Ed è già il giardino delle… polemiche

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Si è tenuta ieri in serata sulla piattaforma online Zoom la riunione della Consulta per i diritti delle persone con disabilità.

Nell’incontro voluto dalla Presidente del consiglio comunale Barbara Di Rollo ed avallato dalla dottoressa Tubaro e l’assessore di riferimento Luigi Maccaro la consulta è stata messa a conoscenza del progetto già deliberato ed approvato relativo alla realizzazione di un Giardino Sensoriale all’interno del Parco Baden Powell.

Un progetto speciale?

Senza entrare nel merito di come possano ancora oggigiorno esser dati incarichi ad personam con scopi dubbi considerando anche le competenze del soggetto assegnatario. Come oggi vengano valutati e presi in considerazione i progetti posti in regione non è cosa chiara a molti. Sta di fatto che la Regione Lazio, spesso e volentieri, elargisce denaro pubblico per alcune iniziative, anche meritevoli, che però difficilmente vengono contestualizzate nelle varie realtà locali. Un disinteresse che quando si sposa con l’inappropriatezza dei politicanti del nostro territorio alla meglio regala cose inutili, alla peggio “ecomostri” e “buchi neri”.

Per questo progetto sono stati messi a disposizione 45mila euro, non tantissimi per essere un finanziamento pubblico, ma tanti per qualsiasi cittadino, per fare cosa?

Il giardino Sensoriale

Un giardino sensoriale è un’area verde progettata e realizzata per stimolare tutti i 5 sensi, che diventano i protagonisti assoluti per scoprire il mondo della natura diventando parte integrante di essa. Un luogo ben capace di far migliorare il benessere psico-fisico attraverso le sue grandi doti rilassanti.

La consulta …on line

Come su anticipato, il dibattito si è svolto sulla piattaforma Zoom, modalità che ormai è diventata una realtà causa questa pandemia. L’incontro aperto dalla presidente Di Rollo ha messo in evidenza sin da subito le criticità di un progetto senza ne capo ne coda, buttato lì giusto per giustificarne l’obolo della regione.

Il nostro parco che molti decantano, dove per cambiare una lampadina e quindi illuminare i giochi dei bimbi, ci sono voluti mesi e dove da anni alcuni giochi giacciono rotti con il rischio che i pargoli si possano far male, avrà il suo giardino “Zen”! Dove non è stato precisato visto che anche le zone cementate sono già occupate dalle “casette” e dai “servizi” del parco. Considerando che per fare un’opera del genere saranno previste delle aiuole probabilmente in cemento (alla peggio) o cmq delle strutture a supporto, attuare il progetto significherà anche togliere spazio a qualche area verde del parco.

Ed è subito bagarre…

A sollevare sin da subito perplessità in merito gli esponenti di alcune Associazioni. Il progetto presentato già approvato e definito non ha lasciato la possibilità di una cooperazione con i rappresentanti della consulta. Ad oggi è impossibile realizzare un’opera ex novo senza tener conto delle leggi a supporto dell’abbattimento delle barriere architettoniche, quindi senza tener conto delle problematiche dei nostri concittadini disabili. 

La risposta della presidentessa Di Rollo alle critiche poste in essere: «il giardino è destinato alla comunità», non fa che mettere in evidenza la totale incomprensione del ruolo che si ricopre. Come a dire che i disabili non facciano parte della comunità. Ma le problematiche non finiscono qui, a venir fuori anche un altro annosa criticità quella dell’assenza totale di regolamenti opportuni da applicare nei parchi. Come ad esempio la promiscuità con i nostri amici cani che però, a causa di padroni a volte incivili, spargono le proprie deiezioni e rischiano di imbrattare le ruote delle carrozzine dei disabili.

Aria di dissociazione

Inoltre, l’atteggiamento manifestato ha preso velocemente le sembianze di un atto propagandistico col fine di strumentalizzare l’organo della consulta qualora in futuro qualche cittadino possa manifestare a favore dell’inutilità di tale opera.

Al momento si respira un clima teso, in gran parte derivante da quell’incolmabile divario creatosi tra politica e comunità, che a volte si cerca di colmare con il denaro pubblico, ma che se non si rifonderanno le basi per un nuovo stato sociale rimarrà tale. Non si esclude che nei prossimi giorni alcune associazioni si potrebbero dissociare dal progetto.

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