Perché il nucleare in Italia fa tanta paura?

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A causa dell’esponenziale aumento delle utenze di luce e gas, mai come oggi ci si rende conto che il nostro paese debba fare qualche passo verso l’indipendenza energetica. Mediamente ogni anno l’Italia importa tra il 10 e il 25% dell’energia da paesi esteri, su tutti Francia e Svizzera. Ma se il nostro suolo non eccelle per riserve di combustibile fossile né di gas, l’alternativa migliore in termini di produzione è l’utilizzo delle fonti rinnovabili, su tutte il nucleare.

Perché fa tanta paura?

Ma perché il nucleare in Italia fa tanta paura? Uno dei motivi principali è senz’altro la disinformazione sulla questione. Innanzitutto occorre precisare che le centrali attualmente attive in tutto il mondo ricavano energia dalla fissione nucleare, ossia dalla divisione di nuclei di atomi (generalmente uranio) che durante tale processo producono un’enorme quantità di energia. Ma quali sono i rischi legati a tutto ciò? Fondamentalmente sono due.

Rischio 1

Il primo è senz’altro lo smaltimento di scorie radioattive. Ma non sempre è una questione così intoccabile come appare. I rifiuti nucleari sono senz’altro uno dei prodotti più dannosi che l’industria possa produrre. Se non trattati. Ad oggi circa l’80% delle scorie nucleari è di breve durata, ossia a basso livello di residui radioattivi. Molti paesi dell’unione europea, tra cui la stessa Italia, lavorano ormai da almeno un decennio in un’organizzazione denominata ERDO, per la ricerca e lo sviluppo dei depositi radioattivi. Rispetto a 30 anni fa la ricerca in tale campo ha fatto passi da gigante, per cui lo stoccaggio di tali scorie, seppur rappresenti una criticità del processo, non è più un problema se attuata in maniera opportuna.

Rischio 2

Il secondo è la possibilità di incidenti. La gravità di un incidente nucleare è sancito dalla scala INES che stabilisce 7 livelli di pericolosità. Nella storia sapete quanti disastri sono successi col massimo livello di pericolosità? Due: Chernobyl e Fukushima. Sapete quanti ne sono successi con livello 6 di pericolosità? Uno: Kystym. E questi sono gli unici due livelli della scala che sanciscono gravi conseguenze locali ed un importante rilascio su larga scala di sostanze nocive. Per intenderci, le conseguenze di questi disastri sono state avvertite anche in Italia, ossia a migliaia e migliaia di kilometri di distanza da quei siti. E ad oggi speriamo che un eventuale incidente, magari in Francia, Slovenia o Svizzera non possa raggiungerci? I restanti 5 livelli della scala INES, in particolare dal 4 in giù, indicano invece degli incidenti, o meglio dei guasti, con conseguenze locali e dunque strettamente connesse all’impianto e ad una ristretta zona ad esso circostante.

Un’energia rinnovabile

Il problema del nucleare non sta nel nucleare in sé, ma nella paura che esso comporta. Senza un’adeguata informazione quando si pensa al nucleare si pensa alle bombe, si pensa alle scorie, alla radioattività, quasi mai si pensa alle quantità spropositate di energia rinnovabile che questo permette di ottenere. Nel 2022 la tecnologia è avanzatissima e permette di minimizzare tutti questi aspetti negativi, rendendo di fatti l’energia nucleare una delle più pulite, produttive, e rinnovabili che si possano avere.

Contributo di Luca Di Mambro – Laureando in Ingegneria Industriale

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