Il Cristo morto in processione tra tavoli e musica in una città alla ricerca di sé stessa

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Cassino, la città di tutto e niente, del troppo e dell’insufficiente. La città dei fedeli che amano apparire. La città degli atei che bestemmiano. E guai a toccare l’abbazia. La città dell’isola pedonale di 270 metri e delle file chilometriche nelle strade attigue. La città della differenziata e dei cumuli di immondizia e carrellati sparsi un po’ ovunque. La città di chi vuole la ciclabile ma non si muove senza auto, perché la bici sì, ma solo il fine settimana o ai cicloraduni che fa tanto fico. La città dei commercianti che odiano i commercianti, la città dei bar che non hanno mai spazio sufficiente. La città delle periferie dimenticate, la città dei quartieri che provano a farsi i fatti loro. La città di chi è venuto qui a cercare equilibrio, la città di chi è fuggito ma ha lasciato il cuore e le radici. La città dei cassinesi di serie A e cassinesi di serie B. Cassino, divisa tra San Benedetto e la Madonna dell’Assunta con un ghigno di San Germano chiuso nel cassetto. La città di chi vuole tutto e poi non ha nulla. Di chi sogna troppo e stringe poco. La città delle promesse e delle delusioni. Degli amici e dei nemici. Delle associazioni e dei singoli. Cassino, tra luci e ombre, tra distruzione e rinascita, tra ricordo e speranza, tra paura e desiderio. Cassino, la città che il venerdì santo vede sfilare la processione del Cristo Morto su un lastricato nuovo, con un simulacro di Gesù portato in corteo tra tavoli, ombrelloni, sedie e stufette. Mentre dai locali la musica accompagna le preghiere e le nenie in una scena che sembra uscita da un film girato nella Little Italy dal più classico dei registi americani. Cassino, la città ancorata a un’idea di sé stessa che non esiste ormai più da decenni e che non permette di andare avanti. Cassino, una città che o si ama o si odia, ma che non ti lascia mai indifferente. Cassino, una città che deve tornare a stare bene, senza “atteggiarsi” a capitale europea, perché è bella così come è.

Buona Pasqua Cassino, città delle contraddizioni. Buona Pasqua cassinesi, gente strana ma insostituibile.

*Foto di copertina Michele Di Lonardo

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