Cassino, troppi desideri per una Stella(ntis) cadente

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Erano gli anni ’70, il mondo all’ombra dell’abbazia stava per cambiare, e molti neanche lo sapevano. In pochi, pochissimi, immaginavano quello che sarebbe successo. Ma nei piani dei “piani alti”, scusate il gioco di parole, il quadro era ben chiaro. Più che vederlo si poteva “sentire”, e il futuro, in quei lontani anni ’70, rombava, rombava forte. Erano gli anni di Piombo per il Paese, ma nella vallata del Cassinate si respirava ancora un’aria di fieno ed erba tagliata, di pane cotto al forno a legna. Ancora molti erano intenti a “curare” le ferite della guerra. Solo pochi anni prima, nel ’62, veniva inaugurato il casello autostradale. Il futuro arrivava a bordo di quattro ruote. Arrivava sgommando.

Fiat Ritmo nello stabilimento di Cassino

Nel 1972 nasceva lo stabilimento Fiat a Piedimonte, cresciuto negli anni fino a raggiungere gli attuali due milioni di metri quadrati, di cui 400.000 coperti. Prima vettura prodotta la 126, una macchina che ha segnato la storia economica e sociale d’Italia.

1971-Iniziava-la-costruzione-delle-Stabilimento-Fiat-di-Cassino-Piedimonte-San-Germano

E poi dopo la Fiat Ritmo, con le sue indimenticabili maniglie rotonde, a cui seguirà la Regata, presente sullo sfondo di milioni di fotografie ingiallite delle famiglie italiane. Poi la Fiat Tipo, un must degli anni ’80 e ’90, la Tempra, la Brava e la Bravo. Negli ultimi anni dallo stabilimento sono uscite vetture come la Stilo, la Croma, l’Alfa Romeo Giulietta.

In questi decenni la fabbrica ha disegnato la società dell’intero territorio, delineandone l’economia. Intere famiglie sono cresciute “nello stabilimento”, coppie che si sono conosciute sulle linee di produzione, tra i tavoli della mensa. Un posto in fabbrica era un posto sicuro, una garanzia. E attorno allo stabilimento sono fiorite altre aziende, altre fabbriche, gruppi di lavoratori esterni a servizio dell’immensa struttura. Impossibile non aver avuto un familiare al lavoro in fabbrica. Era un segno di prosperità, di sicurezza. Pian piano le campagne si sono svuotate, la fabbrica andava alla grande. Avere tra i panni stesi ad asciugare la tuta della Fiat era un punto di merito, di vanto. E in tanti si sono laureati proprio grazie al lavoro dei genitori in quell’enorme stabilimento.

Linee di montaggio Fiat 131 Familiare – Stabilimento Fiat Cassino (Piedimonte San Germano)

Poi la crisi si è fatta sempre più spazio, le certezze sono diventate sempre meno, i dubbi sono aumentati. I piazzali si sono riempiti di macchine. Gli ordini sono diminuiti. Le motivazioni e le cause si sono andate ad accavallare, il risultato però sempre lo stesso. Sono aumentati i giorni di cassa integrazione. Più di qualcuno è andato in pensione, ma non tutti sono stati sostituiti. I tempi cambiano si sa, e così anche la gestione del lavoro nelle fabbriche. Sono arrivati i robot, i reparti automatizzati, le piattaforme.

1972.Stabilimento Fiat di Cassino – linee di montaggio Fiat 126

Poi qualche luce, una scintilla, nel buio. Assunzioni buttate qua e là, con giovani in fila per l’agognata firma. Il fuoco negli occhi. Ragazzi arrivati da tutta la provincia e da fuori regione, per seguire “le orme di papà”. E quei padri alle spalle, con gli sguardi torvi, consapevoli. Lì, felici ma non troppo, che spingevano i loro “pargoli” verso altri lidi, verso l’università. Perché dietro quegli occhi neri e bui c’erano molto di più che la saggezza e la vecchiaia. C’era molto di più che una sensazione. C’era una pesante consapevolezza. Ma come dirlo a un giovane così entusiasta.

1989.Stabilimento-Fiat-Cassino-robot-Comau

Gli elicotteri all’alba che portavano i “vertici”, Marchionne. Tante le promesse, le vetture di altissimo profilo. Il guscio dorato, gli operai in fibrillazione con piccoli e meno piccoli gruppi di manifestanti lungo lo stradone che costeggia lo stabilimento. Poi la fusione con i francesi. Eh, i francesi. La storia tra italiani e francesi è fin troppo nota. L’elettrico, i mercati esteri. La paura sempre più profonda, profonda proprio come gli sguardi di quei padri che qualche anno fa accompagnavano i figli a mettere quella firma sotto il contratto.

1972-ca.-Cassino-plant-assembly-line-Fiat-126.

E poi la speranza all’osso, le parole ormai prive di contenuto. Le promesse che sanno di acqua di pioggia, che arriva in quantità ma scivola via nel tombino. Le palazzine in vendita. L’indotto non più in ginocchio, ma ormai prono. Il futuro incerto. I tentativi di riconversione, la green economy, i ragazzi che tornano alla terra, gli immensi campi di lavanda. Quegli appelli della politica dei giorni nostri che non sono arrivati più in là del giardino di casa. A volte neanche fuori dalle porte delle stanze in cui si sono tenute le discussioni, i confronti. Interventi studiati ad hoc e al bisogno per riempire qualche pagina di giornale, qualche servizio al tg o qualche profilo social. Tavoli tecnici e tattici che hanno portato e riportato sempre allo stesso punto. E la domanda di un intero territorio abituato a puntare sulla fabbrica, su quell’automotive, quella parola così all’avanguardia che in definitiva in molto pochi hanno davvero compreso, “Che ne sarà di noi?”. Cantava Vasco Rossi “Ormai è tardi, Non si torna comunque sia. E quanta nostalgia. Ormai è tardi. E la vita continua a correr via”.

1989.-Stabilimento-Cassino-Fiat-Tipo.-Piedimonte-San-Germano

E oggi è arrivato il tempo, anzi siamo tutti in ritardo, per pensare di andare avanti, per essere pronti a guardare avanti. Per pensarci diversi, differenti. Per guardare a questo territorio e immaginare qualcosa di nuovo e diverso, per i ragazzi che ci vivono, per i bambini che stanno crescendo e per quelli che ancora devono venire. Mai nessuno cancellerà quelle foto ingiallite, nessuno porterà via i ricordi, il passato di una intera comunità. Ma non è possibile far diventare quel passato una zavorra per il futuro. Ci sono colpe, responsabilità? Sicuramente. Ma il senno di poi oggi sarebbe come avere lungimiranza sul passato. Un primo passo potrebbe essere interpretare in maniera corretta e più veritiera i dati di produzione e di vendita, quello che dovrebbe essere e quello che è veramente. Altrimenti il territorio continuerà a guardare questa Stella(ntis) cadente. Ma, onestamente, non basterà esprimere un desiderio per tornare a brillare.

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