Il buio che inghiottì la libertà

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Dalle Cronache di Femore, l’umile servo di Omero

Erano tempi oscuri nella valle all’ombra del monte. Il Re si svegliò un giorno e decise che era tempo di fare guerra, perché per la Pace si può sempre attendere. 
Qualche viandante venuto da lontano aveva inventato un modo per riempire le casse del paese con un metodo innovativo, “far pagare le parole e i pensieri a patto che….”. Il re non volle ascoltare il resto, aveva ascoltato quanto serviva: l’odio si paga e il dazio serve alle casse. Niente è più gustoso per gli avvoltoi di una portata  di carne fresca. Così in fretta e in furia e nonostante la pandemia, venne preparato il decreto regio e all’alba del quarantesimo giorno il ciambellano del Re lo urlò a tutta la popolazione rinchiusa nella rete. Chiunque aprirà bocca, parlerà, pronuncerà, respirerà, penserà anche lontanamente un pensiero diverso da quello del Re e dei suoi congiunti pagherà, la libertà ha un costo…. lo hanno insegnato i cavalieri che combatterono per un regno libero. Pagherà anche chi sarà trovato in compagnia di un qualsivoglia individuo che proverà a contraddire la parola del Re. 
Ma come è possibile pensare esattamente ciò che pensa un altro, si chiedevano i sudditi del paese che va al contrario, come potremo evitare di pagare dazio per ciò che siamo? “Fingeremo”, urlò nella folla un popolano, “Prendiamo i forconi”, urlò un altro, “Io già la penso come il Rex” disse con convinzione un altro. Altri, molti altri tornarono a casa, volto rigato dalle lacrime, furia nel cuore e rabbia nelle anime ….e sul paese scesero le tenebre. “Chiù scur r’ la nott non po’ venì” si narrava….ma nessuno era mai giunto nel paese all’ombra dell’abbazia, lì il buio è più scuro del nero, inghiotte tutto, pensieri, emozioni e libertà.

“Ogni città qualche guaio ha. 
Ma qua e là c’è serenità, 
Ma non a Casinum”, cantava un menestrello seduto su quel che restava dell’antico castello.
“Come è triste subir questa tirannia e non poter volar via, dopo tanto pianto….
Dopo aver sofferto tanto,
Forse un pò di gioia tornerà
Ma non a Casinum”, il canto riecheggiò nella valle e li rimase per minuti che sembrarono un’eternità.

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