone, in corso davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Cassino. E anche 15 anni per Il maresciallo Vincenzo Quatrale, accusato di concorso esterno in omicidio e istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, e infine 4 anni per l’appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento.

I risarcimenti

La richiesta di risarcimento danni dell’avvocato Dario De Santis in memoria di Guglielmo Mollicone, padre di Serena, ammonta a 5 milioni di euro. La somma è stata chiesta a tutti e tre i componenti della famiglia Mottola, Franco Marco ed Annamaria ed al luogo tenente Vincenzo Quatrale. All’appuntato Francesco Soprano l’avvocato De Santis ha chiesto un risarcimento danno da 100 mila euro.

La storia

Serena morì 21 anni fa. Nel corso degli anni presunti errori e presunti depistaggi. Silenzio. Una battaglia portata avanti da un padre, Guglielmo, e da una figlia, Maria Tuzi. Un intero Paese oggi aspettava questa decisione. Nessuno porterà indietro Serena, il brigadiere Santino Tuzi. Ad ascoltare la decisione non c’è papà Guglielmo. Oggi siamo tutti i genitori, i fratelli, le sorelle di Serena. Cala il sipario su decine di udienze, ore e ore di testimonianze, decine di perizie. Ventuno anni, sono una vita, più di  quanto avesse Serena quando è stata privata del suo futuro.

Tutti con il cuore a Guglielmo

Fisicamente non più in aula, ma la presenza di papà Guglielmo è stata più che tangibile durante tutto il processo. Il suo sguardo forte  e deciso, la tenacia con cui negli anni ha condotto la sua battaglia. A volte da solo contro tutti. La sua fiducia verso la giustizia. In aula oggi il fratello e la figlia. I tanti amici che, negli anni, hanno imparato a conoscere Guglielmo. I giornalisti, gli avvocati del foro di Cassino. Guglielmo era una persona gentilissima e assai pacata. Con una dignità profondissima. E lo ha dimostrato anno dopo anno. Oggi si scrive la fine di un percorso lungo e tortuoso durato 21 anni. Sicuramente non era la fine che immaginava papà Guglielmo.

Lo sguardo profondo

In aula Maria Tuzi, la figlia del brigadiere Santino. Tanto si è detto. Nel tempo sul suo suicidio sono state tante le versioni. Ma fu lui il primo probabilmente a rompere quel muro del silenzio. Un uomo semplice, un marito, un padre, un nonno. Un carabiniere coraggioso. Qualsiasi sia l’epilogo di questa vicenda, Santino ne esce intoccabile. La gente lo ha capito, l’opinione pubblica lo ha riconosciuto. Il grande vuoto lasciato dalla sua prematura scomparsa non sarà mai colmato. Ma in quella assenza c’è un mondo di valori e di amore che vive nella sua famiglia.

1 commento

archipipol@gmail.com Pietro Polisano, Napoli.

VERGOGNA ASSOLUTA. VIENE LO SCHIFO DI ESSERE ITALIANO. MAGISTRATURA CHE HA PERSO LA DIGNITA’ E LA MORALITA’. NON SI CERCA L’ARTICOLO DEL CODICE PENALE, SI DEVE CERCARE DI CAPIRE LO SPIRITO DEL LEGGISTRATORE E, QUELLO CHE SI CERCA, NON IL NUMERO DELL’ARTICOLO DEL CODICE. VERGOGNATEVI

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