Il docente di Diritto dell’Università degli di Cassino e del Lazio Meridionale, Marco Plutino ha scritto una lettera al segretario nazionale del Partito Democratico, Enrico Letta. Una missiva nella quale ha annunciato che non rinnoverà la tessera del Pd. Ma dove ha anche denunciato che all’università di Cassino il figlio del governatore De Luca è diventato professore associato. Ecco la lettera completa.
Sospensione dell’attività
«Caro Segretario, caro Enrico Letta, ho deciso di non rinnovare la tessera del Partito Democratico e di sospendere da subito le mie attività di militante. Ho preso questa decisione, ieri, dopo un periodo di grande travaglio interiore, incrociando lo sguardo limpido di David Sassoli che ha occupato la mia bacheca per tutta la giornata. Pensando alla fermezza delle sue convinzioni, unite al suo garbo e disponibilità nei confronti del prossimo. Ho dato otto anni di impegno pubblico al Partito Democratico. Partecipando a centinaia di iniziative, senza ricoprire mai alcun ruolo.
Vivo però un contesto che da tempo interroga profondamente il senso di questo mio engagement. Negli ultimi giorni leggevo “Saggezza”, lo stimolante saggio di Michel Onfray: coraggio, lealtà, amicizia, rispetto per una sobria operosità e per la parola data, virtù “romane” nelle quali mi riconosco e alle quali ho sempre cercato di improntare il mio operato».
L’insediamento civile e politico
«Giorni nei quali il Presidente della Regione Campania, un alto dirigente del nostro partito, si è fatto beffe del Presidente del Consiglio, un uomo stimato in tutto il mondo e guida di un governo che hai riconosciuto “nostro”. Giorni in cui, sul piano personale, ho appreso che il figlio maggiore del Presidente della Campania ha preso servizio come Professore associato nell’università a cui ho dato i miei anni più belli e quasi tutto il mio tempo e la mia intelligenza negli ultimi ventuno anni: prima di me – che sono diventato ricercatore sette anni prima di lui, ho conseguito l’abilitazione in tornate precedenti e non mi sono mai risparmiato – e senza aver mai frequentato l’università, effettuato didattica, con un profilo scientifico che è finito all’attenzione della stampa.
La quale si è occupata, a più riprese, di tanti altri aspetti dell’insediamento politico e civile della famiglia De Luca al completo, che ho seguito con il più scrupoloso senso di garantismo. Mi vengono tuttavia in mente le considerazioni sistemiche fatte da Irene Tinagli, oggi vice segreteria del nostro partito, in un suo recente libro».
Etica pubblica
«Per me esistono questioni di etica pubblica che precedono ogni altra valutazione e costituiscono la mia stella polare. Se oggi la politica è tanto debole è perché non sa porre argini alle tendenze degenerative. Non sa più progettare in modo sistematico percorsi virtuosi. Non si occupa se non sporadicamente di selezionare. Per convenienza o quieto vivere si accetta ciò che non è accettabile. Mai nella storia d’Italia era accaduto che padre e figlio sedessero insieme nel parlamento in seduta comune che eleggerà il prossimo Capo dello Stato. Mai che ricoprissero insieme posti di notevole rilievo politico nell’organizzazione repubblicana (Presidente di regione e parlamentare), neanche con la famiglia Gava.
Mai nella storia di un partito strutturato come il nostro e nei suoi progenitori un parlamentare alla prima legislatura era divenuto vice-capogruppo senza alcuna pregressa esperienza non dico parlamentare, ma neanche politica. Mai si è visto un Presidente di Regione fare campagna elettorale contro il proprio partito, creare e alimentare partiti strutturati concorrenti, sostenere candidati antagonisti addirittura tramite un segretario regionale, come è avvenuto alle ultime elezioni di Benevento, o rallegrarsi del magro risultato del Partito democratico, come è avvenuto alle ultime elezioni napoletane»
Malcostume politico
«Un Presidente che invita i cittadini a non dare ascolto al governo e alle forze dell’ordine a dare ascolto alle proprie decisioni, e che impugna temerariamente provvedimenti del governo.
Qui siamo al malcostume politico. Al degrado. Ad un modo di fare politica ben diverso da quello che ho appreso negli anni della gioventù. E che purtroppo esprime in modo plastico la mancanza di attenzione che il partito da decenni riserva al Mezzogiorno e alla formazione e selezione delle sue classi dirigenti, lasciate a dinamiche autoreferenziali, che portano il consenso del partito molto sotto la media nazionale.
Senza affrontare in segreteria nazionale e come gruppo dirigente questi nodi con parole nette e decisioni risolute, mettendo da parte le convenienze e i calcoli, ci saranno sempre meno giovani (lo dico io, che non lo sono più) preparati, competenti e appassionati nel nostro partito. Non riesco più a tollerare questa mortificazione del senso autentico della militanza e dell’impegno. E non ho più voglia di rendermi corresponsabile, neanche mediante l’esercizio di una funzione critica, di un modo di fare politica e stare in società che non offre né lo stile né le risposte che la cittadinanza merita e attende.
Ti auguro buon lavoro e Ti saluto cordialmente,
Tuo
Marco Plutino
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