«Le periferie costituiscono il punto di maggiore debolezza all’interno delle nostre città: mancano di una struttura urbanistica solida, sono fragili nella rete viaria e soprattutto carenti di servizi». Lo ha detto l’attivista della Lega, Antonio Maraone.
«Se nei centri storici, – ha spiegato – non solo quelli italiani, si respira un clima comune e riconoscibile, dato dalla dimensione delle strade, dall’altezza degli edifici, dalla densità abitativa, al contrario nelle periferie, anche quelle all’interno della stessa città, si vivono condizioni molto meno accoglienti. Perché le periferie diventino parti integrate di un sistema urbano definito devono assicurare pertanto il raggiungimento di un livello di vivibilità che permetta agli abitanti di riconoscersi “cittadini”, sentirsi dotati di quei servizi che rendono possibili, se non addirittura facili, la vita associata, l’accesso alle strutture primarie e gli spostamenti sia interni che verso le altre parti della città».
Caro Sindaco…
«Caro Sindaco – ha detto ancora Maraone – oltre alle promesse c’è la realtà. Ad oggi le zone non coperte da rete adsl (per non parlare di fibra ottica) da rete metano e da una rete fognaria sono sempre le solite. Abbandonate da un mondo di promesse politiche. Aggiungiamo a voi però un ulteriore merito. Oltre a queste problematiche avete lasciato queste zone prive di manutenzione ordinaria.
Se non possiamo attribuire alla gente la responsabilità di rendere abitabile un ambiente di per sé disumano, allora a chi possiamo fare affidamento per risolvere il problema delle periferie?»
La speranza è ultima a morire
«A me è sempre piaciuta l’idea di poter cambiare il mondo semplicemente riprogettandolo. E che per ogni errore commesso in passato c’è sempre una soluzione, – ha concluso Maraone – una nuova opportunità per migliorare le cose. Si tratta solo di decidere se continuare a lasciar scivolare la realtà delle periferie nell’oblio e nel subconscio, oppure dare una possibilità a questi spazi e alla gente che ci vive ormai da anni di migliorarsi e cambiare. D’altronde, la speranza è l’ultima a morire».