Ne parliamo, proviamo a spiegare ai ragazzi, ai bambini, agli adolescenti come comportarsi, ma sbagliamo. Sono troppi gli errori e tante volte volgiamo lo sguardo altrove. Lo facciamo come genitori, come insegnanti, come collaboratori scolastici e come amici di famiglia. Eppure i segnali ci sono, ma noi pretendiamo di essere troppo perfetti per dare un peso ad alcuni gesti. Noi vediamo i nostri ragazzi come esseri speciali, che non possono sbagliare, pieni di valori e gentili con il prossimo. La perfezione genera perfezione, in una catena difficile da spezzare ma che ferisce e fa male a molte persone e a molti ragazzi. A volte uccide.
Abbiamo deciso per questo di dare spazio ai racconti dei protagonisti di queste storie: ragazzi, vittime e carnefici, genitori, docenti. Un luogo in cui sfogarsi, spiegare, chiedere aiuto se necessario, liberarsi di paure e timori e ripartire. Lo faremo anche con l’aiuto e l’intervento ogni tanto di professionisti che possano fornire indicazioni e chiarimenti.
La prima a raccontare la sua storia è Gisella (nome di fantasia). Un’adolescente come tante, con due genitori normali, che lavorano, con un fratello e animaletti affettuosi in casa. Con nonni presenti e con tutto l’amore del mondo. Il problema nasce uscendo dalla routine e dalla comfort zone, i problemi nascono a scuola. Tra i coetanei e tra docenti che a volte sono troppo concentrati sul risultato finale senza badare ai “membri della squadra”.
La solitudine nella folla
Vi siete mai chiesti cosa passa per la testa di una ragazzina?
Direte.. tante risate e divertimento! Unico dovere è lo studio!
La mia generazione è fatta di gente attenta. Attenta allo stile, alle scarpe, ai capelli ben fatti al ciuffo a scivolo, ai vestiti sempre più corti ed attillati e perché no anche al telefono sempre online.
Il problema è che se non sei al passo sei OUT!
Sono in piena età adolescenziale e frequento ancora le scuole dell’obbligo. Ho tanti interessi, ma questo non interessa a nessuno! Se racconto di me e di ciò che amo, qualcuno sicuramente si prenderà gioco di me, quindi non mi apro praticamente con nessuno. Quelle come me, fatte di cose semplici, che sperano nei rapporti sinceri, nella crescita e nel successo personale non hanno vita facile. Ho imparato ad accettare anche chi non mi apprezza. Ho vissuto uno dei periodi storici più difficili, come tanti, il COVID. Credevo che tutto quel dolore che ci ha accomunati ci avrebbe uniti, migliorati. Mi sbagliavo di grosso.
Purtroppo questa città, a ragazzine come me offre ben poco ed è per questo che quando le mie coetanee mi dicono: “il mondo non gira intorno a te” io rispondo “ovvio che non gira intorno a me, sono io che girerò intorno al mondo!”.
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