Un “dissesto” arboreo per Cassino?

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Cassino verso il “dissesto” arboreo. E’ una licenza poetica, ma rende l’idea. In questa era decadente, con netti richiami al medioevo, quello più buio, si è avuto modo di capire l’importanza e l’apporto di benefici che gli alberi hanno in un contesto urbano. Cassino non fa eccezione. Il verde pubblico è un vero toccasana per il benessere del cittadino. Sia questo in termini di miglioramento della qualità di vita sia come capacità di tutelare la salute pubblica ad esempio con il loro effetto “filtrante” delle famigerate polveri sottili. Ma anche dando ristoro con la propria ombra e riparo agli animaletti che trovano nelle piante il loro piccolo “mondo”. Logicamente oltre le già note capacità di gestire il rapporto tra ossigeno e anidride carbonica.

La legge, la neo amministrazione e il verde

La legge 10/2013 impone ai comuni di pubblicare il bilancio arboreo previo censimento delle alberature. Mentre molte città e paesi italiani redigono il proprio bilancio del verde e piantano alberi per ogni nascituro o per bimbo adottato, a Cassino, si continuano a tagliare alberi e arbusti. Senza una metodica ed un motivo plausibile chi sia esso di natura urbanistica o col fine di tutelare l’incolumità pubblica.

Come in ogni campagna elettorale “indegna” di nota non potevano mancare proclami e la conclamazione della vicinanza ai problemi ambientali locali. In tempi non di Covid, la prima mascherina fu sfoggiata dal neo sindaco in località Nocione. Reso pubblico il proclama nulla è mutato e quelle “velenose macere” giacciono lì purtroppo non inerti. Passarono pochi mesi, in pieno centro, funesti rumori incomprensibili per molti degli abitanti della moderna Notthingam interruppero la quiete pubblica. Da lì a poco 114 cipressi ed alcuni pini a protezione della scuola centrale scomparvero nel delirio della folla che chiedeva delucidazioni in merito. Prima tappa per il dissesto arboreo.

La foresta dei pugnali volanti

Non trascorse molto tempo, e fu la volta della creazione della “foresta dei pugnali volanti”. Un’area boschiva, così riportata sul Piano Territoriale Paesistico Regionale, nei pressi dell’incrocio tra via San Germano e Via Pinchera, dove molteplici alberi per lo più Bagolari (falzaraghi in dialetto cassinese) furono decapitati. Riportando alla luce pericolanti macerie della “Cassino che fu” ed esponendo il clivo alle intemperie con il rischio di eventi franosi.

Più o meno in quel frangente, a settembre 2019, si ricorda una prestigiosa iniziativa “Plastic free” nel laghetto della villa comunale. Peccato che anche in questo caso, oltre la pubblicità di regime con foto di rito da veri duri, l’intervento degli improvvisati volontari (sempre onore a loro, semplicemente ignari) fu oscurato dalla presa di coscienza della distruzione di decine di nidi di piccoli rallidi (gallinelle d’acqua), anatidi, anfibi e pesci.

Non bisogna aspettare molto per un nuovo proclama: ed ecco l’illuminazione della pista ciclabile. Un altro progetto “lungimirante” fatto senza tener conto di alcun riferimento ambientale. Nel frattempo al posto dei 114 cipressi vengono piantati ed abbandonati a loro stessi e al loro destino diversi arbusti. Uno sbilanciamento che proietta sempre più Cassino verso il citato dissesto arboreo.

Il Bilancio del verde

In una moderna Notthingam atipica, dove Fra Tac fa richieste allo sceriffo e ci si allea, senza un censimento opportuno non è facile fare un bilancio, cosa che può essere fatto solo da un tecnico specializzato.

Quello che è certo o quasi, è il numero degli alberi abbattuti da chi ha professato, nella scorsa “indegna campagna elettorale”, una linea politica “green” al di sopra di ogni suo predecessore. Un valore arboreo importante, quello maltolto alla nostra città, un bene comune distrutto e che non avremo più. “Sindaco, lei è, in questo caso, il giardiniere del mio podere nominato Bene Comune, ogni sua decisione deve essere concordata con me. Lei mi chiederà: chi sono io? … semplice io sono il POPOLO”.

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