Sulle ali del blu, a Cassino in centinaia scendono in piazza.

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Un’ottava edizione che ha visto crescere la partecipazione di bambini e adulti, tutti uniti. Inclusione, sorrisi, divertimento. Una mano tesa. Associazioni, amministratori, esponenti di tutte le realtà sociali della città e non solo. Arcobaleni, colori e grande festa. E’ bello vedere come stia crescendo questo coinvolgimento nel tempo, in otto anni tante cose sono cambiate. Tanti genitori si sono messi in campo, in prima fila. Voci si sono staccate dal coro, si sono fatte insistenti e hanno catturato l’attenzione. Mamme e papà che si sono sempre fatti in quattro per poter garantire ai figli il meglio, uomini e donne che spesso hanno combattuto nel silenzio e nella solitudine.

Davvero un ottimo risultato che lascia spazio alla speranza che le cose stiano cambiando, che possano realmente migliorare. E questo è alla base di un nuovo modo di vedere la vita. Si parla spesso di inclusione, di regole e di educazione civica. E’ fantastico vedere che chiunque, a prescindere dalla casacca politica, dalla propria realtà familiare e personale, super partes, scenda in piazza. E domenica a Cassino ha vinto l’arcobaleno, il cielo azzurro e il sole in alto a illuminare tutti i presenti.

L’inclusione non ha colori

Una giornata può fare la differenza? Dietro i colori e dietro i sorrisi c’è veramente quell’inclusione? Se così fosse Cassino sarebbe una delle città più virtuose del Paese. E questa è una speranza e un obiettivo che accomuna migliaia di persone. Vorrebbe dire istituzioni presenti tutto l’anno, con risposte chiare a livello sanitario, scolastico e quotidiano. Vorrebbe dire classi in cui i bimbi, e a volte anche quei genitori tronfi in marcia, non abbiano problemi con i compagni di classe con esigenze differenti. Vorrebbe dire studenti, di qualsiasi età, parte attiva nelle iniziative come viaggi d’istruzione senza dover vedere genitori avviarsi al seguito o essere costretti a rinunciare. Vorrebbe dire famiglie supportate nei percorsi di diagnosi, terapie, o anche solo a livello logistico. Vorrebbe dire insegnanti non considerati visionari solo perché realmente inclusivi.

E poi? Poi c’è un dopo, un dopo scuola, dopo i diciotto anni, dopo le giornate di festa. Ci sono realtà difficili da gestire, dove neanche lo Stato arriva. A queste famiglie, a questi genitori che oggi, domani, tra tre giorni si sveglieranno lo stesso con l’arcobaleno nel cuore servirebbe un cielo sempre azzurro. A queste mamme e a questi papà che ogni giorno si organizzano nei minimi dettagli per far quadrare tutto, che lavorano oltre il “lavoro” per organizzare manifestazioni, eventi, incontri e per portare sotto il cielo azzurro la realtà, anche quella più fastidiosa, non si dovrebbe strizzare l’occhio solo a momenti e per spot. A questi bambini che poi crescono e diventano adolescenti, uomini e donne non dovremmo solo consegnare un cappellino e un sorriso di circostanza. L’inclusione ha un costo, principalmente di cuore ed emotivo, ma anche civico e sicuramente economico. Offrire il meglio ai bimbi significa non dare un contenitore, seppur tinto dei colori dell’arcobaleno, significa offrire un contenuto. Un contenuto che racchiuda i colori della luce. Questo è ciò che la società dovrebbe fare, in marcia come domenica, tutti i giorni nelle piccole cose, nei contesti quotidiani tra banchi e corsie, tra corridoi e per le strade.

“Non siamo solo Noi a dover uscire dalla bolla, ma anche voi dovete cercare un pochino di entrarci”

Questo il pensiero Francesco che rubiamo e facciamo nostro, affinché quella bolla sia un luogo più grande, tanto da contenere forza e coraggio, sorrisi e abbracci, giustizia e rispetto. Serve una bolla davvero grande.

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