Che in gran parte di Italia sia limpida e distinta la sensazione che sia impossibile avere una visione di insieme è ormai chiaro ed acclarato e Cassino, piccolo comune del basso Lazio, ha dimostrato di esserne esempio lampante.
Dai tagli indiscriminati degli alberi alla corsia ciclabile, dalla mancanza del Piano Urbano del Traffico all’attuazione di quello della “mobilità sostenibile”. Passando per espropri per ampliamenti e per non parlare degli innumerevoli “ITER” intrapresi che oggi esistono nell’immaginario di alcuni. Come anche concessioni edilizie non “sindacate”.
Nessuno ha difeso il suolo
È proprio su queste ultime che ITALIA NOSTRA, nota associazione nazionale, circolo di Cassino, vorrebbe che si facesse un focus e soprattutto si prendesse atto dello stato dei luoghi e delle condizioni in cui versa la città. In venti anni le aree “verdi”, senza entrare nel merito della proprietà delle stesse, sono state sostituite da enormi palazzi più o meno belli, più o meno funzionali, ma accomunati da “colori” e materiali. Nessun politico, sin’ora, ha mai difeso il suolo, anzi addirittura all’ultima tornata elettorale abbiamo visto fare apertamente demagogia su progetti che di fatto andrebbero ad oberare ancora sul “suolo” della nostra città. Per non parlare di chi ha anche avuto il coraggio di propinare un nuovo piano “INDUSTRIALE” per la nostra Città.
Senza una rete fognaria
Ciò è capitato anche a discapito di strutture comunali, basti pensare a quello che era il “mercato coperto”. Mentre come area verde non si può dimenticare il “pioppeto” in prossimità delle scuole medie “Di Biasio”. Oggi, da allora nulla è cambiato, i costruttori vanno avanti come treni. E fino a quando le amministrazioni manterranno standards blandi e relativamente rigorosi, visto che sulla carta nel “mondo delle carte” è semplice essere in regola, sarà oggettivamente difficile contrastare il consumo del suolo.
Molti non sanno che la nostra città, ad esempio, non ha ancora una rete fognaria adeguata. La zona pedemontana, proprio in prossimità di alcune delle sorgenti primarie del fiume Gari, ancora ad oggi praticamente scarica nel corso del fiume inquinandolo sin dal principio.
Cattive acque
E mentre ci si indigna per l’apertura della IV linea del termoinceneritore di San Vittore del Lazio, le nostre acque vengono inquinate sotto il mutismo di tutti e soprattutto nel silenzio più totale degli amministratori pro tempore. E così ecco qui altri palazzi, costruiti più o meno alla giusta distanza dal fiume, che canalizzano aree sorgentizie altrimenti i SUV verrebbero regolarmente sommersi nel proprio garage. E soprattutto con calcoli labili in merito alla gestione del sistema fognario che in quella parte della città non esiste o quanto meno ha già ampiamente dimostrato di non poter reggere il carico delle utenze in essere figuriamoci quello di altri 4 palazzoni.
Questa problematica non è certamente da addossare al costruttore di turno che lecitamente fa i propri interessi, quello che si evidenzia è una carenza strutturale a monte delle nostre infrastrutture e che quindi il Comune dovrebbe prendere decisioni consapevoli in merito. Si ribadisce il problema non sono le carte, ma l’oggettivo riscontro in merito. Basta farsi quattro passi sotto al ponte di viale Bonomi per prendere atto che quel collettore fognario è insufficiente ed inappropriato, tant’è che bastano poche ore di pioggia per metterlo in crisi.
Italia Nostra sugli scudi
Assorbenti, carta igienica, addirittura indumenti e tutto ciò che i nostri concittadini possono trovare su quella che dovrebbe essere una sorta di “ciclabile” del famoso parco del Gari”. Italia Nostra, dopo attenti sopralluoghi, continuerà a vigilare ed invita i nostri amministratori a capire cosa veramente accade nella nostra città e che a volte le regole anche se rispettate forse andrebbero riviste e soprattutto adeguate alla realtà dei fatti. Inoltre, l’associazione invita tutti a cercare di regolamentare quelle che oggi sono le “opere compensative” offerte dai costruttori alla nostra città che al momento si sono rivelate inadeguate ed inconsistenti, urge un regolamento affinché ai nostri cittadini non venga reso sempre “pan per focaccia”.
Anche in questo caso la natura può insegnarsi e farci riflettere. “non può ergersi bosco su di un substrato inadeguato”.