Disastri ambientali, Cassino su “Striscia” e Rai 3

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In questi giorni il cassinate è stato nuovamente oggetto di interesse da parte di alcuni media nazionali per quanto concerne i disastri ambientali sul territorio.
Striscia La Notizia (Mediaset) e RAI 3 si sono interessati di nostri “guai” ambientali spesso sottovalutati dalla politica locale. Una situazione, quella del nostro territorio, compromessa dove i rischi per i nostri concittadini sono tangibili.

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Tra roghi e discariche abusive

Roghi tossici, discariche abusive, rifiuti tossici interrati, fiumi distrutti, impianti abusivi. Questi sono i risultati di una gestione politica del nostro territorio inesistente, impalpabile se non sui social. Il tutto aggravato dall’accertamento, da parte della prefettura, di numerose infiltrazioni “mafiose” nel nostro territorio.
Negli anni, i vari nuclei ambientalisti locali hanno portato avanti battaglie. Anzi delle vere lotte, contro questi abusi. Situazioni come il “Nocione”, lo “Spineto”, la storia dei rifiuti tossici interrati, ma anche tutte le vicissitudini relative alla costruzione dello sbarramento sul Fiume Rapido. Tali criticità sono state oggetto di numerose denunce ed indagini.

I “nostri” ambientalisti, classificati più volte dai nostri politicanti come “allarmisti e inventori”, sono stati costretti ad esporsi personalmente e quindi a denunciare per conto proprio i fautori di questi abusi.

La discarica ancora a cielo aperto a Nocione

Rai 3 e Striscia

Mentre Striscia la Notizia si sta occupando di un servizio relativo al pascolo abusivo nelle aree contaminate ed interdette, nonché alle vicende delle carcasse di animali rinvenute in alcuni pozzi in zona Nocione, Rai 3 ha dedicato un servizio del TGR andato già in onda nella serata sui problemi del nostro fiume Rapido e del nostro territorio.

Alcuni giorni fa lungo tutto il corso del torrente, sono iniziati i lavori di “bonifica”. Soprattutto di pulizia degli argini. Questi lavori atti a prevenire eventuali esondazioni fluviali in caso di eventi atmosferici copiosi, cosa non rara negli ultimi anni, hanno riguardato la rimozione dagli argini fluviali della vegetazione che con il proprio volume di fatto rallentava lo scorrimento delle acque.

Una delle inondazioni del fiume Rapido

I lavori sul rapido

Quindi, le sponde del Rapido sono state private di siepi ed alberi pericolanti. Un intervento dovuto che non ha interessato l’alveo fluviale almeno per l’area a valle del ponte delle “Sferracavalli”.
Ben diverso è stato quando si è trattato di intervenire nella zona dove è presente lo sbarramento della Centralina SER, dove gli escavatori hanno messo mano anche al letto del fiume. Sin da subito è stato allertato il Nucleo Forestale dei Carabinieri che prontamente è intervenuto. Inoltre, l’area oggetto dei lavori risultava anche posta sotto sequestro cautelativo in quanto vi erano stati trovati rifiuti chimici.

La centralina SER

In passato la centrale stessa è stata oggetto di diverse vicissitudini legali. Quello sbarramento di fatto ha causato la morte di uno dei tratti indiscutibilmente più bello del corso d’acqua. La captazione dell’acqua, poi reimmessa diversi chilometri a valle, ha ridotto quel tratto di fiume in una “piscola”. Come anche il vecchio corso del Rapido, quello del carcere per intenderci. Riducendo quello che è stato per anni uno dei fiumi più ricchi di salmonidi del centro Italia in un malandato rigagnolo. E dando la possibilità agli altri problemi ambientali che lo attanagliano di prendere il sopravvento.

I lavoro sugli argini del fiume Rapido

Non si muove una foglia: La situazione reale

Ciò che si evince dal servizio di Rai 3 è lo stato completo di abbandono in cui versa il nostro fiume ma anche tutto il nostro territorio. Una situazione grave, che i politici stanno sottovalutando. Mentre i disastri ambientali di Nocione e lo Spineto sono “bloccati” e nessuno riesce ad avviarne la bonifica, nelle campagne limitrofe si consumano abusi ambientali di tutti i generi. Ultimamente sono stati stanziati anche alcuni fondi che purtroppo non daranno la possibilità di bonificare queste aree, mettendo ancora più distanza tra la politica ed il cittadino. Una politica che non da risposte e vede ancora “l’ambiente” come uno spot propagandistico e non la base su cui tessere e garantire la salute pubblica.

Acqua, aria e terra siamo questo. Da noi tutto ciò è inquinato, la crisi relativa alla pandemia COVID che ci ha colpito dovrebbe averci fatto capire che senza “la salute” tutto diventa relativo ed insignificante. Ci possiamo salvare dal virus, ma dobbiamo salvarci anche dai tantissimi disastri ambientali e dai mali che da anni subdolamente uccidono i nostri cari. Siamo anche noi “terra dei fuochi”.

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