Questione refezione scolastica, le cose ancora non vanno. Il problema sul quale il consigliere di opposizione Franco Evangelista non abbassa la guardia da mesi sembra peggiorare di giorno in giorno. Siamo a fine gennaio, il punto cottura che sarebbe dovuto essere operativo dal 1° ottobre, poi dal 15, poi da novembre, poi a dicembre, poi al rientro dei bimbi a scuola, ancora è fermo. Se ne parla nell’aula di consiglio, ma non se ne dovrebbe parlare proprio più e da mesi, da quando i bambini sono costretti a mangiare pasti preparati ore prima e a chilometri di distanza. Da quando le famiglie pagano per un servizio che dovrebbe offrire garanzie e tutelare dei diritti, e parliamo di bambini dai 3 ai 10 anni, e solo questo non dovrebbe lasciare spazio a scuse, giustificazioni, e interpretazioni varie.
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Non è neanche il caso di strumentalizzare, perché parla l’evidenza dei fatti e per come dovrebbe essere e per come in realtà si svolge, è oggettivamente poco corretto. E sono diversi i genitori che hanno scelto di non far mangiare i propri figli a scuola, con notevole disagio per tutti. E ogni volta che si affronta questo discorso in aula si scorgono da parte di alcuni amministratori spallucce, sorrisini e spiegazioni che lasciano poco spazio a soluzioni.
Una situazione inaccettabile. E i genitori che per mesi hanno preferito accettare nella speranza di trovare una soluzione, di avere risposte, di vedere il servizio migliorare in qualità, ora iniziano a scalpitare e non ci stanno più. Già nei mesi scorsi le lamentele su mancanza di pane, di frutta che o mancava o arrivava in condizioni non mangiabili, pasti dalla dubbia consistenza e bimbi che rifiutavano di mangiare erano stati portati all’attenzione in alcune riunioni tra genitori, amministratori e cooperativa. Ebbene, le cose non sembrerebbero essere migliorate. Nei giorni scorsi ai bimbi, le cui famiglie pagano ovviamente per il servizio di refezione, è stata consegnata frutta marcia, scatoline con formaggini aperti e con etichette strappate. Ad alcuni continua a mancare il pane. La frutta o manca o spesso arriva con parti rovinate o comunque non è mangiabile. Episodi che nelle settimane, nei mesi, sembrerebbero essersi ripetuti più e più volte.
“E’ inaccettabile, non lo dico solo come padre, ma anche come cittadino e utente. Non ho parole, ma devo tutelare mio figlio. Non ci sono davvero più scuse” ha detto uno dei genitori.
E’ notizia ulteriore, racconta un altro genitore, che la cooperativa sospenda il servizio alle famiglie che si ritrovano con solo 15 euro di scoperto. “Quindi come funziona? Se ci sono ritardi, anche minimi nei pagamenti, i pasti luculliani possono esser sospesi, se invece il punto cottura è in un’altra regione da ottobre va tutto bene”. Nei giorni scorsi un papà è stato chiamato con urgenza perché a causa di poco più di dieci euro di arretrato, non era stato portato il pasto per il figlio. Un bambino di soli 5 anni che frequenta un asilo della città martire. Ora la famiglia avrebbe deciso di ritirare il figlio dalla scuola, cercherà un’altra soluzione. Perché ritiene quanto accaduto assurdo, lasciare un bambino senza pasto. Il ritardo nel pagamento è stata una semplice svista, come può capitare a tante famiglie, e il dovuto era davvero esiguo. A questa famiglia e alle altre come loro, che risposte danno dal Comune?
Perché alla fine i disagi restano ai bambini e ai genitori. Arriva il weekend e lunedì è un altro giorno, il 27 gennaio, il Giorno della Memoria. Chissà.
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