Papà, zio Vittorio e… “La Brigata del Diavolo”

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La seconda guerra mondiale ha interessato tutto il nostro territorio, precisamente tutti quei territori fortificati dai tedeschi a composizione della nota Lina Gustav.

Le battaglie sono state tantissime per aver ragione degli invasori tedeschi e soprattutto hanno interessato tantissimi paesi sparsi per il territorio che facilmente venivano trasformati in quartier generali o veri e propri avamposti a difesa della linea. Le terribili vicissitudini di quella guerra sono state raccontate, anche filmate, ma solo alcune sono state oggetto di ispirazione per film internazionali.

La brigata del diavolo

In tempi recenti è stata ripresa in parte anche la storia delle opere di Montecassino “salvate” e trasferite dai tedeschi prima del tragico bombardamento passato alla storia come unico esempio di bombardamento a grappolo che interessò la leggendaria abbazia e la città di Cassino. Anche se in maniera parafrasata, romanzata e celata questa storia è ripresa proprio nel film “Monuments men”.

Ma il primo film in assoluto che ha preso spunto da alcune battaglie avvenute qui durante la seconda guerra mondiale è stato “La Brigata del Diavolo”, tratto dall’omonimo libro del 1966, una pellicola del 1968 con interpreti attori noti come il mitico William Holden nelle vesti del Ten. Col. Robert T. Frederick, comandante del 1º Special Service Force.

William Holden, Cliff Robertson, Vince Edwards,

La passione

La mia passione per il nostro territorio, mischiata con quella per la storia e le mie origini in parte di quelle terre scenario di una delle due battaglie immortalate nel film, mi ha portato oltre che a vedere il film anche a studiare e rivivere quei luoghi di guerriglia. Nel film vengono ricostruite due battaglie avvenute in due luoghi distinti. La prima, una vera rappresaglia, avvenuta nel paese di Sant’Elia Fiume Rapido dove tutt’ora risiedo, mentre la seconda nei pressi di Monte Camino su una piccola montagna chiamata “La Difensa”.

Tralasciando la seconda battaglia che vide protagonista il 1º Special Service Force, che sarà oggetto in parte di un prossimo racconto, ho preferito dedicare il mio breve scritto a quella rappresaglia avvenuta proprio nelle “strette” del piccolo borgo “Santuliano”.

Le “strette”

Per chi non sa, a Sant’Elia, le “strette” sono i vicoli che caratterizzano il piccolo centro abitato. Gran parte di esso è rimasto intatto nonostante la guerra e i terremoti. Un centro urbano che da bambino era luogo di gioco durante le feste dei miei amici “santeliani”, da ragazzo scenario di tante feste e scorribande felici e spensierate. Oggi spesso quei vicoli adoro percorrerli con la mia bicicletta. Proprio in queste occasioni non posso fare a meno di rivivere le scene di quel film, anche quando passo a trovare il mio amico Emanuele che ha il negozio proprio di fronte a quell’antica cartiera che nel film appare in tantissime scene.

Ma la mia macchina del tempo che mi riporta proprio in quegli anni è quel “solito caffè” preso con una persona che mi ha visto nascere e crescere, che dopo papà e nonno è sempre stato al mio fianco: Zio Vittorio.

Il racconto

Erano gli anni ’60, più precisamente la metà, papà e Vittorio vivevano in pieno anche le tendenze del post guerra importate da oltreoceano. Jeans, camice slimfit con bavero, occhiali Rayban che spesso venivano scambiati tra loro, sognando la California, la rivoluzione sociale era in atto. L’improvvisa apparizione di finti colpi di mitragliatrice sul muro di uno dei palazzi della piazza incuriosirono i due ragazzi allora adolescenti.

Riapparvero, anche se la loro vista era tutt’altro che inconsueta a quei tempi vista la fresca memoria della guerra, i carri armati e le “camionette” tedesche, addirittura alcuni anziani temettero una nuova invasione. In un piccolo paese nulla poteva passare inosservato e l’allestimento di un set di un film men che meno.

Curiosità ed emozione

L’evento fu accolto da tutta la popolazione con curiosità ed emozione tanto da far diventare il centro del piccolo paese fulcro del cassinate.

La carovana a supporto delle riprese del film era davvero impressionante, tipicamente in stile hollywoodiano. Il clima si accese quando iniziò a girar voce che le scene necessitavano di cittadini per il ruolo di comparsa. I ragazzi erano soliti, a prescindere dal film, girovagare per il paese, ma farlo con l’intento di essere attenzionati per una eventuale “comparsata” accendeva la loro immaginazione e la speranza di vivere il loro piccolo e personale “sogno americano”.

Questa febbre da “casting” pervase anche mio papà e zio Vittorio, amici di sempre, fratelli mancati in quella Cassino rinata dalle macerie della guerra ed in pieno boom economico.

Caccia alle scene

Uno dei modi più semplici per cercare di entrare nelle grazie del regista era quello di seguire la produzione nelle varie locations. A partire dalla scena del bagno del comandante tedesco con la colazione sulla bellissima terrazza del palazzo Picano. I due giovani seguirono con attenzione tutte le scene, cercando di farsi notare, ma annoiati dagli innumerevoli “ciack”, inaspettati vista la tipologia di film che si stava girando.

Sant’Elia Fiumerapido, il palazzo con la “smitragliata”

Così si susseguirono le varie riprese, girate in tutta la campagna ai margini del paese. Compresa quella dell’aereo che “sventaglia” colpi di mitra su di un palazzo. Fino a quando…

Dopo alcune scene girate anche nel paese di Esperia, finalmente arrivò anche il momento per i due ragazzi. La scena interessata era girata in pieno campo con tante persone oltre che con gli attori. I due amici furono chiamati in disparte e poi accompagnati in alcune roulotte. Finalmente quelle divise tanto sognate, bellissime, perfette veri abiti di scena ma perfettamente realistiche e soprattutto di…flanella!

Erba, flanella e prurito

Era pieno agosto, l’erba alta del campo, il sole cocente, quei tanti ciack e quella divisa di flanella. I due si guardarono in faccia e si resero conto che oltre all’indossare quegli abiti di scena quella che stavano vivendo era una vera e propria sofferenza. Da subito il caldo iniziò a farsi sentire, la flanella fece il resto dandogli costantemente prurito.

Alla fine delle riprese, stanchi ed arrossati tornarono a casa provati ma contenti, consapevoli di essere riusciti nell’intento. Il film fu ultimato, da attendere giusto qualche anno che passarono in fretta ed i due amici si trovarono insieme nel vedere la proiezione. L’intento? Semplice quello di riconoscersi nelle diverse scene.

Zio Vittorio, papà e Archimede

Dove ci “vediamo”?

Così passò quella “del bagno”, poi quella della scalinata nel borgo, poi quella dell’aereo fino ad arrivare finalmente a quella del campo col caldo ed il prurito…

Zio Vittorio oggi: “Sai Se’ fino ad oggi quel film e quella scena li avrò visti trenta volte, ancora non ho capito dove ci “vediamo”!”Negli ultimi tempi girovagando in bici quando capito a Sant’Elia Fiume Rapido “taglio” spesso per le “strette” e lì mi immagino mio padre e zio Vittorio mentre inseguono i loro sogni. Sorrido e mi godo tutto ciò che è vero, anche in quegli scenari in parte artefatti per girare le scene proprio di quel film.

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