Il vescovo Antonazzo scrive ai giovani. E parla di amicizia

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“Cari giovani, confrontarsi sul bisogno di amicizia non è perdere tempo, ma dare senso al tempo trascorso con gli altri. È utile riflettere sul tema dell’affettività, della passione d’amore, della relazione tra persone che si attraggono e si amano. Ma si può arrivare persino ad uccidere per amore? Non è facile imparare il corretto linguaggio dell’amore. E’ la forza più terribile e travolgente della vita umana, e resta difficile non lasciarsi travolgere da rapporti di forza e di paura, di supremazia e sottomissione. Cari giovani, scommettete su relazioni di lealtà e trasparenza, di stima e disponibilità, di ascolto e condivisione. Tenerezza e dolcezza, sensibilità e sentimento non siano percepiti come segni di debolezza che non si addicono a persone forti, ma siano caratteristiche proprie di una interiorità matura, equilibrata, evoluta, affidabile. È sciocca una mentalità che vede ancora nella forza, nell’affermazione e nel successo il principio fondante della propria identità (cfr. Avvenire, 24 novembre 2023, p.10). Cari giovani, ognuno di voi in sé e per sé è un valore che si misura con la capacità di amare e lasciarsi amare. È questo che fa la vostra irripetibile e preziosa identità. Non lasciatevi rubare la vostra unicità: è il dono più bello tra amici veri. Vi ringrazio per la vostra lettura, e vi assicuro la mia sincera amicizia”.

31 gennaio 2024 Festa di san Giovanni Bosco

Gerardo Antonazzo

Le testimonianze

Caro amico, ti scrivo … e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò. La conosci questa canzone di Lucio Dalla? Beh, forse non sarà al pari del rap o della trap di oggi, ma ti consiglio di ascoltarla… E poi, che ne dici di continuare il nostro dialogo come tra amici? Già, amicizia! Parola magica, tanto cercata ma anche molto abusata, parola-trappola quando si vuole profittare di altre persone per raggirarle o soggiogarle, fino a offendere la loro dignità. Con una superficiale disinvoltura il marchio originale dell’amicizia viene strapazzato da contraffazioni che deturpano la sua unicità. Per rendere robusta l’esperienza dell’amicizia dobbiamo interpretarla con il verbo che le sta più a cuore: “amare”. Amico è chi sa amare, l’amicizia onesta è linfa vitale quando genera relazioni forti. S

DIMMI COSA VUOL DIRE “TI AMO”

Il tema dell’amicizia è presente nella letteratura mondiale di tutti i tempi. Diamo voce a coloro che hanno fatto dell’amicizia un grande ideale, una condivisibile scelta di vita. Ho pensato di presentarti degli amici, veri compagni di avventura, che con il loro pensiero hanno segnato egregiamente questo territorio da cui ognuno di voi proviene. Sono persone che, per quanto lontane nel tempo, hanno respirato i profumi delle nostre campagne, hanno goduto della bellezza delle montagne, hanno conosciuto le strade di paesi e contrade, hanno stretto legami di amicizia, hanno sperimentato l’amarezza dei tradimenti. Ti assicuro che ti aiuteranno a trovare le risposte giuste a molte domande e dubbi.

Cosa vuol dire “ti amo”?

Cicerone-Arpino. Ha dedicato coraggiosamente al tema dell’amicizia un intero trattato, il De amicitia. E proprio riguardo a questo Cicerone dice: “Ecco perché l’amicizia è superiore alla parentela: dalla parentela può venir meno l’affetto, dall’amicizia no”. Per Cicerone l’amicizia deve essere fine a se stessa: non possono esserci logiche o sotterfugi legati al dare o al ricevere. Scrive: “L’amicizia non è niente altro che un accordo su tutte le cose divine ed umane, con benevolenza ed affetto; di esse certo non so se, eccettuata la sapienza, sia stato dato nulla di meglio all’uomo da parte degli dei immortali”.

