Caos e polemiche per “l’abbandono” del Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, durante l’inaugurazione dell’Anno Accademico. Sicuramente un gesto che non è passato inosservato, e che ha generato un ovvio malcontento in particolare tra i più giovani e tra gli studenti, il cui rappresentante stava per iniziare il suo intervento. Ma andiamo con ordine. Alla cerimonia erano previsti due ospiti d’eccezione, Francesco Rocca e il ministro Antonio Tajani. In virtù del calibro di questi ospiti erano state previste misure di controllo abbastanza serrate, e , di conseguenza limiti di presenza e accrediti per tutti i presenti. All’ultimo momento l’onorevole Tajani non ha potuto prendere parte alla cerimonia per impegni di lavoro e ha inviato un contributo. Presenti nell’Aula Magna con il Governatore Rocca tutti i rappresentanti politici del territorio, consiglieri provinciali, regionale, deputati. Da agenda era ben noto che Rocca avrebbe dovuto lasciare la cerimonia in anticipo avendo impegni già fissati alla Reno De Medici e alla Casa della Salute di Pontecorvo. Ben note le critiche vicende e le questioni riguardo la cartiere di Villa Santa Lucia dove oltre 300 famiglie vivono in apprensione da mesi. E d’obbligo la visita nella struttura sanitaria di Pontecorvo, punto di riferimento per l’intera area.
Insomma, chi ha organizzato sapeva che Rocca sarebbe dovuto andar via prima. E con lui l’immancabile codazzo di rappresentanti istituzionali che hanno fatto tappa con lui alla Reno De Medici e alla Casa della Salute. Il problema è stato che, rispetto agli anni precedenti dove di “papaveri” ne erano presenti di meno e non avevano altri impegni istituzionali, quest’anno queste condizioni hanno blindato l’intera Aula Magna. Assenti gli studenti in aula, ne erano presenti fuori, molti stranieri e qualcuno italiano che però non sono entrati perché privi di accrediti per le motivazioni sopracitate. Nonostante le insistenti richieste di alcuni di loro di poter entrare. Presenti numerosissimi rettori arrivati da altri atenei. A rimetterci sicuramente una parte di relatori tra cui il rappresentante degli studenti e Giuseppe Rossi che ha tenuto una lectio magistralis.
Sconcerto da parte degli studenti, sconcerto da parte di una parte del mondo della politica, sconcerto tra i presenti. Un abbandono che ha fatto scalpore. Tante le critiche, che in qualche modo non possono non essere condivise, se viene mostrata solo una parte dell’insieme. Ovvero che le altre tappe del Governatore Rocca erano dedicate a operai appesi a un filo e a una strutta sanitaria. Che questa agenda era nota fin da prima. Che spesso accade che gli esponenti politici di un certo calibro quando si recano su un territorio inseriscono diversi incontri con le realtà locali. Che forse sarebbe stato bene anche permettere agli studenti che erano rimasti fuori dall’aula martedì mattina di entrare e di assistere alla cerimonia.
Quando i più giovani dimenticano la storia. E con lei chi ha “dato” l’Università al territorio: Angelo Picano
E poi, c’è una cosa che forse ai più giovinotti, facili alla critica, sfugge. Bene indignarsi con chi lascia l’Aula Magna prima di uno o più interventi. Ma bisognerebbe anche storcere il muso quando in quella platea di posti assegnati a nessuno è venuto in mente di invitare e accreditare uno degli uomini che ha permesso all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale di esistere e di avere cerimonie di inaugurazione dell’Anno Accademico. Quel senatore Angelo Picano che tutti hanno dimenticato, non invitandolo a prendere parte all’evento.
Tratto da un’intervista che il senatore rilasciò ad Alessio Porcu: “Quello dell’università di Cassino è un discorso molto complesso di cui non è che solo uno può attribuirsi la paternità. Questo perché l’università, per essere creata, ha bisogno di una delibera del Consiglio dei Ministri, poi deve andare in parlamento e quindi ha bisogno dell’appoggio di senatori e deputati. Adesso vengo al dunque, ci sono gli enti locali che devono mettersi a disposizione per preparare il contorno, dalle strade alle strutture e così via. Io la mia parte l’ho fatta, perché a Cassino, come ben si sa, c’era una università privata fatta dalla signora Palmieri, che all’inizio degli anni 70 stava quasi per chiudere. Questo perché gli studenti davano esami che non erano riconosciuti. Siccome in quel momento era ministro della pubblica istruzione Riccardo Misasi, mio amico, gli dissi di istruire quella pratica e di verificare la possibilità di parificazione, che fu il primo passo. Quando tu hai già una facoltà poi è facile farne venire qualche altra, ma se non ce l’hai. La sconfitta di Frosinone fu questa. Poi ci demmo da fare perché a livello regionale si deliberasse per avere un’università monocentrica a Cassino, mentre tutto il gruppo della Democrazia Cristiana si schierò per avere un’università policentrica. L’unico che votò a favore di quella monocentrica fu l’onorevole Rodolfo Carelli, della mia corrente e quindi si fece un altro passo per arrivare ad un’ulteriore scelta. Poi venne la delibera del consiglio dei ministri con Giulio Andreotti, presidente del Consiglio, che portò la questione in parlamento con un rapido iter assieme alle altre università del Lazio, Viterbo e le romane e quindi si fece un pacchetto. Io intervenni, perché nel frattempo ero stato eletto deputato, per far avere i soldi per l’edilizia, fece arrivare 35 miliardi per le facoltà di giurisprudenza ed economia…” Il resto è storia.
Ecco quest’uomo qui, quello che in anni in cui ancora non esistevano telefoni, smartphone, social, streaming, haters, like aveva immaginato e ha lavorato per mettere una prima importante pietra per la costruzione dell’Università, è stato lasciato a casa, qualche chilometro più in là della Folcara. Quest’anno per la prima volta. Prima di indignarci con una parte specifica piuttosto che con un’altra e di usare i vari canali social per infuocare la polemica, insegniamo ai giovanotti e ai meno giovani a guardarsi alle spalle. E’ bene ricordare che quella sedia sotto al sederino che si trova nelle aule arriva da lontano, molto più lontano di certi nasi.
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