C’era da aspettarselo, ma quello che è accaduto alle prime luci dell’alba a Cassino racconta di una decisione che agli ambulanti non è piaciuta. Una imposizione, l’ennesima degli ultimi anni, che ha visto uno spostamento che ai lavoratori del sabato ha creato disagi e mancati incassi.
Questa mattina infatti gli ambulanti dei casalinghi, vendita animali e del settore di piante e fiori, dopo tanti annunci, si sono dovuti sistemare nella nuova location, tra piazza San Giovanni e via degli Eroi. Un’area che tanti anni fa era occupata da ben altro settore, ovvero frutta e verdura. Unico “ritorno” proprio quello delle piantine nella traversa di via Capocci.
Gli ambulanti, che già nei giorni scorsi avevano manifestato il loro disappunto per questo spostamento, hanno aperto gli ombrelloni e sistemato i banchi lasciandoli però vuoti. Circa l’80% dei commercianti hanno detto “No, non ci stiamo”, “Non siamo pacchi”. E hanno deciso di non esporre la merce.
“Noi qui non possiamo stare. Non c’è passaggio. Non riusciremo a lavorare. Già è difficile il periodo per tutti, figuriamoci lavorare in un posto come questo. Siamo stati “staccati” dal resto del mercato. Negli ultimi anni ci hanno spostato più volte e abbiamo accettato le decisioni, ma questa ci arrecherà seri danni e questo è il nostro lavoro, così sosteniamo le nostre famiglie, non è un gioco”. Così ha tuonato uno degli ambulanti.
A provare questa nuova location sono stati davvero in pochi, alcuni commercianti del verde che spiegano “Da noi la gente viene direttamente per prendere le piantine per gli orti, viene prende e va via. Ma per chi ha casalinghi mi rendo conto che senza passaggio diventa difficile portare a casa la giornata”. Tra i banchi di casalinghi uno ha deciso di allestire, ma a metà mattina a conti fatti aveva in cassa poco più di dieci euro, una cifra irrisoria con cui non ripaga neanche la benzina messa nel furgone per arrivare a Cassino.
“Il sindaco è venuto, con il vice sindaco e l’ex assessore – hanno raccontato gli ambulanti- Ci hanno detto che non ci avevamo neanche provato. Ma qua non è questione di “provarci” o di aspettare che la gente cambi abitudini e torni a trovarci dall’altra parte della città Qui la gente non passerà, perché per raggiungerci deve venire per scelta, quando tutto il resto del mercato è altrove. Non abbiamo tempo per aspettare che arrivino clienti, dobbiamo poter lavorare e incassare. Cosa portiamo a casa, cosa mettiamo in tavola ai nostri figli? Pane e attesa?” commentano amareggiati i commercianti. “Per noi non è un gioco, è lavoro. E il mercato del sabato a Cassino è una tappa importante per molti di noi. Il passaggio per noi è fondamentale. E’ una cosa molto comprensibile”.
Dietro questi banchi, dietro questi banchi vuoti e questi cartelli di protesta ci sono uomini e donne che si alzano la mattina all’alba per arrivare a Cassino, come anche in altri Comuni, e allestire i loro banchi. Che lavorano sotto il sole e sotto la pioggia, che ogni giorno cercano soluzioni per fidelizzare nuovi clienti e assecondare i bisogni di quelli “storici”. Ci sono famiglie, ci sono storie. Non solo volti. Ci sono Rocco, Roberto, Antonio e tanti altri. I sindacati già erano in protesta per altri motivi, come il mancato accordo per permettere a due ambulanti, al momento esclusi dalla graduatoria, di lavorare lo stesso in attesa della decisione del Tar.
L’entusiasmo annunciato nelle scorse settimane evidentemente non era così profondo e non coinvolgeva proprio tutti, anzi. I protagonisti del sabato, i commercianti del sabato o almeno una parte di loro, non accettano questa decisione e questo atteggiamento dell’amministrazione. “Hanno parlato di esigenze dei negozianti di quest’area di Cassino che aspettavano il ritorno del mercato perché il sabato gli incassi erano diminuiti, magari qualche caffè in meno, qualche pacco di sigarette non venduto o un prodotto rimasto sugli scaffali per qualche giorno in più. Ma sono negozi che hanno una sede, locali che lavorano tutti i giorni. Noi abbiamo il sabato per lavorare e incassare. Provassero a pensare che un giorno qualcuno decida di spostarli in un’altra parte della città, senza se e senza ma. Dopo anni in un luogo che i clienti conoscono via, trasferiti altrove, lontano. Come la prenderebbero?”.
E la storia non sembra essere finita così oggi, gli ambulanti aspettano risposte e soluzioni, un confronto per una decisione che possa andar bene per tutti, senza penalizzare i lavoratori.
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