Che fine ha fatto la Consulta dell’Ambiente? E’ la domanda che molte associazioni impegnate nell’ambito e tantissimi cittadini si pongono. Ovviamente senza avere un briciolo di risposta da parte di chicchessia. L’ultima riunione della citata assemblea si è svolta il 13 agosto 2018, convocata dall’allora assessore all’Ambiente Dana Tauwinkelova, nonché vice presidente della Consulta. All’ordine del giorno: il centro di conferimento collettivo, l’isola ecologica, Nocione e randagismo. In sostanza tematiche ancora attuali. Ma tanti altri sarebbero gli argomenti su cui una Consulta sull’ambiente dovrebbe riunirsi e dibattere per il bene della città di Cassino.
Quasi due anni di inattività
E’ possibile che un organismo come questo, quindi, con tutto il rispetto, non il comitato per la gestione del campo di bocce condominiale, sia inattivo da due anni? Ebbene si, nonostante anche alcune associazioni che ne fanno parte, tipo “Fare Verde” abbiano diffidato il Comune a convocare l’organismo. Circa sei mesi fa l’associazione ambientalista ha scritto su alcuni quotidiani online: “E’ un fatto di estrema gravità, in un territorio interessato da numerose criticità ambientali e individuato dalla Commissione Parlamentare sul Ciclo dei Rifiuti, quale contiguo della ‘terra dei fuochi’ e i fatti recenti ne sono la prova schiacciante, l’Amministrazione Comunale di prende il lusso di fare a meno della Consulta dell’Ambiente“. Ovviamente un appello questo non raccolto dal Comune di Cassino che a tutt’oggi non ha convocato nessuna riunione della consulta.
La strage degli alberi
Edoardo Grossi, ambientalista e membro della Consulta dell’Ambiente, è intervenuto sulla questione relativa al taglio degli alberi da parte del Comune. “Gli alberi che rappresentavano il verde pubblico nel centro urbano sono stati tagliati alla radice. (Scuole di via D’annunzio, Liceo Classico, Via Abruzzi (Enel), Piazza Diamare ecc. ecc. ), spiega Grossi.
“Gli alberi, – continua – soprattutto cipressi ma anche ligustri ed altre specie, erano in perfetta salute, come dimostrato dalle foto, e non rappresentavano nessun pericolo né tanto meno problematiche. Lo stupore e la rabbia degli abitanti l’hanno manifestato sui social network“.
Possiamo fare quello che ci pare
“Possiamo fare quello che ci pare”, questo sembrerebbe di avvertire. – dice ancora Grossi – Appare pertanto chiaro l’approssimazione, il dilettantismo e l’irresponsabilità con le quali le amministrazioni, siano esse comunali o provinciali organizzano tali lavori. Chi ha ordinato l’irragionevole taglio al Liceo a Classico, ultimo scempio?
“Di conseguenza – conclude – deve assumersi la responsabilità di un’azione scellerata. Spero che le amministrazioni che non tutelano l’ambiente vadano via presto affinché possa nascere una nuova società dove quotidianamente si auspica la salvaguardia del verde. Si piantuma un albero alla nascita di ogni bambino, insegnandogli ad averne cura nella speranza che ciò alimenti il rispetto per il mondo vegetale che ci circonda. I cittadini non vogliono che chi governa pensi bene di radere al suolo piante rigogliose. Sane con fusti di oltre 50 centimetri di diametro che, svolgendo appieno la loro funzione, contribuivano a mantenere salvo il nostro ecosistema”.
Si leggono solo notizie, solo parole al vento per riempire le pagine, ma non si è centrato il vero problema, ovvero le cause per cui è stata inoltrata la richiesta di abbattimento dei restanti cipressi.
Il cipresso, crollato il 22 dicembre 2019, posto a ridosso dell’ingresso carrabile di via Marconi, andava abbattuto subito considerato che aveva manifestato tutti i sintomi della instabilità (ci sono le foto a testimonianza); difatti si era inclinato da tempo verso la via Marconi ed aveva causato già i primi danni alla parte sommitale della colonna posta alla sinistra del cancello d’ingresso al Liceo “Carducci”. Quindi se fosse stato tagliato, in tempo utile, tale cipresso non si sarebbe provocato alcun danno materiale e non si sarebbe prodotta alcuna istanza per l’abbattimento dei restanti cipressi.
Pertanto, il vero problema è quello della ricerca della persona che riveste il ruolo di Responsabile della sicurezza del Liceo Carducci che aveva sottovalutato, per negligenza o per incapacità, la stabilità dell’albero e quindi il possibile conseguente ribaltamento, come poi si è verificato scatenando la reazione emotiva per la richiesta di abbattimento (evidentemente non supportata da elementi tecnici) selvaggio, indiscriminato dei restanti cipressi ultrasessantenni, accolta poi dall’Amministrazione Provinciale. Consegue che anche i responsabili della tutela della sicurezza stradale hanno delle responsabilità.
Il fatto non va sottovalutato perché se il crollo dell’albero, alto circa m 18, fosse avvenuto in un giorno lavorativo avrebbe potuto causare danni alle persone, sia al personale della scuola che transitano dall’ingresso carrabile, sia alle persone che transitano sul marciapiede pubblico adiacente e sia agli autoveicoli di via Marconi.
Sarebbe pertanto opportuno che le autorità competenti si interessassero ad esaminare il caso di specie.
In giurisprudenza esiste il concetto dell’obbligo di tutela della sicurezza, precisamente di quella pubblica: quella stradale e quella vigente all’interno dell’istituzione scolastica.
In ambedue i casi, trattandosi di sicurezza pubblica, vi è l’obbligo giuridico di prendere i necessari provvedimenti per proteggere i terzi, il che implica il mantenimento di uno stato di sanità degli alberi che non comporti i rischi.
Nel caso di specie, il proprietario degli alberi aveva ed ha l’obbligo concreto di impedire i danni causati dagli alberi stessi a persone e cose e, se viene meno a quest’obbligo deve comunque risarcire i danni causati, qualora accertati.
Al fine di non piangere più i morti, è ora di smetterla di affidare compiti di responsabilità per la sicurezza delle persone e delle cose a individui che si sono rivelati e si rivelano solo burocrati, incapaci di proteggere terzi dal punto di vista della sicurezza.
E’ ora di smetterla di far pagare ai cittadini i danni causati (come nel caso in questione, il muretto divelto), per negligenza o per incapacità delle persone addette alla sicurezza pubblica.
Infine, si rende necessario precisare, per i non addetti ai lavori, che il taglio dei cipressi è stato effettuato al colletto, ossia fra il fusto e la radice, a livello del terreno e non “tagliati alla radice” come riporta erroneamente “l’ambientalista e membro della Consulta dell’Ambiente”, nell’articolo di Cassino-notizie.com, del 31 maggio 2020.
Cassino, lì 31/05/2020
prof. dott. agr. Brunetti Alberto