“Houston, Tranquillity base here. The Eagle is landed”. Con queste parole asciutte, Neil Armstrong, alle 22.17 (ora italiana) di una calda notte di luglio di 53 anni fa annunciava al mondo l’evento epocale dello sbarco dell’Uomo sulla Luna. La leggenda delle missioni Apollo era iniziata pochi anni prima; e in quei pochi anni -sette per la precisione- si era consumata una corsa sfrenata.
Abbiamo deciso di andare sulla luna
Kennedy, lanciando il programma che doveva portare gli astronauti sulla Luna, aveva detto: “Abbiamo deciso di andare sulla Luna. Abbiamo deciso di andare sulla Luna questo decennio e di fare altre cose, non perché siano semplici, ma perché sono difficili, perché questo obiettivo ci permetterà di organizzare e di mettere alla prova il meglio delle nostre energie e capacità, perché questa è una sfida che vogliamo accettare, non abbiamo intenzione di rimandarla e abbiamo intenzione di vincerla, così come le altre”. Un obiettivo da guerra fredda, naturalmente, ma che nascondeva un balzo gigantesco per l’Umanità, per usare le parole di Armstrong al momento di scendere l’ultimo gradino della scaletta del Modulo Lunare.
L’unica notte
Quella fu l’unica notte forse in cui l’Umanità fu davvero espressione di una sola volontà e di un solo sentimento. Pensiamoci un attimo: 384.000 Km, un atterraggio difficile e guidato a mano, un razzo fatto di valvole e transistor e alto 110 metri (l’oggetto più grande mai costruito dall’uomo!), un viaggio di 4 giorni per andare e altrettanti per tornare, ammarando nel Pacifico. Ci rendiamo conto, oggi, della grandezza, dell’immensità di quell’impresa? Aldrin che, guardando la superficie lunare, la descrive come “MAgnificent desolation”. Armstrong che effettua contemporaneamente il salto più breve e più lungo di tutti i tempi. Collins (nato a Roma!) che per diverse ore diventava l’essere umano più solo e più isolato di tutti i tempi quando con il modulo di comando orbitante passava dietro la Luna senza poter comunicare via radio con nessuno, sono probabilmente gli ultimi eroi da decenni a questa parte. Ancora più eroici perché non hanno compiuto gesta di guerra, ma atti di progresso e di coraggio.
Una missione mai tentata prima
Era una missione mai tentata prima, chi non avrebbe avuto paura? Era più del viaggio di Colombo; più del giro del mondo di Magellano: era una cosa fuori dalla Terra. Il pianeta che ci tiene al sicuro e che ci piace chiamare “casa”. Ancora oggi guardiamo con stupore alle incredibili fotografie ANALOGICHE che sono state scattate lassù. E davanti alla desolazione terribilmente affascinante dei panorami lunari, abbiamo la possibilità -anzi, il dovere- di fermarci a riflettere sulla bellezza del nostro pianeta e su quello che dobbiamo fare.
Da ultimo, è bello ricordare e meditare su quanto scritto sulla targa che l’Apollo 11 ha lasciato sul nostro satellite: “Qui uomini del pianeta Terra hanno posto piede per la prima volta nel Luglio del 1969. Siamo venuti in pace in nome di tutta l’Umanità”. Sarebbe magnifico, specialmente oggi, ritrovare quello spirito e quella volontà. Spirito e volontà di uomini, non di supereroi.
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