Andiamo sempre così tutti di corsa che quasi non ci rendiamo conto di come sia difficile muoversi, entrare ed uscire da negozi e uffici, passeggiare e attraversare strade e piazze, sentirsi realmente indipendenti. Se non abbiamo qualche amico o caro che convive con difficoltà quotidiane, o se abbiamo la fortuna di non avere mai avuto qualche problema di salute con necessità di stampelle e ausili per deambulare, allora la vita per tutti noi può continuare a scorrere così. Finché magari non diventiamo anziani e qualche dolorino in più, qualche difficoltà, ci fa guardare il mondo con occhi diversi. Il mondo rallenta, i tempi diventano un ostacolo, e anche un piccolo dislivello ci tiene fuori e lontano.
Negli scorsi mesi è nato il progetto di Orizzonte Comune, un progetto ardentemente voluto dall’ex assessore Monica Capitanio. Una cena di beneficenza per l’acquisto di una pedana movibile che potesse invece rendere accessibili le attività commerciali. Ma l’idea in realtà arrivava da una testimonianza. Quella di Andrea Venuto, arzillo giovanotto poco più che cinquantenne, che “sfreccia” in compagnia di amici e sostenitori in giro per le città italiane e racconta il mondo dal suo punto di vista.


Preparato e arguto Andrea non risparmia osservazioni e frecciatine “Certo entrare nei negozi a volte è difficile, ma anche i marciapiedi non è che aiutino a muoversi eh!”, così ha esordito nell’incontro di venerdì pomeriggio quando gli hanno presentato il sindaco.
Andrea Venuto non è di certo un tipo alla prima esperienza, già disability manager per il Comune di Roma e con atrofia muscolare spinale (Sma2), ha deciso di trasformare la sua esperienza personale in un progetto concreto. Nasce così “Io rampo“, l’iniziativa che punta ad aumentare l’accessibilità dei luoghi pubblici e degli esercizi commerciali, a partire da un gesto semplice ma simbolico, come prendere un caffè in un bar e non in mezzo alla strada. Il progetto, punta sulla geolocalizzazione per segnalare le attività accessibili. L’obiettivo “non è solo rendere accessibili tutti gli esercizi commerciali ma anche far capire che chi ha una disabilità è una persona come tutte le altre e vuole essere libera di scegliere come e dove passare il proprio tempo libero“. Non si tratta di fare grandi opere, a volte basterebbe una semplice rampa mobile per superare uno o due gradini per “non sentirci cittadini di serie B, costretti ad accontentarsi delle briciole“. Nel tempo libero Andrea è anche giornalista, consulente, imprenditore. Insomma, non lo ferma proprio niente e nessuno. E menomale.

Ed è cosi che a maggio fu organizzata una cena solidale con l’intento di acquistare una di queste pedane che, ovviamente, devono essere omologate e realizzate con appositi criteri, sicuramente non improvvisate con assi di legno o di metallo, come spesso se ne vedono in giro. Una garanzia di sicurezza per chi ne ha bisogno ma anche per chi offre una possibilità che dovrebbe essere una certezza.
Certo la strada è ancora lunga, Andrea incalza “Le principali realtà ad aver davvero provveduto all’abbattimento delle barriere architettoniche sono i punti vendita della Gdo (Grande distribuzione organizzata) parliamo di alimentari e beni di prima necessità, come anche i centri commerciali e numerose farmacie. Negli uffici pubblici ci si è adeguati con strumenti che permettono di raggiungere i piani elevati, con l’assistenza del personale. Ci sono anche delle normative riguardo l’adeguamento dei palazzi storici o tutelati dalla soprintendenza. Ma per quanto riguarda i settori più propriamente commerciali come ad esempio abbigliamento, oggettistica, empori o anche librerie la situazione si fa molto più complicata”. Un mondo sicuramente non pensato a misura di tutti, ma che stenta a mettersi al passo con i tempi e con le esigenze. E Andrea con la sua testimonianza e i suoi “viaggi” fa proprio questo.
Emozionata la Capitanio per il pomeriggio trascorso con Andrea, un progetto che si realizza, la rampa acquistata è andata in sorte a un’attività commerciale di viale Dante, ma essendo mobile sarebbe bello poterla utilizzare al bisogno anche in attività che si trovano nelle adiacenze finché, forse, in un mondo diverso, il problema non sarà più come entrare in un negozio, ma come riuscire a frenare la voglia di acquistare.
Presenti all’evento il primo cittadino e i consiglieri Petrillo e Vizzaccaro. Anche Bruno Vacca della Confcommercio che ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa e l’entusiasmo con si è manifestato subito con la conseguente adesione.

L’assessore Tamburrini ha voluto sottolineare diversi aspetti: “Finché non ci troviamo di fronte a un problema che ci riguarda, allora pensiamo che quel problema non esista o che comunque non sia compito nostro trovare una soluzione. E questo è assolutamente sbagliato. Dove noi non vediamo limiti qualcuno vede diritti negati, impossibilità di scegliere liberamente e solitudine. Questo è quello che va cambiato, alla radice, fin dai più piccoli sensibilizzando chi gestisce attività commerciali e chi ne aprirà di nuove”.
Un grande traguardo quello raggiunto da Monica Capitanio e dalla sua associazione che, sicuramente, rappresenta solo il primo passo di un sentiero molto più lungo, un sentiero senza barriere architettoniche, dove gradini e porte sbarrate lasciano il posto a rampe e ingressi spalancati. “Siamo tutti uguali e se partiamo da questo presupposto è naturale e scontato poter avere la stessa possibilità di scegliere dove andare, cosa fare, con chi stare e in che modo farlo. Anche se forse siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia della parità di diritti, non è mai troppo tardi per partire”. La Capitanio risponde presente con la sua squadra.
Ora, fermiamoci, chiudiamo gli occhi e pensiamo di dover attraversare e non avere un semaforo sonoro, pensiamo di avere una gamba rotta e dover raggiungere un portone, un ufficio – magari dell’assicurazione- ma di avere difficoltà perché ci sono troppi gradini, marciapiedi rotti, magari piove e nessuno si ferma per farci passare, per aiutarci. Pensiamo di dover raggiungere un gruppo di amici per una serata che però si tiene in un pub che ha un piano elevato con scale non attrezzate. O di voler andare al teatro con un amico, magari anche lui con problemi di deambulazione o su sedia a rotelle. Vi siete mai accorti che i posti per disabili non sono mai vicini, ma ce n’è uno per lato sulla fila? Sembrava tutto facile eh! E invece…
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