A seguito della pubblicazione del mio racconto sul ritrovamento di alcune rovine e di alcuni residuati bellici ho ricevuto tantissime telefonate e contatti di amici. (Leggi Respiro – Alla ricerca del Fortino perduto). Ma anche di concittadini che incuriositi mi hanno chiesto maggiori informazioni ed altri hanno saputo darmi indicazioni preziose per cercare di ricostruire la storia di quelle rovine o l’origine di quei particolari residuati bellici.
Cosa abbiamo scoperto…
Con molto piacere, cosa molto difficile in questi tempi sui social media, ho percepito uno spirito di collaborazione molto simile all’idea originaria di Facebook: la condivisione di studi ed opinioni.
Tra le tante persone con cui ho avuto modo di scambiare informazioni e nozioni di storia di tutti i tempi, ringrazio, in particolar modo Pino Valente dell’Ass.ne “Cassino MIA 1944” ed Emilio ed Alessandro Pistilli dell’Ass.ne “Studi Cassinati”.
L’ordigno bellico
A proposito di quegli strani oggetti cilindrici, a venirmi subito in aiuto, puntuale, è stato proprio Pino che mi ha sapientemente spiegato da dove derivassero e la loro funzione. Questi oggetti erano una carica fumogena a composizione di alcuni proiettili di artiglieria. (vedi foto) Un’altra domanda da me posta è stata relativa alla quantità rinvenuta, ovvero come mai erano concentrate in posti ben precisi.
La risposta è stata semplice e ci da ulteriori spunti di riflessione oltre che altri tasselli storici per poter ricostruire altri atti avvenuti durante gli scontri della Battaglia di Montecassino. Gli attacchi di artiglieria anticipavano le offensive alleate. A dimostrazione dell’offensiva che fu, proprio il ritrovamento della bomba a mano MK2 o ananas ritrovata in loco. Adesso sarà interessante capire bene quale offensiva abbia anticipato questo “fuoco di sbarramento”.
Le rovine, il Fortino n.25 ed il mistero del Monastero di Sant’Onofrio
Incrociando le informazioni frutto di alcune ricerche a “spuntar fuori” è una mappa. La stessa risalente alla seconda metà del 1800 e redatta da Gennaro De Marco professore di Storia Naturale nel Liceo di Montecassino. Una mappa molto dettagliata sulla quale vengono riportate diverse strutture e numerate. Da questo documento si evince anche la conformazione di quella che doveva essere la “difesa” dell’abbazia.
Sulla stessa sono riportati cinque fortini disposti in posizioni strategiche, come alture o a margine di “burroni”. La cosa che colpisce è che le strutture a base pentagonale formano proprio un pentagono.
Ad eccezione della Rocca Janula, una struttura ben più grossa che si erge su di una compagine rocciosa e quindi su quello che all’epoca era di fatto un vero e proprio avamposto. Confrontando la mia traccia Gps e la su citata mappa, la posizione pare coincida proprio col Fortino n.25. Ma il fatto che le mura rinvenute siano complesse e architettonicamente diverse apre la porta alla possibilità che le stesse possano appartenere a ciò che rimane del nn che nella mappa è riportato poco più sopra.
Il Fortino n. 25 passo di un’opera storica che cita:
Se ciò che fosse confermato quelle mura risalirebbero agli inizi del 1700, ma questa è una possibilità.
Ma il mio modo di pensare e di “dubitare” non fermerà qui le ricerche che a questo punto si riempiono anche di mistero e ciò innesca in me una fame di sapere profonda. Vi terrò aggiornati.
Sergio Giannitelli