San Benedetto-Montecassino. Per san Benedetto la bellezza della vera amicizia si può sperimentare innanzitutto nella capacità di imparare a stare con se stessi: “Benedetto tornò al luogo della sua diletta solitudine e abitò solo con se stesso sotto lo sguardo di Colui che dall’alto scruta” (Gregorio Magno, Dialoghi, II,3,5). Habitare secum significa abitare il proprio corpo per essere totalmente presenti a se stessi, ritrovare la propria identità profonda nel silenzio che nulla esclude e rifiuta di se stessi. Secondo san Benedetto, è questa la condizione essenziale per aprirsi alla vera amicizia con gli altri, soprattutto nella forma di una costruttiva conversazione. La vera amicizia si esprime nella capacità di dialogare, per rendersi onore reciprocamente invece di insultarsi. Nella comunità monastica l’amicizia è fondamentale per vivere una vita fraterna, entrare nel cammino della propria esistenza e formarsi alla vita pienamente vissuta.

S. Tommaso • d’Aquino. S. Tommaso scrive che l’amicizia consiste essenzialmente in un amore con cui rapportarsi ad altri come a se stessi: “L’amore col quale uno ama se stesso è forma e radice dell’amicizia: abbiamo infatti amicizia per gli altri in quanto ci comportiamo con loro come verso noi stessi” (II-II, q. 24, a. 4). L’amicizia è inclinazione affettiva reciproca, che nasce da una perfetta conformità di sentire e dalla conseguente disponibilità reciproca di svelare anche gli aspetti più nascosti della propria personalità. Ci sono compagni che conducono alia rovina, ma anche amici più affezionati di un fratello. L’amico è colui che non abbandona la persona amata neppure nel disastro più completo. Secondo san Tommaso d’Aquino l’amicizia si basa essenzialmente sulla comunione e sulla condivisione: “È proprio della natura dell’amicizia che non sia impercettibile; altrimenti non sarebbe amicizia, ma semplicemente buona volontà. Per un’amicizia vera e salda gli amici hanno bisogno di amore reciproco”

(Commento al Vangelo di Giovanni).

Severino Gazzelloni • Roccasecca. Confida il suo bisogno di amici, soprattutto il suo bisogno di amicizia con Dio. Ecco le sue confidenze con le quali racconta di una cerchia di amici molto particolari: “Io credo in Dio, prego Dio. Ogni sera non mi addormento mai senza aver prima rivolto il pensiero a Dio. Prego tutti i giorni Gesù e la Madonna. Ho un protettore potente: Padre Pio. Prego non solo Dio, ma anche i santi. Prima di tutto, san Tommaso d’Aquino, che è un mio compaesano. Poi prego Papa Giovanni. Lo conobbi, suonai per lui la Suite in si minore di Bach. Il Papa ascoltò rapito. Era incantato dal mio flauto e volle accarezzarlo. Il mio modo di far musica, di vivere, il mio buonumore, il desiderio di rendermi utile, di aiutare gli altri, soprattutto i giovani, tutto nasce proprio da queste convinzioni che ho sempre tenute nel mio animo”. (dal Dialogo con Renzo Allegri).

Cosa ti colpisce di più di queste quattro testimonianze?

Chi trova un amico … … trova un tesoro

La Bibbia è il libro dell’amicizia. È l’album fotografico, il diario spirituale dell’amicizia; ma è anche una Parola necessaria per imparare a costruire e ad apprezzare rapporti di amicizia che spargono profumo di vita. Se l’amicizia diventa un inganno, si fa veleno mortifero. Ecco come ne parla un uomo saggio (indicato nella Bibbia come Siracide): “Se vuoi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito di lui. C’è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura. C’è anche l’amico che si cambia in nemico e scoprirà i vostri litigi a tuo disonore. C’è l’amico compagno di tavola, ma non resiste nel giorno della tua sventura. Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele non c’è prezzo, non c’è misura per il suo valore. Un amico fedele è medicina che dà vita” (cfr. 6,7-16). In queste parole c’è qualcosa che non ti convince?

L’amicizia più grande. In base a quale criterio scegli le tue amicizie?

