Covid a tutta birra? Pronti per l’evento del secolo.

3 MIN

Nell’era COVID-19 si apprende con estrema tristezza, avendo noi un’anima rocker, della cancellazione di tantissimi concerti ed altrettanti eventi, siano essi nazionali, internazionali ma anche locali. Una scelta che, soprattutto agli appassionati di musica, lascia l’amaro in bocca. Tale scelta non è di certo una negazione bensì una presa di coscienza della situazione anomala generata da questo maledetto virus.

Per aver contezza dell’attuale situazione relativa agli eventi nel nostro globo, basta visitare un qualsiasi sito web di prevendite. Semplicemente impressionante. Un interminabile lista di eventi annullati o posticipati a data da destinarsi. Quello che lascia basiti è anche il sol pensiero del danno economico ai danni di chi si occupa dell’organizzazione di questi e di tutto il mondo che ci ruota intorno. Ma in un altro pianeta, di un’altra galassia, a circa 5 anni luce dalla nostra terra, c’è una piccola città. Anzi un paesone, governato da persone rivoluzionarie, che attuano sempre la “scelta giusta”. E soprattutto sprezzanti di qualsiasi pericolo, possa essere anche quello procurato da una pandemia mondiale.

L’evento del secolo

In questa piccola città, dove per testare le potenzialità virali del Covid-19, si effettuano dei veri e propri esperimenti. Il primo messo in atto è denominato “il mercato in miezz a via” dove persone e indumenti si mischiano senza apparenti regole. Mentre il secondo esperimento, notizia fresca di poche ore, è l’ok allo svolgimento della “festa della birra”, Un evento ormai giunto al suo 30° anniversario. Essendo l’unico evento, o uno dei pochi che si terranno nel globo verrà di fatto ricordato come l’evento del secolo!

La location

In molti si chiederanno ma come è possibile? Ma a questa domanda non vi è risposta. Mentre c’è chi si chiede: “cosa ci sarà di diverso rispetto alle scorse edizioni?” Tanti immagineranno i famosi DPI, quindi l’utilizzo di mascherine, guanti, ecc..ed invece NO! La novità è la location: la villa comunale. Di certo in passato non poche sono state le feste organizzate nella amata “villa”. Tempi dove esisteva ancora una sorta di congregazione formata da compagni: i comunisti.

[smartslider3 slider=”6″]

Il K.C.C.

All’epoca di queste feste, a Cassino esisteva una realtà sportiva che oltre a regalare alla città lustro con i suoi pluricampioni, si occupava anche di tener pulito il laghetto della villa e le sue sponde: il Kayak Club Cassino. Il ricordo di quelle feste per chi faceva parte del club, oltre ai cocomeri presi in ostaggio come dazio, visto che puntualmente venivano lasciati “agl’ frisc” quindi nel fiume, è riconducibile esclusivamente alla pulizia delle acque durante e post festa.

Il primo Plastic Free

Raccontato ciò si può affermare, con scherno, che il primo evento plastic free della storia è stato fatto dal KCC. Senza esagerare, circa 30 anni fa (anno più anno meno).

Lo studio dell’impatto ambientale

Ad inizio anni ’90 pochi erano gli ambientalisti e scarsissime le conoscenze sull’interazione con l’ecosistema che ci circonda. Per chi viveva quelle feste dall’altra parte della barricata, può solo confermare che era incredibile ciò che si faceva riemergere dal nostro laghetto durante le operazioni di pulizia. Le bottiglie facevano da padrone, buste e porcherie varie… ma la cosa più schifosa di cui si ha ricordo era la patina oleosa lasciata da chi versava in acqua l’olio esausto utilizzato per friggere.

Parlare di impatto ambientale, da un po’ di tempo, circa da un anno, nella Cassino medioevale, sta divenendo un obbligo visti gli scivoloni fatti dalla neo giunta. Come ad esempio il taglio indiscriminato dei 114 cipressi nella scuola centrale, ma anche il plastic free, lodevole iniziativa, ma eseguita fuori dal periodo corretto. O ancora, mentre i nostri bambini giocano al buio al Baden Powell, quello di illuminare la pista ciclabile. Per non parlare dei cumoli di rifiuti tossici del nocione lasciati alle intemperie.

I timori

Le nostre paure riguardano in primis l’aspetto sanitario, già discusso e dibattuto centinaia di volte quando si parla del Covid 19. Tenuto conto del periodo e dell’effettivo rischio, è parere comune che la scelta giusta sarebbe stata di certo “evitare” col fine di tutelare l’incolumità pubblica. Inoltre, vista l’incapacità del nostro comune di attuare controlli e soprattutto vista la carenza di personale addetto, si suppone che non sia possibile tutelare il nostro BENE COMUNE nel migliore dei modi. Avere a cuore, le nostre acque, la nostra terra e soprattutto la nostra Villa comunale, un ecosistema fecondo nonostante sia il cuore nel cuore di una città è dovuto e quindi un obbligo sia esso civico che morale.

Una villa, oggi, totalmente abbandonata, con alberi pericolanti, altri tagliati e abbandonati, priva di un regolamento. Dove inizia ad essere difficoltoso portare i propri bimbi a giocare vista anche la presenza di cani randagi o di padroni incauti ed ineducati. Rischia di subire anche danni all’ecosistema che essa racchiude.

La scelta giusta, di solito è quella il cui beneficio sia a favore di tutti e non di pochi, ma in questo caso sarà quella che tutelerà il BENE COMUNE. Covid a tutta birra? Speriamo di no.

Lascia un commento