di Malafemmena
«Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati. E ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa».
Il discorso di Pericle agli Ateniesi ci è tornato in mente vedendo il servizio pubblicato su Tanfuk e che vede come protagonista una donna di Cassino. Una candidata alle elezioni comunali dello scorso anno che, non senza remore, racconta retroscena che se dovessero trovare conferma da parte della Magistratura, porterebbero ad un vero e proprio terremoto all’interno della maggioranza capeggiata dal sindaco Enzo Salera.
La gogna mediatica
Perché nel gruppo politico che ha sostenuto l’attuale primo cittadino ci sarebbe un consigliere comunale ‘infedele’. Avvezzo alle false promesse elettorali, al prendere in giro donne disperate (come nel caso della malcapitata vedova e madre di una bimba malata). Al gettare fango su ideali che sono stati sempre scevri da questo tipo di comportamento. Un consigliere comunale di maggioranza, dicevamo, che a tutt’oggi è anonimo. Non ha avuto il coraggio di alzare la mano e dire: sono io ma posso spiegare. Un comportamento che potrebbe mettere in cattiva luce tutta l’intera squadra di governo. Composta da giovani perbene, professionisti stimati, lavoratori instancabili. Una gogna mediatica gratuita che porta ad una riflessione. Chi avrebbe dovuto assumere la donna? Chi ha garantito al consigliere eletto un posto di lavoro alla candidata con lo stava sostenendo?
Uomini o caporali
Chiudiamo questa nostra riflessione con le parole del grande Totò in un discorso epico sulla rettitudine degli uomini: «L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per fortuna è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama.
I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza avere l’autorità, l’abilità o l’intelligenza, ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque, dottore, ha capito? Caporali si nasce, non si diventa: a qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera».
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