Il thermos di Ferragosto e …la canzone del sole

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E anche quest’anno è arrivato Ferragosto. Un tempo giornata di famiglia, amici, comitiva. Ci si iniziava a preparare già dai primi del mese, ognuno aveva il suo ruolo, frittate di pasta, con cipolle, con patate. Peperoni arrostiti, parmigiana, pasta al forno. Quintali di formaggi e salsiccia e pagnotte di pane avvolte nei canovacci di stoffa. E il frigo termico rigido pieno di salsicce con peperoncino e finocchietto, bistecche e arrosticini. Immancabili però i thermos giganti con vino di casa, avevano il bottoncino per versare il contenuto. Si partiva in direzione montagna, alla ricerca del fresco.

Lo zio con la Lancia Thema

Una cinquantina di persone con quelle macchine cariche, c’era lo zio con la Lancia Thema, la zia con la Ritmo dalle indimenticabili maniglie tonde, qualcuno aveva la Renault o la Duna, si accodavano Pandarelle e Fiat Uno tre porte color tabacco. Colori assurdi in cui il più sobrio era il rosso, una colonna di auto cariche come se si dovesse andare in guerra, anche la griglia ma non la carbonella, i legnetti erano il compito dei piccoli. Tutti erano felici, anche le cognate che non si sopportavano, perché scattava la competizione sui manicaretti e alla fine si finiva sempre a pancia piena e tutti soddisfatti.

Il mangianastri ma senza aria condizionata

Il gruppo dei cugini poi, dai 2 ai 18 anni tutti insieme a giocare. Si partiva e c’era il “mangianastri” in auto, altro che connessioni e aria condizionata, ci si incastrava tra un borsone e l’altro con Lucio Battisti a manetta. “E l’immensità si apre intorno a noi, al di là del limite degli occhi tuoi…”.

Si arrivava in posti assurdi a Ferragosto che solo pochi conoscevano, sicuramente nei pressi di un boschetto, con vasti prati e l’immancabile ruscello in cui immergere i cocomeri e la bagnarola con le bottiglie di acqua e bevande varie. C’erano tecniche serie per creare gli incastri perfetti in acqua e i padri rivelavano i loro segreti solo dopo i 14 anni. In quelle occasioni i bambini davano fondo a vino rosso con aranciata, con acqua minerale, vino bianco nel succo di frutta. Un disastro, ma tanto divertente. C’era poi il cugino con la chitarra che si lanciava in qualche brano di Vasco, ma si finiva sempre con Battisti. “Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi, le tue calzette rosse, e l’innocenza sulle gote tue, due arance ancor più rosse“.

La canzone del sole – Lucio Battisti

Il pallone, la corda e le carte

I bambini alla ricerca del panino con la cioccolata e le crostate a regola d’arte, qualche maga aveva anche il thermos con la crema pasticcera e le amarene e il tiramisù. Da quelle macchine usciva di tutto, anche quei due tre litri di caffè freddo. Ci si avviava con tute acetate e qualche cambio, il kit d’emergenza era alcol etilico e pezzette di cotone, perché ci si faceva male, ma si continuava a giocare. Il pallone, la corda e le carte per tornei improbabili di scopa, briscola e rubamazzo in cui nonno imbrogliava sempre. Qualcuno cacciava il limoncello e la Citrosodina e il Brioschi, perché dopo aver mangiato anche i tronchi ai “grandi” veniva il mal di stomaco.

I vestiti che si …passavano

Ci si divertiva, eccome a Ferragosto. Senza telefoni, senza rete o wi-fi. Si facevano le foto, i più giovanotti avevano la macchinetta usa e getta e le foto poi si vedevano solo mesi dopo a Natale. Si indossavano zoccoletti di legno e negli scatti restavano le stesse maglie e pantaloni, cambiavano solo i cugini dentro…perché i vestiti si “passavano”. Le ore trascorrevano, c’era sempre qualcosa da fare “Prendila così, non possiamo farne un dramma. Conoscevi già, hai detto, i problemi miei di donna”…Si cantava, si cantava sempre, tutti conoscevano le parole. Poi c’era la radio, grande, grigia, quel suono ovattato…che si scaricava ogni due ore e tutti a litigare: chi doveva prendere i torcioni??

Non sarà un’avventura

A Ferragosto, poi si parlava, di politica, di sport, di economia, di Sanremo. “Non sarà un’avventura, questo amore è fatto solo di poesia, tu sei mia, tu sei mia, fino a quando gli occhi miei avran luce per guardare gli occhi tuoi…Innamoratoooo“. C’era il tempo per dormire su quelle immense coperte a scacchi, o su quelle dure che pizzicavano portate dal servizio di leva. Una giornata che sembrava non finire mai, tanta era stata l’attesa. Ci si divertiva davvero a stare insieme, le famiglie erano enormi, si litigava e si discuteva, ma ci si ritrovava sempre. Poi si faceva pomeriggio, verso le sette pian piano coperte, thermos ormai vuoti, borse iniziavano a ritrovare posto nella auto, al ritorno si viaggiava più leggeri e comodi e soprattutto stanchissimi.

A casa doccia ai bambini subito che il più delle volte crollavano stremati prima delle dieci, mentre le lavatrici andavano a mille giri e mamma e papà rimettevano tutto a posto. Non si lasciavano plastica, buste o rifiuti in montagna perché teglie, ciotole, posate e bicchieri erano lavabili. Il bicchiere telescopico era un must, i piatti rigidi di plastica tornavano nei sacchetti nel mobile della cucina. Insomma, ferragosto: “Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi, emozioni”.

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