Ogni anno si ripete il miracolo. Ci si ritrova intorno a una tavola, qualcuno manca, qualcuno cambia, qualcuno si aggiunge, qualcuno si rimpiange. Ma la tavola, che sia per uno, due o cento, c’è sempre. Più o meno imbandita. Nasce Gesù e ci si ritrova. Nasce Gesù e si fa finta che tutto vada bene. Nasce Gesù e si rispettano riti e tradizioni.
Ma nasce davvero Gesù? Si rinnova quella che dovrebbe essere la salvezza dell’uomo, o l’inizio della salvezza? O si rinnovano l’aperitivo rinforzato, il regalo a tutti i costi, la condivisione della tavola con qualcuno che non si ama?
Una storia tra le storie
Alcune settimane fa ci è arrivato un messaggio. Un uomo, un padre, un volto tra i volti, una storia tra le storie. Una richiesta di aiuto per trovare un lavoro: quella di Antonio (nome di fantasia). Antonio in realtà oltre al lavoro aveva bisogno di essere ascoltato. Cinquantenne, operaio rimasto senza lavoro e con difficoltà a trovare una sistemazione stabile, ci ha detto che sarebbe stato disposto a fare qualsiasi tipo di attività per arrivare a Natale con qualche euro in tasca.
Le ferite di un territorio e delle sue famiglie
Le difficoltà che questo territorio sta vivendo le conoscono in tanti, le conoscono tutti. Ma la differenza sta nel come si riescono ad affrontare insieme a tutte le altre vicissitudini della quotidianità. E Antonio è solo. Un matrimonio fallito alle spalle, la casa che con tanto amore, pur essendo in affitto, aveva reso calda e accogliente insieme alla donna che amava, diventata ormai luogo di “altri”, un figlio di cui è perdutamente innamorato ma che non ha ancora dieci anni che non capisce il perché di tante “assenze”. Antonio ha girato per mesi, ospite di familiari e amici. Senza genitori, ormai morti da diversi anni, senza alternative, senza certezze personali ed economiche, in pratica dopo la prima sera per caso e la seconda per emergenza, si è trovato a dormire nella macchina.
I primi mesi dell’autunno sono stati anche “accettabili”, poi sono arrivati la pioggia e il freddo. Con i compensi dei lavoretti saltuari è andato avanti, in pochi si sono resi conto del dramma vissuto da Antonio, che nei giorni in cui aveva il pernotto del figlio ha trovato soluzioni alternative, magari in b&b. Ma la coperta è diventata sempre più corta e così anche una notte sotto un tetto è diventata un lusso impossibile da sostenere. E Antonio disperato ha dovuto rinunciare a momenti di vita con il figlio.
Il peso della dignità
“Vorrei trovare una soluzione per Natale, vorrei potergli far passare una giornata come tutti. Certo un regalo da scartare, ma anche una bella tavola imbandita, la sicurezza e le risate, il calore e la spensieratezza. Ma non so come fare”. E con Antonio abbiamo pensato ad alcune soluzioni, anche alla possibilità di condividere il pasto e il momento di festa magari in una mensa, ma Antonio, come ogni padre, per il figlio voleva altro. Voleva qualcosa di diverso. Dopo diverse peripezie, qualche lavoretto dell’ultimo minuto e qualche telefonata, si sono prospettate diverse alternative e Antonio, con il figlio, ha potuto trascorrere il giorno di Natale accomodato a una tavola ben imbandita. C’erano anche due regali per il piccolo e tante risate. Una giornata di famiglia e di tradizioni.
“La verità è che mi vergogno e mi sento in colpa. Perché il peso dei miei fallimenti lo deve pagare mio figlio. Perché il mondo è cattivo e se io posso convivere con il dolore e le ferite che lascia l’umiliazione, lui non deve. Non è giusto. Non ha l’età. Vorrei potergli dare di più, farlo essere come gli altri, non vedere nei suoi occhi la paura di chiedere. E anche quest’anno nascerà Gesù, tanti andranno a messa, molti resteranno al bar. Tutti parliamo sempre della Madonna, del sacrificio materno. E va bene. Ma a Giuseppe chi ci pensa? Anche Giuseppe ha amato Gesù e non perché lo avesse portato in grembo o semplicemente perché così era scritto. Giuseppe è stato un padre, con i suoi errori e con i suoi gesti d’amore. E niente, io penso a Giuseppe e mi chiedo per chi nasce Gesù se non per l’uomo, per ogni uomo”.
Il coraggio di essere padre
E mi viene in mente l’opera di Tommaso Festa Campanile, “Per amore solo per amore”, premio Campiello del 1984. La storia della nascita di Gesù vista da un punto di vista differente, quello di Giuseppe. Nel 1993 Giovanni Veronesi ne fece un film e il ruolo di Giuseppe fu affidato ad un ineccepibile e magistrale Diego Abatantuono. Ci raccontano di un Giuseppe umano, fatto di tanti errori e di scelte sbagliate, ma mosso da un amore istintivo. Un Giuseppe che alla fine si convince del disegno divino che sta dietro alla gravidanza di Maria e confida al suo servo Socrates che Dio “ha avuto coraggio a scegliere me, molto coraggio”. E come Giuseppe oggi ce ne sono tanti, hanno il volto di Antonio, le mani di Michele, il sorriso di Salvatore e le lacrime di Benedetto. Volti tra i volti, storie tra le storie. Ma il cuore è mosso dallo stesso amore, e Dio ha avuto coraggio, perché Dio è un padre. E i padri spesso agiscono per amore, solo per amore.
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