«C’è qualcosa che ancora non mi è chiaro. Prima di tutto continuo a non comprendere la facilità con la quale, troppo spesso, le persone si arroghino il diritto di parlare a nome di altri! Mi sorprendo, anche se a questo punto non dovrei, del fatto che ci sia ancora qualche “esperto del settore” a cui sfuggano dei dettagli. Ci si continua a chiedere perché fanno chiudere SOLO i centri estetici. Ah! Pure i parrucchieri! Le altre attività – invece – se la passano alla grande, vero? Non mi sembra proprio.
Non è possibile garantire il distanziamento
Beh! Prima di dire come la penso vi ricordo che – nonostante la sanificazione di ambienti e attrezzature, ove venga fatta – in queste attività non è possibile garantire il distanziamento sociale minimo. Inoltre gli ambienti di lavoro, spesso non sono sufficientemente ampi e adeguatamente arieggiati. A quanto pare, nonostante queste considerazioni – piuttosto ovvie – siamo ancora a chiedere di aprire. Io, quindi, sono l’UNICA cretina che non ha capito nulla. L’UNICA cretina che crede sia giusto, nel pieno di un’emergenza sanitaria, con la rete ospedaliera al collasso, chiudere. L’UNICA cretina che crede sia più giusto esigere maggiori controlli. Sia chiaro, a me non fa piacere non lavorare.
Imprenditore…..non impiegato
Sabato sera, per un attimo mi sono sentita persa, vuota e priva di forze. Anche un po’ arrabbiata. E’ durato poco. Ho realizzato che non poteva andare diversamente. Ho iniziato a ragionare su quello che potevo fare per andare avanti e mi sono detta: Fondi e ristori non arrivano. Rimboccati le maniche e trova un modo per mantenere attiva la tua impresa. Per stare al passo. Per non fallire. Sei un imprenditore, non un impiegato. È il tuo lavoro. Non ho detto che sia facile, non lo penso, ma devi farlo. Basta lamentarsi. Non possiamo sprecare energie in battaglie inutili che non possono nemmeno essere combattute. Investi le tue energie in progetti per il futuro e nella lotta all’abusivismo.
Non voglio restare ferma a guardare
Così, lunedì mattina, nonostante il mal tempo e nonostante fossi stata sveglia dalle 5 del mattino, ho iniziato a produrre. A pensare. A lavorare. Non vi nascondo che ogni tanto, quando sono da sola in negozio, mi guardo intorno e mi sale un po’ di malinconia, anche di rabbia. So che quello che sta succedendo non è colpa mia. So che sto “subendo” le conseguenze di scelte dettate da esigenze concrete di cui non sono responsabile. Ma non posso e non voglio restare ferma a guardare. Buon lavoro!»
Federica Comparone – Imprenditrice