Cassino, sale l’attesa per la Pasquetta Epifania

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I nonni raccontano che l’unica interruzione risale agli anni terribili della seconda guerra mondiale. Dal 1946, anno della ripresa, la Pasquetta Epifania non si è mai fermata. Neanche durante la pandemia quando si è svolta in modalità diverse. Venerdì 5 gennaio la Pasquetta, la tradizione tanto cara ai cassinati, tornerà ad animare la città con un programma rinnovato. Di fatto la manifestazione aprirà le celebrazioni per l’80simo della distruzione della città e dell’abbazia. La giornata del 5 gennaio è inserita nel programma celebrativo del Comitato costituitosi per ricordare quanto avvenne sul territorio cassinate tra il settembre del ’43 a maggio del ’44. Si inizia il pomeriggio alle 15.00 nella parrocchia di San Giovanni a Cassino. Qui i musicisti della banda don Bosco Città di Cassino diretti dal M° Marcello Bruni e i cantori dell’associazione ‘Vecchia Cassino A.P.S.’ si esibiranno prima di salire in Abbazia dove, nel Chiostro del Bramante, alla presenza dell’abate dom Luca Fallica, canteranno l’inno melodioso che successivamente inonderà ogni angolo della città Martire. Il gruppo, riconoscibile da lunghe mantelle e cappelli, alle 17.00 si fermerà per la prima volta all’interno dell’antica dimora medievale della Rocca Janula. Ad attendere i musicisti e i cantori ci sarà il sindaco Enzo Salera. “Siamo orgogliosi di poterci esibire in un luogo intriso della nostra storia in una cornice che non ha eguali. La sosta alla Rocca si inserisce nelle celebrazioni del Comitato celebrativo dell’80esimo” hanno sottolineato all’unisono il presidente dell’associazione Antonio Marzocchella e il presidente del Comitato organizzatore Roberto Lillo. Il viaggio notturno continuerà nei vari quartieri della città: dal rione Colosseo al centro della città; da piazza Diamare alla vecchia Cassino passando in via Abruzzi nei pressi del Platano secolare. “L’edizione del 2024 – concludono Marzocchella e Lillo – è dedicata al popolo cassinese. Ai giovani, bambini, uomini, alle donne che si rifugiarono alla fine del 1943 tra le mura dell’abbazia in cerca di salvezza. E a tutti coloro che furono costretti ad abbandonare le proprie case, la propria terra sconvolta dai bombardamenti”.

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