Il cuore di Rita diventa… maggiorenne. Nonostante l’indifferenza e il perbenismo

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Può un cuore diventare “maggiorenne” più tardi di chi da anni lo porta nel petto? Sicuramente. Perché il cuore di Rita è diventato maggiorenne: 18 anni fa un intervento importante, un’operazione che ha messo a dura prova non tanto il muscolo di una bambina piccola. Ma i cuori di tanti altri, dei genitori, della sorellina poco più grande. Dei nonni, degli zii. Degli amici. Dei medici che hanno hanno sfiorato la vita per portare cure, amore, sostegno. Degli infermieri che hanno medicato, sorriso. Per alcune ore, per giorni, tutti quei cuori hanno battuto all’unisono. Alcuni lo fanno ancora, giorno dopo giorno, da oltre 18 anni.

L’amor che move il sole e l’altre stelle

Come può un muscolo così piccolo dare forza a così tante anime? Non è una cosa che la scienza può spiegare, la scienza può riparare, controllare, curare. Ma la forza di quel battito non si può spiegare con una semplice diagnosi, con un taglio, una cucitura, un bisturi o un cerotto. Quello è un battito che muove il mondo, che permette di amare ed essere amato, di odiare, di essere triste e di ridere, di conoscere e di scoprire. E’ una forza immensa. Rita è ormai una giovane donna, ogni tanto tocca fare un pit stop per vedere se quel cuore regge alla vita, alle cattiverie e all’indifferenza. Ma lui è forte, e se ne fotte.

Un cromosoma in più e la sindrome… del buonismo a tutti i costi

Perché, dopo le feste, dopo le parole, dopo le passerelle e le frasi fatte, in questi diciotto anni e un po’ più altri cuori si sono “avvicinati” a quello di Rita. Cuori che non battono all’unisono, ma che se ne vanno un po’ per fatti propri. Cuori buoni a tutti i costi, cuori coperti da maschere, cuori indifferenti, cuori che sfruttano per sentirsi “migliori”. Perché Rita oltre ad avere un cuore speciale ha anche qualcos’altro in più, un cromosoma. E quel cromosoma che caratterizza le sue giornate, il suo modo di essere così diretta, senza filtri, pronta ad abbracciare e a mandare a quel paese è un motivo ghiotto per i perbenisti di turno di sentirsi eroi, generosi e inclusivi (al bisogno loro). La chiamano sindrome di down, forse dovrebbe chiamarsi sincerità estrema.

E Rita cresce, tra un piatto di spaghetti e una battuta ben assestata

Rita, con il suo sguardo profondo, il suo cromosoma in più, la sua sindrome di down e il carattere permaloso e tenace festeggia un cuore diventato maggiorenne. Diciotto anni nonostante tutto. Nonostante gli sguardi compassionevoli, le belle parole pronunciate davanti e le cattiverie sussurrate dietro, la voglia sbandierata di essere sua amica per poi non invitarla alle feste e alle uscite di gruppo. L’apparenza battuta dalla realtà, il contenitore vuoto perché il contenuto è falso, falso come tante, troppe persone. Certo ci sono i pensieri di mamma e papà, le scelte di una sorella maggiore e amorevole, le preoccupazioni. Ma Rita sogna, immagina, spera, progetta. Perché Rita è vita. Rita è viva. Rita va avanti, il suo cuore batte forte, con lui i cuori di chi la ama. Rita tiene botta e impara, giorno dopo giorno, a vivere e sopravvivere in questo strano, a volte ingiusto, ma variegato mondo. Senza mai rinunciare a un buon piatto di pasta!

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