In mezzo scorre il fiume. Piove! Governo ladro

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E alla fine arrivò la pioggia. La Valle dei Santi e il Cassinate sono stati sommersi da litri di acqua. I ponti sono crollati, in mezzo scorre il fiume, decine di persone si sono ritrovate con le case allagate, isolate, auto lasciate in sosta nelle piazze dei borghi sono state inghiottite da litri e litri di acqua densa, mista a terra e detriti. Nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbe accaduta una cosa del genere. O forse si! Proprio quei residenti che stanno ancora cacciando secchi di fango da garage e scantinati, che stanno cercando una soluzione per sistemare tutto quello che è andato distrutto. Proprio loro sono quelli che per anni, amministrazione dopo amministrazione, programma elettorale dopo programma elettorale hanno chiesto a gran voce che qualcuno facesse qualcosa.

Dal nord al sud

In soli 6 anni, l’Italia ha visto soggette a questi eventi diverse aree geografiche, dal Nord al sud l’elenco delle emergenze è ampio ed i danni sono in miliardi di euro. Dall’inondazione di Genova e della Liguria nel 2014 alla “tempesta perfetta” del 2018 in Alto Adige fino alle bombe d’acqua di Messina e Reggio Calabria tra il 2018 e il 2019. Non fa eccezione il centro della nostra penisola, famosa è stata “quella” di Terracina che, in poche ore, ha buttato giù decine di pini anziani che caratterizzavano il centro della cittadina. Senza dimenticare, probabilmente quello che è stato l’evento più tragico: la “caduta” del Ponte Morandi.

Cassino e la valle del Liri

La caratteristica che più che colpisce di questi temporali, oltre alla loro potenza e forza, è l’imprevedibilità. Gli apporti pluviometrici del nostro areale hanno sempre segnato piogge copiose e abbondanti nei mesi autunnali. In particolare nel mese di novembre quando non è mai stato raro vedere esondare i nostri fiumi di valle, ma anche quelli della nostra città martire. L’ultima perturbazione, quella che ha interessato il nostro territorio, ha concentrato le precipitazioni nei giorni di sabato e di lunedì ha lasciato il solito strascico di disagi, per lo più alla circolazione e causato molti danni non solo ad alcune strutture, come il ponte nell’area industriale di San Giorgio a Liri, ma anche a molte colture. Non pochi sono stati gli interventi dei Vigili del Fuoco per allagamenti vari.  L’impeto della pioggia si è trascinato via tutto, promesse, chiacchiere, progetti, piani di recupero…alla gente resta solo tanta amarezza, frustrazione e stanchezza.

Eventi atmosferici straordinari e mancata manutenzione

Dal lato del cittadino i quesiti posti sono molteplici, uno fra tutti: ma è possibile prevenire e limitare i danni di tali fenomeni?

In questa epoca, dove il “prevenire è meglio che curare” non è di certo il mantra, ma una nostalgica pubblicità anni ’80, è a dir poco complesso dare una risposta. La sensazione che si ha affrontando questo tema è quella che per la maggior parte dei casi, le tragedie erano preannunciate. Dal ponte Morandi dove pare era presente una relazione che ne metteva alla luce le criticità strutturali al singolo albero caduto sul povero viandante. Per non parlare delle abitazioni, le strutture ricettive costruite in zone a rischio se non semplicemente abusive sepolte o spazzate via.

Colpisce la cortina fumogena generata dalla burocrazia, ma soprattutto dallo zoppo sistema frutto di quelle zoppe parole cardine dello stesso: Autonomia e Privatizzazione. In queste due parole è racchiuso un incredibile intreccio di responsabilità dove è impossibile trovar il bando della matassa: il famoso “scarica barile”. Regioni che demandano a privati, comuni che si occupano di cose come fossero il governo italiano. Privati che fanno capo alle province che su carta sono abolite, almeno così dovrebbero. Insomma un groviglio indistricabile che neanche il buon Sampey ne riuscirebbe a venire a capo. Al momento a parlare sono i fatti, le tragedie, il ponte caduto, le case ricoperte di fango, le case distrutte, gli alberghi sepolti dalle valanghe. Uomini che piangono cari che rimangono lì sospesi, senza capire il come, il quando e il perché.

E in mezzo scorre il fiume

Ancora una volta si deve ricominciare dall’inizio, ancora una volta bisogna tirarsi su le maniche. E ancora una volta, quando l’acqua si sarà asciugata, qualcuno in giacca e cravatta si presenterà con tasse da pagare per servizi che, forse, non saranno mai erogati. Ieri il golfo e l’entroterra sono stati separati da un muro di acqua, poche le alternative, tornare indietro e riprovare il giorno dopo, forse, o avventurarsi contro pericoli e rischi quasi certi. In mezzo scorre il fiume, un remake annunciato e disperato.

E ora, Sindaci in prima linea, pronti a dare colpa a terzi, ai predecessori. Perché quando si tratta di meriti c’è la fila di protagonisti. Ma quando si tratta di responsabilità si cede sempre ben volentieri il passo. Per colpa di chi? cantavano Zucchero e zio Rufus. La colpa, anche in questo caso, è di tutti e di nessuno. Cosi da permettere sonni tranquilli. Ma non a tutti, perché per qualcuno, anche più di qualcuno, i sogni saranno umidi, bagnati e sporchi. E ancora una volta, Piove! Governo ladro.

Alla fine tutte le cose si fondono in una sola, e un fiume l’attraversa. Il fiume fu scavato dal grande fluire del mondo, e scorre tra le rocce dall’inizio dei tempi. Sopra le rocce sostano gocce di pioggia senza tempo. Sotto le rocce sostano le parole, e alcune delle parole sono le loro. Sono tormentato dal fiume.” Dal film “In mezzo scorre il fiume” dedicato a chi non è più tornato a casa.

1 commento

L’ANAS inadempiente, le cunette intasate, scene raccapriccianti e il futuro è questo, a causa della distruzione della Natura ad opera dell’uomo: l’uomo distrugge se stesso. Soltanto stamane l’ANAS sta effettuando la manutenzione, troppo tardi.

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