Assembramento si, assembramento no. Città “invasa” da eserciti di adolescenti e giovanotti pronti all’aperitivo delle 16. E alle 16.30 è già delirio. Il sindaco annuncia misure ad hoc, l’opposizione mette da parte rancori, i cittadini indignati postato foto “sconcertanti” di orde di giovani movidaroli. «Irresponsabili», «Dove sono i genitori!» «Matti untori». Ognuno ha la sua dose di ragione, forse. Tutti questi adolescenti che viaggiano ogni giorno per andare a scuola, chiusi in un’aula (con le finestre aperte) per 5 ore per poi rientrare con gli stessi mezzi nelle rispettive case non capiscono dove possa essere il problema a stare con gli stessi amici – anche meno – seduti a un tavolo all’aria aperta.
La Social Politique
I commercianti, i baristi, be’ loro fanno il loro lavoro finché il tempo e i Dpcm lo permettono. La politica ormai si fa dai social, seduti dietro un pc, raramente si sono visti amministratori (maggioranza e opposizione) vigilare, se non in casi estremi come nei mesi scorsi. Insomma, bisogna colmare la misura, per poi rendersi conto che il contenuto è fuoriuscito e trovarsi coi piedi a mollo. Ed ecco l’allarme suona. Mesi fa si invocava l’arrivo dell’esercito, maxi sanzioni. Ma qui ci sono diversi aspetti da prendere in considerazione. Il virus c’è, il Covid serpeggia e le varianti aumentano come formiche sulle briciole. I ragazzi, e non solo loro, vogliono uscire, stufi di restare in casa, pensando che il problema sia ormai lontano. La politica aspetta la gerarchia delle decisioni e, mentre la decisione presa al vertice arriva all’ultimo gradino della piramide, già le carte in tavola sono cambiate.
Quel che resta….
A cosa servirebbe comunque mettere divieti nella piazza centrale se poi i ragazzi si vedono nelle altre piazze? I parchi sono terra di nessuno. Mascherina su, mascherina giù, Spritz in plastica sorseggiato in piedi in mezzo alla strada. Sconcerto e frustrazione di un paese intero che è rimasto paralizzato nelle sue libertà ma non nei suoi doveri. La risposta è e deve essere una sola, vigilare con costanza, in maniera capillare, senza se e senza ma. Le regole vanno rispettate, perché se ci sono esiste un motivo. L’alternativa sarebbe chiudere tutto per il tempo necessario, ma chiudere tutto potrebbe decretare la fine di quel che resta di un’economia allo stremo. Si può chiedere ai ragazzi di comportarsi con più responsabilità, si può chiedere ai commercianti di essere più rigidi, si possono invitare i genitori a tenere a bada i loro pargoli. Ma si deve pretendere dalla politica un’azione incisiva, operatività.
I primi responsabili
I primi responsabili, i primi a scendere in trincea, anche a costo di qualche critica, dovrebbero essere gli amministratori, magari evitando di arrivare oltre il limite e a “piangere” sui social. Ai ragazzi, alla loro superficialità adolescenziale, all’indifferenza arrivi il messaggio del dottor Arturo Gnesi, che con il Covid ci ha discusso, litigato, combattuto e continua a condividerci le giornate: «Come si può essere soddisfatti di questo periodo? A chi piace questo momento così diverso e tragico della nostra storia? Chi può dire che tutto va bene? Chi può fare previsioni sul futuro? Il Covid non si arrende, non allenta la sua morsa, non si dà per vinto ma continua a girovagare per le nostre città, si insinua nelle scuole, si annida nel sorriso dei ragazzi, non ha pietà della fatica degli uomini, dell’eleganza delle donne, non ha rispetto della nobiltà degli anziani e della sacralità della vita.
Tutto macina, tutto infetta
Tutto macina, tutto infetta, tutto violenta questo virus che ha fatto irruzione nella quotidianità di ognuno di noi. La sfida non è ancora vinta, la lotta sarà ancora lunga e nessuno può ritenersi al sicuro, immune e immortale.
Ancora vediamo gli effetti devastanti di questa pandemia , ancora sofferenze e morti, ancora solitudine e disperazione, ancora l’attesa per nuove cure efficaci e risolutive. Una partita contro il tempo mentre le vaccinazioni creano uno scudo difensivo, al momento l’unico, contro l’aggressività e la potenza distruttiva del virus. Un virus che non rimane fermo, si sposta, cambia e muta, tanto da sfuggite al mirino delle più moderne tecnologie di biologia molecolare. Possiamo tuttavia metterlo alle strette, impedire che possa fare ulteriori sfracelli, limitare i danni, accorciare i tempi della ripresa. Vogliamo tornare a vivere, vogliamo avere la gioia di abbracciare i parenti, vogliamo le scuole festose, vogliamo l’aperitivo al bar, la pizza con gli amici, vogliamo, la spiaggia e il mare, il cinema e il teatro, vogliamo la sicurezza del lavoro e la possibilità di poter invecchiare serenamente.
Tutto questo oggi è messo a rischio da comportamenti azzardati e da atteggiamenti irresponsabili. Vogliamo dimenticare mascherine e isolamenti domiciliari ma ora non è possibile. Il Covid circola, è presente, sta in mezzo a noi. Non dimentichiamolo e avanti tutta e senza paura».