Mollicone, ”A uccidere Serena fu Marco”

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Sono trascorsi 21 anni. In mezzo ci sono stati errori, vita, morte, parole, accuse, difese. Ventuno anni sono tanti o potrebbero essere un soffio. Per tutto il territorio e poi per tutto il Paese Serena Mollicone è diventata parte della vita di tutti. Oggi nell’aula del tribunale di Cassino il pm ha affermato nel corso della requisitoria, come riportato dall’Ansa: ”L’autore dell’omicidio di Serena Mollicone è Marco Mottola”.

Una storia lunga più di due decenni

Ognuno si è fatto un’idea, ascoltando stralci del processo, leggendo articoli. Era il primo giugno de 2001 quando Serena, allora diciottenne, una ragazza con tutta la vita davanti, è uscita di casa per non farvi più ritorno. Il padre Guglielmo l’ha attesa, per ore, giorni, anni. Anche quando qualche giorno dopo la ragazza è stata trovata senza vita, il padre non si è mai arreso. Neanche quando durante il funerale della figlia è stato prelevato dai militari e portato via. Guglielmo ha combattuto come solo un padre sa fare, con tenacia, senza mai fare un passo indietro. I giorni passavano e lui era sempre lì, all ricerca della verità. Quando la salma di Serena è stata riesumata per ulteriori analisi sarebbe stato difficile per ogni genitore, Guglielmo si è affidato alla scienza e ha poi seppellito la figlia, di nuovo.

Il grande cuore di Guglielmo

Un papà con la “P” maiuscola che ha resistito fino all’ultimo, quando il suo grande cuore non ce l’ha fatta più, poco prima che iniziasse questo processo. Ha raggiunto la figlia il 31 maggio 2020, dopo diversi mesi di ricovero. Dopo 19 anni ha raggiunto la sua bimba, alla legge degli uomini ha lasciato la sentenza terrena. Impossibile non vedere il suo volto quando si parla della storia di questa diciottenne. Una ragazza come tante, che aveva passioni, amicizie, sicuramente amori. Perché forse, negli anni, è stato dimenticato che Serena non era altro che un’adolescente. E Guglielmo era semplicemente il suo papà.

Tanti volti, molte storie. Una vicenda che ha lasciato parecchie ferite

Ma in questa storia ci sono anche altri protagonisti. La figlia del brigadiere Santino Tuzi, Maria. Ora una donna, una madre. Ha visto la figura del padre essere messa in discussione fin troppe volte. Ha combattuto e continua a farlo per far valere la sua verità. Il gesto del padre nasconde tanto, troppo. Il vuoto lasciato dalla sua morte non è stato mai colmato, come sarebbe possibile? La gioia di vedere suo padre diventare nonno e vivere i piccoli momenti della quotidianità. Una morte che negli anni è rimasta avvolta nel mistero e nei dubbi. E ora, che il processo volge al termine, ognuno dirà la sua, accusa e difesa.

Le battute finali

La parola passa al pm e agli avvocati per le discussioni finali. Poi spetterà ai giudici mettere la parola fine. Almeno in questa fase.  Anni in cui si sono succeduti i protagonisti di uno degli episodi di cronaca che hanno maggiormente coinvolto l’opinione pubblica nel Belpaese. I nomi di Marco Mottola, del padre Franco, ex comandante della caserma di Arce e della mamma Annamaria, del luogotenente Vincenzo Quatrale e dell’appuntato Francesco Suprano hanno riempito ore di dibattito in aula e di cronache nazionali. Sono state ascoltate oltre 130 testimonianze su 240 testi citati, ore e ore di udienze, numerose perizie e fiumi di parole. Trasmissioni, servizi, inchieste giornalistiche.

Una vita nella vita

Sembra lontanissimo quel 2001, un’estate iniziata come tante, sicuramente meno afosa di questa. Una ragazza che aveva tutta la vita davanti, sogni, desideri. Chissà cosa sarebbe successo se quel giorno Serena avesse deciso di restare a casa. Un attimo a volte può cambiare migliaia di vite. In questi oltre venti anni tante vite nuove si sono affacciate al mondo. Una vita nella vita. Serena è rimasta così, nella bellezza dei suoi 18 anni, con i capelli sciolti. E’ lì, la possiamo vedere di spalle mentre si allontana da casa, nel sole di inizio giugno, per iniziare una giornata come tante. Una giornata che non avrà mai fine.

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