Da Cassino al Togo, il grande cuore della dottoressa Romanelli

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C’è una donna, una madre, una moglie, una nonna che ogni anno spicca il volo per raggiungere l’Africa. Una professionista che mette davanti a tutto la dedizione, l’impegno e tutto l’amore che c’è per portare sostegno, cure e medicinali in un posto che per molti ricorda solo il nome di una nota tipologia di biscotti. Un posto che però esiste, un luogo in cui vivono uomini, donne e bimbi, tanti bimbi. Persone, non biscotti. La dottoressa Stefania Romanelli parte con il sorriso e la consapevolezza che, nonostante tutto, il tempo, l’impegno, le medicine non basteranno. Servirebbe di più, molto di più.

Nei suoi viaggi si alternano colleghi, più o meno giovani, alle prime esperienze o con anni di ambulatori alle spalle. Per ognuno il viaggio in Togo con l’associazione Aviat diventa un’esperienza che cambia la vita, il modo di vedere le cose. Si incontrano sguardi, occhi nei quali si leggono sentimenti, paure, speranze, amore, anche gioia, così come dolore. Si annusano profumi e odori strani, unici. I colori riempiono i panorami, gli occhi.

Ma c’è tanto da fare, non bastano quei pochi giorni all’anno. Non basta tutto l’amore che la dottoressa Romanelli “chiude” in valigia. Non basta l’entusiasmo del personale sanitario che la accompagna di viaggio in viaggio. Serve di più.

Fin troppo spesso dalle nostre comode poltrone, scrivanie, scriviamo e mostriamo solidarietà a chi ha bisogno. Ci indigniamo quando vediamo al telegiornale servizi sugli sbarchi, volti di madri devastate per la perdita dei figli, bambini anche molto piccoli morire a pochi metri dalle rive delle nostre spiagge. E allora c’è modo di fare qualcosa? Oltre a scrivere, indignarsi, pubblicare meme rubati qua e là, per poi andare a consumare l’ennesimo aperitivo davanti al solito bar. Si, c’è sempre un modo per fare la differenza.

E’ inutile negarlo, servono soldi, serve sostegno economico per acquistare medicinali. Non servono bustoni di abiti usati dai nostri pargoli o quaderni scintillanti, giocattoli rotti e “sapientemente” riposti in scatoline. Pacchi che spesso più che un dono sono un modo per svuotare le nostre case e appagare la coscienza. Servono vaccini, antibiotici, cerotti, bende. Servono pannolini, latte per i più piccoli. Serve tanto.

Noi, dal canto nostro, possiamo solo decidere di “offrire” un aperitivo ai nostri amici del Togo. Per noi sarà uno spritz in meno, un gin tonic risparmiato o un tagliere non consumato. Anche rinunciare a una pizza o una serata al fast food. Per questo tutti possiamo fare il nostro “viaggio” e la nostra parte inviando una offerta ad Aviat, che saprà farne il miglior uso. Possiamo farlo sempre dalla comoda poltrona o da dietro il pc, alla tastiera che usiamo per scrivere post illuminati e commenti da grillo parlante. Un comico famoso diceva, Basta poco, che c’ vò?

Per avere ulteriori info: Aviat – Associazione Volontari Italiani Amici del Togo

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