Montecassino accoglie Dom Luca Fallica con una solenne celebrazione

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È giunto a compimento il percorso di Dom Antonio Luca Fallica, iniziato il 9 gennaio scorso con la nomina da parte di Papa Francesco ad Abate territoriale di Montecassino. Sabato 13 maggio 2023 la Basilica Cattedrale ha accolto circa 600 persone riunite per assistere alla Benedizione abbaziale dell’abate Luca.

L’Abate Presidente della Confederazione sublacense-cassinese, Guillermo Arboleda Tamayo, l’Abate Primate, Gregory Polan, oltre 30 abati e abbadesse provenienti da monasteri italiani e stranieri con i loro monaci e le loro monache, il Nunzio apostolico mons. Emil Paul Tscherrig, i rappresentanti del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e per le Società di vita apostolica, alcuni Vescovi appartenenti alla CEL e di altre Diocesi storicamente vicine all’Abbazia, i sacerdoti delle parrocchie di Cassino e molte suore. Presenti il Prefetto di Frosinone S.E. Ernesto Liguori, il sindaco di Cassino e delle Città di Norcia e Subiaco unite nel nome di San Benedetto, oltre alle autorità militari della città e della provincia, tanti amici della Comunità monastica da sempre vicini al monastero e molti fedeli.

Il monito del Cardinale De Donatis

Chiaro il monito del Cardinale Angelo De Donatis, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma, che ha presieduto Celebrazione con la Liturgia della Benedizione abbaziale: “La Regola di Benedetto è chiarissima e sempre attuale nell’indicarti, come tu ben sai, i compiti e le responsabilità di colui che è chiamato a “tenere il posto di Cristo” davanti ai suoi fratelli. Responsabilità così gravi da “far tremar le vene e i polsi”, se le si accoglie veramente, tanto da suscitare in chiunque un giusto timore, quello di dover rendere conto al Signore non solo di sé stesso, ma anche di tutti coloro che gli sono affidati”. Montecassino ha ufficialmente una nuova guida con il 193esimo successore di San Benedetto.

Un grande impegno per il nuovo abate

“In questi primi mesi della mia presenza a Montecassino ho molto pensato a quando, ormai circa 1500 anni fa, san Benedetto vi è giunto, nel suo esodo da Subiaco. San Gregorio Magno racconta che quando san Benedetto giunge su questo monte, demolisce i culti idolatrici in onore di Apollo, e costruisce un oratorio dedicato a san Martino e poi, proprio qui dove stiamo celebrando, edifica la cappella di san Giovanni Battista, nella quale verrà sepolto insieme a sua sorella Scolastica.

Ho riflettuto su questa immagine che i Dialoghi di san Gregorio ci consegnano perché mi aiuta a comprendere come anche oggi la lotta contro l’idolatria, contro i tanti idoli che minacciano la nostra fede, continui a essere un impegno al cuore della vita monastica, e del suo desiderio di essere, come san Benedetto ci sollecita a fare, un’autentica via di ricerca del volto di Dio. Ed è altrettanto significativo che san Benedetto affidi questa ricerca alla protezione e all’intercessione di san Martino e di san Giovanni Battista. San Martino è colui che vive nella completa dedizione di sé, dal mantello offerto al povero fino alla disponibilità, come racconta Sulpicio Severo, di non recusare la fatica, pur nella debolezza di una morte imminente, per essere di utilità al popolo affidatogli da Dio. E san Giovanni è colui che indica il Signore, e ci aiuta a riconoscere la sua presenza in mezzo a noi, attraverso una via di diminuzione, di discesa. È lui che deve crescere mentre io devo diminuire, così testimonia nel Quarto Vangelo. È una logica che si pone agli antipodi delle logiche idolatriche, che ci portano invece a chiuderci nella ricerca del proprio utile e dell’affermazione di sé”.

La strada “indicata” da San Benedetto

“E questa è la via della ricerca del vero Dio che san Benedetto propone a noi monaci e attraverso la nostra testimonianza a ogni vero cercatore di Dio: una via che si attua non anteponendo nulla all’amore di Cristo, che è l’amore di chi vive come san Martino nel dono di sé, e a farlo attraverso una via di discesa, come quella percorsa dal Battista, qual è la scala dell’umiltà, che attraverso i suoi gradini ci conduce proprio in quell’amore perfetto che scaccia ogni paura”.

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