Abbiamo capito che esiste un posto in Italia dove il “caro energia” non fa paura. O quantomeno dipende dalle circostanze e se ci sono pagine di giornale da riempire. Ovviamente quel luogo è il Comune di Cassino. Eppure, anche se in questa legislatura le contraddizioni non sono optional, ma di serie, l’amministrazione comunale della città martire aveva aderito alla campagna Anci: “I Comuni spengono la luce”. Ovvero, per i meno informati, una protesta simbolica che invitava i circa 8000 Comuni del Paese a spegnere l’illuminazione di un edificio rappresentativo o di un luogo significativo per la comunità. Insomma un gesto eclatante contro l’aumento dei costi dell’energia.
«Il costo dell’energia elettrica è diventato un serio problema. L’ultima bolletta recapitata al nostro Comune – aveva detto, a petto in fuori, il Sindaco di Cassino – fa registrare una lievitazione della bellezza di 110mila euro rispetto a quella del corrispondente periodo precedente».
La luce accesa
In barba alle dichiarazioni del primo cittadino qualcuno ha dimenticato, in questo ultimo weekend, la luce accesa al Palazzo. Infatti alla faccia del “caro bollette” alcuni piani del Comune sono rimasti illuminati sia sabato che domenica, notti comprese. Ovviamente ore in cui gli uffici dell’ente sono chiusi. Ed ora la domanda nasce spontanea: perché spegnere i fari della Rocca Janula per una sera in segno di protesta ed invocare il sostegno del governo, se poi per due giorni di seguito si lascia il contatore “girare” all’infinito senza che nessuno fosse sul posto di lavoro?
Alla faccia…..
Chissà di quanto lieviterà, adesso, la bolletta dopo questo after hours di 48 ore a luci sempre accese negli uffici in piazza De Gasperi. Ma sicuramente ci sarà una bella “novella” degli scrivani di corte pronta a giustificare l’ingiustificabile spreco di energia di questo weekend. Forse qualcuno che conta in questa città, dove funziona tutto al contrario da quasi tre anni, ha voluto subito porre rimedio al risparmio prodotto dopo aver staccato la spina alla Rocca Janula. Alla faccia del dissesto brutto e cattivo. «E io pago!»
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