Le parole di Gesù sul valore dell’amicizia le troviamo sparse in tutte le pagine dei vangeli. Ascoltiamolo perché insegna: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Non vi chiamo più servi ma vi ho chiamato amici” (cfr. Gv 15,12-15). La vetta dell’amicizia che Gesù propone con il suo esempio di vita è tutta in queste straordinarie parole: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (Gv 15,13).

Ti piace la proposta di Gesù come tuo amico? Ti senti suo amico? Lo sai che anche oggi esistono persone che consacrano la loro vita alla sua amicizia?

San Paolo compone un vero elogio dell’amicizia: “La carità (amore gratuito) è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine” (cfr. 1 Cor 13, 5-8). Sembra dirti: se un tuo amico soffre, tu soffri con lui, ma se gioisce tu fai altrettanto. L’amico quindi non può provare invidia in una tua fortuna. Due amici non possono essere in collera reciprocamente, in quanto la collera deriva per lo più da favori non fatti: un amico non deve chiedere nulla altro, come non deve fare niente che possa metterlo in difficoltà, essendo sicuro di non generare rancore. Le espressioni di san Paolo diventano attualissime nelle parole che Gino, padre di Giulia Cecchettin, ha pronunciato nella drammatica immediatezza del ritrovamento del corpo della figlia Giulia, di fronte a una circostanza tragica: “L’amore vero non umilia, non delude, non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L’amore vero non urla, non picchia, non uccide”.

L’AMICIZIA PIÙ GRANDE

L’agorà era la piazza centrale della polis greca, dove si svolgevano le più importanti attività quotidiane, crocevia di relazioni di ogni genere. Di piazze, tu ne sai più di me… Quali sono le “piazze” dove scambiare rapporti di amicizia? Tra le agorà più importanti nelle quali trascorriamo diverse ore della nostra giornata, mi piace immaginare la famiglia, la scuola, e soprattutto i social. Sono tre agorà dove apprendere il valore dell’amicizia; dove imparare a riconoscere l’altro per se stesso o imporsi sull’altro, dove farsi apprezzare per quello che si è oppure nascondersi dietro l’angolo, dove accogliere chiunque e rispettarlo nella sua dignità inviolabile oppure scartarlo con l’algoritmo dei pregiudizi. Di alcune “piazze dell’amicizia” ci parlano tre testimoni di cui potete fidarvi.

Papa Francesco

“Fine di ogni rete è mettere in connessione le persone, rendendole consapevoli di appartenere a qualcosa di più grande di loro. È questo di fatto lo scopo dichiarato di molte piattaforme mediatiche, ed è certamente molto il bene prodotto attraverso questi mezzi di comunicazione. Al tempo stesso, però, è necessario essere vigilanti, perché purtroppo, in questi canali comunicativi, si possono pure incontrare pratiche disumanizzanti di matrice tecnocratica, come la diffusione deliberata di notizie false, le fake news, il fomentare atteggiamenti di odio e divisione, per non parlare del favorire falsi sensi di appartenenza, specie tra i giovani, che possono portare all’isolamento e alla solitudine. Questo uso distorto dell’incontro virtuale può essere superato solo da una cultura dell’incontro autentico, che implica un appello radicale al rispetto e all’ascolto reciproco, pure nei confronti di chi ha opinioni fortemente divergenti dalle proprie”. (26 agosto 2023).

Sergio Mattarella “Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, dominio, malinteso orgoglio. L’amore – quello vero – è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità. Penso anche alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete. Penso alla violenza che qualche gruppo di giovani sembra coltivare, talvolta come espressione di rabbia. Penso al risentimento che cresce nelle periferie. Frutto, spesso, dell’indifferenza; e del senso di abbandono. Penso alla pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali praticare forme di aggressività. Anche attraverso le accuse più gravi e infondate. Spesso, travolgendo il confine che separa il vero dal falso”.

Gino Cecchettin.

L’agorà della famiglia. “A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro.

L’agorà della scuola “La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti”.

L’agorà dei social “Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto… Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti”.

Quali insegnamenti possiamo apprendere da questi tre testimoni?

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