Nel Medioevo si discuteva con la massima serietà delle proprietà dell’Araba fenice (“Che ci sia ognun lo dice, ove sia nessun lo sa”). Un uccello mitologico, capace di rinascere dalle proprie ceneri. Un volatile riesumato poi nella recente saga cinematografica di Harry Potter e di proprietà del mago Albus Silente. Anche a Cassino c’è un essere simile; un personaggio che dimostra con i fatti, con buona pace di chi pensa il contrario, di essere il vero stregone di un’intera area politica. Si ha un bel disquisire del crepuscolo degli dèi, come fanno sedicenti politologi da Bar dello Sport, cercando di far passare il concetto che il Centrodestra può prescindere da Mario Abbruzzese. I fatti (che hanno la testa dura, come i numeri) dicono il contrario.
Nel bene e nel male
C’è chi prova a controllare i Consiglieri comunali di opposizione (che in realtà se la cantano e se la suonano benissimo da soli, senza registi dietro le quinte). C’è chi si ritaglia il ruolo del “legislatore regionale”; c’è chi afferma che esistono due Centrodestra, uno “con” Abbruzzese e con i Partiti, e un altro libero dalla forfora e bello nei capelli. La verità è che il secondo non ha motivo di esistere se non in contrapposizione all’altro. E il primo non riesce a prendere iniziative senza l’impulso sotterraneo del sempiterno Mario. La sua ormai non è più solo un’egemonia: è atto creatore, volontà in sé, artefice dei destini di tutti coloro che in qualche maniera sono stati sfiorati dal suo tocco. Nel bene e nel male.
Il buen ritiro di Mario
Diciamolo chiaro: il Centrodestra, per ora, non si ri-unisce. Perché? Perché si contrappongono gli autonomisti del Mario-free ai fedeli alla linea abbruzzesiana? Macché! La riunificazione non avviene semplicemente perché il Lider Maximo cassinate (ancora) non vuole. Ha fatto suonare la campanella della ricreazione, e sta facendo sfogare i tanti pargoletti che ha politicamente sfornato (e gratificato). E aspetta. Come Cincinnato, sa molto bene che il rissoso Centrodestra cassinate può tornare a riunirsi (e probabilmente a vincere) soltanto con la sua regia, i suoi consigli, la sua benedizione. E come Cincinnato, sta nel suo “buen retiro” in attesa del momento propizio. Infine, proprio come il famoso console e dittatore romano, sta curando il suo “orticello”. Che, in verità, ha confini piuttosto ampi, e che Abbruzzese gestisce con l’attenzione del giocatore di scacchi.
Scacco matto?
Sta disponendo accuratamente i suoi pezzi, creando la tela da cui maturerà lo scacco matto per l’avversario. Interno o esterno che sia. Basta vedere gli andamenti della politica locale e provinciale: ha svuotato Forza Italia, ma recuperando un rapporto con Rossella Chiusaroli (cosa che ha spinto all’angolo Quadrini, alleato degli “autonomisti del Mario-free”). Ha preso in mano una sigla (magari non di peso come “Cambiamo!”), funzionale alla presenza ai tavoli politici locali, provinciali e regionali. Ha piazzato uomini di provata feducia come Ciacciarelli e Ranaldi ai vertici della Lega, stroncando sul nascere le ambizioni di tutti e rinnovando alleanze con il mondo delle imprese attraverso la Paola Carnevale. Ha riesumato la strategia delle civiche di sostegno con “Cassino Protagonista”; riesce addirittura a dialogare con il partito solitamente più intransigente di tutti, e cioè Fratelli d’Italia di Abbatecola & c.
E gli altri, i presunti avversari interni? In fragoroso (e ossequioso…) silenzio. Si presume che stiano ripassando la canzone di Ligabue. Perché in “Certe Nottti”, quelle che contano, “ci vediamo da Mario”. Prima o poi. Oppure si apprestano a cantare qualche salmo: visto il periodo, è evidente che ormai Mario sta preparando l’entrata in Gerusalemme.