Val bene 50 centesimi il braccio di un uomo? O la sua vita addirittura? E’ notizia di cronaca quella della morte dell’operaio indiano abbandonato in strada senza un braccio, in condizioni disperate. E all’improvviso ecco che l’argomento del caporalato torna alla ribalta. In quel territorio di cui si parla da oltre cento anni, quello bonificato, quello che vive di agricoltura, quello che si trova tra il mare e la montagna, tra la Campania e il Lazio, a un passo da Roma, ma così distante da tutto il resto del mondo.
La provincia di Latina, come altre zone d’Italia, è quel luogo dal quale arrivano le “scorte” di frutta e verdura nei supermercati del Belpaese, nelle ditte che si occupano della lavorazione di materie prime. Un mondo sommerso – non tanto poi alla fine eh – fatto di operai che arrivano anche da molto lontano, fatto di eserciti di uomini dalle storie perse nei luoghi e nel tempo, fatto di lingue che non si comprendono tra di loro e di volti che raccontano il mondo.
Non esiste più il contadino, il latifondista, ci sono solo le distese di campi e i frutti da raccogliere. Poco importa chi lo faccia, basta che ci sia qualcuno a farlo, perché il mercato corre, la richiesta è tanta, e la competitività tra gruppi è troppa e chi resta fuori resta al palo.
L’ingranaggio va avanti anche quando si macchia di sangue
Poi accade che qualcuno resti “incastrato” in questo ingranaggio socio economico, che perda un arto, perda la vita, perda la dignità, perda le speranze. L’ingranaggio non si ferma, perché il resto del mondo non si ferma. Supermercati, aziende, fabbriche aspettano e chiedono e così si va avanti, nonostante lo sdegno, nonostante l’orrore. E ancora una volta vince la legge di mercato, vince l’indifferenza.
Quelle fragole che costano sempre troppo
Si scende in piazza con bandiere, si scende in piazza indossando una casacca, si scende in piazza urlando slogan. Poi le luci si spengono, e si ritorna alle attività quotidiane. Tra chi va al mare, chi torna in ufficio, chi a passeggio. E chi si lamenta del costo dei pomodori, delle ciliegie, delle fragole, dei finocchi.
Proprio gli stessi che hanno scritto, sfilato, che si sono inginocchiati per il povero Satnam e che hanno puntato il dito contro i caporali, i datori di “morte”, si domandano quale sia il supermercato o il negozio che faccia l’offerta migliore, magari quella a pochi centesimi. Quelli che dall’alto delle loro poltrone nelle sedi istituzionali parlano degli acquisti consapevoli nelle catene di supermercati gestite da persone perbene, quelli che si dicono disposti a non comprare le fragole a meno di 5 euro al cestino. Quelli che parlano alle piazze indossando abiti che arrivano dal Bangladesh, probabilmente confezionati da manine troppo piccole anche per raccogliere pomodori e fragole dai campi.
A perdere è sempre l’umanità, la dignità, la coerenza. A vincere invece è l’apparenza, l’indifferenza, gli slogan. E tutto inizia e finisce con quel maledetto chilo di pomodori che costa troppo e che tutti vorrebbero pagare 50 centesimi.
Val bene 50 centesimi il braccio di un uomo? O la sua vita addirittura?
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