Foto © Antonio Nardelli. Il giorno dopo. Oggi è la giornata delle reazioni, quelle a mente fredda. Ma come si può avere mente fredda? La decisione annunciata ieri ha sconvolto l’intero Paese. Serena è morta, questa è l’unica certezza. La diciottenne uscita di casa una giornata di inizio estate è morta ma non si sa chi sia stato. Assolti gli imputati, ognuno per i propri capi d’imputazione. Ieri dopo la lettura della decisione si è scatenato il caos. Prima in aula e poi in piazza. (Leggi Omicidio Mollicone: tutti assolti).
Quella tappa al bar che, forse, poteva essere evitata
All’uscita del tribunale c’erano molte persone che si erano ritrovate per sapere. Quando, poco dopo la lettura della decisione dell’assoluzione, gli imputati sono usciti, si sono sollevati cori di proteste e di indignazione. Perché, in quel clima così teso, hanno deciso di attraversare la piazza per andare al bar? Non che sia vietato, certo. Ma forse, considerata la situazione, sarebbe stato più facile per tutti salire in auto e allontanarsi. Quel caffè poteva, forse, essere preso lontano dal Palazzo di Giustizia.
Due “tribunali”
E’ chiaro che la decisione presa non sia stata accettata dalla maggior parte o quasi totalità, dell’opinione pubblica. Ma chi sono i veri giudici? Sicuramente chi ha le competenze per fare questo mestiere. Ma nel tempo il processo per l’omicidio di Serena Mollicone è diventato mediatico. Serena è entrata in tutte le case. Il volto di Guglielmo familiare, così come la decisa pacatezza di Maria Tuzi. E allora, come spesso accade, il tribunale dell’opinione pubblica ha seguito il suo percorso. E il fatto che la vittima fosse una diciottenne e che per oltre 20 anni la sua morte non avesse trovato responsabili, ha rafforzato posizioni e convinzioni.
Solo Serena sa
Ed ecco l’unica grande certezza. Solo Serena potrebbe dirci cosa sia realmente accaduto. Lei e il suo assassino. Perché sicuramente non è stata lei a ferirsi, a coprirsi il volto e a lasciarmi morire in un bosco. Guglielmo non c’è più. In tanti hanno immaginato cosa avrebbe provato ieri. Sicuramente un grande dolore, ma sarebbe andato avanti. Perché Guglielmo era un papà, e loro vanno avanti sempre, davanti a tutto e tutti.
La rabbia della gente
Nessuno è arrabbiato perché voleva giustizia per sé. Ma tutti la volevano per Serena Mollicone. Volevano un colpevole. Un nome. Una condanna. Questa reazione è piuttosto normale. Così, a distanza di 21 anni, non c’è nulla. La gente ha la sensazione che nulla sia stato fatto nel modo corretto e a rimetterci sia stata, ancora una volta, solo lei. Pagine social si sono riempite di migliaia di messaggi e commenti. Non solo in provincia, in tutta Italia. Davvero tutti si sono sentiti parte della famiglia di Serena. Ma anche di Santino.
Le motivazioni
Novanta giorni per depositare le motivazioni. Prove non sufficienti a inchiodare gli imputati, per altri il fatto non sussiste. Sale l’attesa per i legali e per tutti gli attori di questa vicenda giudiziaria di sapere quali siano i motivi per la decisione presa. Motivazioni che saranno sicuramente oggetto di ulteriori passaggi, di nuovi servizi giornalistici e di approfondimento. Quello di Serena Mollicone resta, per ora, un “cold case”.
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