Cassino, sentenza Fiotech: quando la memoria è corta

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Era il lontano 26 gennaio 2015 quando con la determinazione della Regione Lazio numero 476 veniva autorizzata la realizzazione di un impianto per lo stoccaggio e il trattamento di rifiuti sanitari pericolosi, a rischio infettivo e non infettivo, e non pericolosi a Cassino: Fiotech srl!
Era assessore all’ambiente Riccardo Consales e ai tributi e bilancio Enzo Salera, Francesco Carlino Presidente del Consiglio Comunale e Rosario Iemma consigliere comunale.
Oggi tutti presenti in conferenza stampa gioiscono, ma in quel periodo nemmeno si preoccuparono di far partecipare alle conferenze di servizio i propri tecnici e di accertare che lo facesse l’area tecnica.

L’arrivo dell’amministrazione D’Alessandro

Quando comincia la realizzazione dell’impianto nel 2017 l’allora sindaco Carlo Maria D’Alessandro viene investito della questione dagli abitanti di via Cerro, soprattutto la battagliera Anna Galdiero, che abita a 10 metri dall’impianto e che non si è mai arresa.
Si susseguono da parte del sindaco D’Alessandro sopralluoghi, studi, convocazione delle parti, che culminano con la nota protocollo 63553 del 31 ottobre 2018 redatta proprio dal sindaco D’Alessandro, con allegata apposita relazione tecnica, e riportata correttamente in sentenza da parte del Tar come elemento cardine per revocare l’autorizzazione.
La Regione Lazio, vista la nota del comune del 2018, decide di revocare la propria determinazione 2015 con un atto ufficiale del 15 aprile 2019 ovvero poco dopo la caduta dell’amministrazione che aveva fortemente voluto evoluto la revoca di quella autorizzazione.
D’Alessandro lo aveva promesso, negli incontri che aveva fatto a via Cerro con tutti gli abitanti, che non avrebbe mai consentito l’apertura dell’impianto.

Una dichiarazione del tempo

Nella nota dell’allora sindaco D’Alessandro si legge che contrariamente a quanto affermato nella relazione dalla Fiotech “nel raggio di metri 500 ci sono numerose abitazioni ed esattamente 52 … nel raggio di 500 metri si riscontra una densità di nuclei familiari stabilmente residenti maggiore della media provinciale e nazionale, … nel raggio di 2 km sono presenti sette strutture ricettive turistico alberghiere nonché la sede della Polizia Stradale della protezione civile e di una scuola secondaria superiore ovvero l’istituto San Benedetto”.
Oggi l’attuale sindaco decide di Indire una conferenza stampa sapendo di aver fatto parte dell’amministrazione che quella autorizzazione aveva fatto di tutto per non contrastarla.
Ed il TAR lo evidenzia in un passaggio specifico quando dice che le contestazioni effettuate dal Comune, che aveva partecipato all’iter autorizzativo, sono arrivate solo il 31 ottobre del 2018 alla direzione regionale che altro non poteva fare che revocare l’autorizzazione ambientale.

Dal Comune possono comunque dire che si sono costituiti in giudizio di fronte al TAR; cos’altro potevano fare visto che la Regione aveva revocato l’autorizzazione ed era la principale destinataria del ricorso?
Abbiamo contattato l’ex sindaco D’Alessandro il quale in maniera lapidaria ci ha detto che “il 14 marzo con la sentenza del Tar ha vinto la città di Cassino, ma soprattutto gli abitanti di via Cerro e anche forse chi come me ha fatto di tutto perché ciò accadesse”.
Mala storia potrebbe non essersi conclusa così.

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