E niente. Non se ne esce. Non è la cattiveria dei criticoni a prescindere. E’ l’ovvietà che più di qualcuno vuole non vedere. Oggi il Corso è chiuso per avviare alcune attività propedeutiche alla pedonalizzazione del centro. E come ieri un altro mezzo pesante è rimasto incastrato girando in via Arigni, la strada che dovrebbe “accogliere” il flusso di traffico proveniente dalla parte alta del Corso. A nulla valgono o sono valse le richieste, gli appelli e le lamentele di residenti e commercianti. Tutti additati di scarsa propensione al cambiamento e poco amore per l’ambiente. “Per pochi non ci possono rimettere tutti” urla qualche ambientalista. Eppure il problema è lì, sotto gli occhi di tutti. Facilmente immaginabile, non era necessaria una laurea in ingegneria o una sfera di cristallo. Via Arigni, così come è concepita e per gli spazi della carreggiata, non riesce ad accogliere tutto il flusso di traffico. Così i mezzi restano imbottigliati proprio davanti a negozi e portoni e sotto alle finestre dei residenti. E lo smog arriva diretto nei locali e nelle stanze. Cosa dovrebbero dire queste persone ai paladini del green? Molti dei quali non risiedono nell’area interessata.
Clima teso in centro
Era questo quello che era stato previsto? Per ora la chiusura sarà momentanea, qualche giorno al massimo. I cittadini non sono contro la pedonalizzazione, lo riportiamo ancora una volta per chi volesse strumentalizzare. Ma chiedono rispetto e soluzioni razionali prese a monte e non dopo, quando i disagi potrebbero essere maggiori e di difficile risoluzione. Se questa chiusura momentanea dovesse valere come una “messa alla prova”, chi di dovere dovrebbe “appuntarsi” i disagi e le criticità che si verificano per trovare soluzioni. Se poi questi disagi sono “piccolezze” rispetto alla grandezza dei progetti e la gente che si lamenta è solo “poca e di parte”, allora è tutto inutile. E alla comunità non resta che sottostare.
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