Voti e pagelle a simpatia ma stiamo sempre in mezzo ad una via.

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Scolasticamente parlando, siamo arrivati alla fine del I quadrimestre. Questo è il periodo dell’anno in cui, anche in piena era-Covid19, iniziano i disagi e le preoccupazioni di tremebondi studenti. I docenti (talvolta, specialmente nei decenni passati, con sottile piacere) riassumono le performance degli allievi in voti. Una volta i Presidi (oggi si chiamano più o meno “Dirigenti scolastici”) entravano con cupo cipiglio in tutte le aule dell’istituto. E dopo che la loro sola presenza faceva scattare in piedi, in automatico, una venticinquina abbondante di alunni, si mettevano a sciorinare i nomi della classe, nel particolare appello che vedeva ben esposti -perché recitati dall’inflessibile Preside con alta e alata voce- pregi e difetti di ogni singolo studente, immortalati nella temutissima pagella.

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La pagella settimanale

Gli scapaccioni (metaforici) per gli alunni i quei giorni lontani cominciavano già in classe, con le reprimende pubbliche e poco garbate davanti ai “4” e ai “5” che risuonavano nelle aule. Se succedesse oggi, il povero Dirigente sarebbe costretto a impegnare la propria pensione futura per difendersi in Tribunale, per aver osato divulgare “dati personali”.

Per fortuna che c’è chi la pagella la legge tutte le settimane, e di rado si arrabbia nonostante tutto. Pensiamo ai calciatori, che, segnando magari una tripletta di quelle storiche, al massimo arrivano all’ “8”. La mania dei voti, condita dai giudizi, ha preso la mano (anzi, le mani) di più di un notista politico locale. Il sacro fuoco del voto, giustificato da giudizi articolati, o della segnalazione di un flop ha prodotto una curiosa divaricazione: chi è al governo della Città (e, quando capita, della Regione) prende voti altissimi anche per il solo fatto di aver recitato bene la preghierina della sera prima.

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Voti a simpatia ma sempre in mezzo ad una via

Chi è all’opposizione si può essere fatto il cosiddetto sudando per settimane intere, ma difficilmente supera il buon, vecchio «Bravo, 7+». Insomma, quelli che comandano hanno “classe”; quelli che inseguono… boh? Il punto è che 9, 10, 4, 2, 11 e lode è facile metterli a simpatia, ma restiamo sempre in mezzo a una via… Eppure se si leggono i nomi dei più bravi della classe (cioè, meglio, dell’istituto: anzi, dell’amministrazione comunale, per esempio) si nota che sono proprio coloro che frequentano la stanza dei bottoni. Allora, come mai le cose a Cassino vanno male, se la Città o più in generale provincia e regione sono guidate da fuoriclasse politici di questa portata?

Un mistero in più da aggiungere ai misteri dolorosi… Noi invece faremo così: anziché parlare di flop, parleremo di flip (rovesciando, come in inglese, le classifiche) e di flap (perché, come nell’automobilismo, c’è chi ha bisogno di sostegno per migliorare l’aderenza). Poi vediamo cosa ne esce fuori. D’altra parte, è un gioco: giusto?

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