«Le maggiori lamentele sono pervenute al Ministero della Salute dalla provincia di Frosinone». A sostenerlo l’e consigliere comunale Carmine Di Mambro. A lamentarsi, giustamente, sono coloro che risiedono nel Lazio e soprattutto nella provincia di Frosinone, da cui arriva una lamentela su quattro. Parla, “di attese in alcuni casi bibliche” il rapporto del Ministero della Salute basato sulle telefonate arrivate al numero verde, istituito per individuare le criticità relative alle liste d’attesa nella sanità pubblica. Le telefonate dei cittadini raccolte dagli operatori del Ministero sono state migliaia e sono giunte, nella regione Lazio, soprattutto dalla provincia di Frosinone».
Il primato negativo
In particolare, il primato negativo nel Lazio spetta alla Asl Fr, Asl Rm2 e la Asl Rm1, che hanno raccolto più segnalazioni di criticità rispetto a tutte le altre azienda sanitarie della regione. Per una prima visita specialistica o per un’ecografia le attese sono lunghissime, per alcune patologie un tale ritardo può cambiare, negativamente, il decorso della malattia.
«Pertanto uno dei problemi più gravi – dice ancora Di Mambro – è il superamento dei tempi massimi previsti per l’erogazione delle prestazioni di primo accesso. Da questo punto di vista le peggiori sono state sempre le stesse Asl. Tra le prestazioni di primo accesso, quella per cui si sono registrate più criticità è la colonscopia. Ovvero l’arma principale per la prevenzione del tumore del colon-retto. La mammografia determinante in alcuni casi tumorali e la Tac. Un capitolo a parte sono le vere e proprie lista d’attesa bloccate. Ovvero quelle per le quali non è possibile neppure fissare un appuntamento. La prestazione più interessata da questo problema è la colonscopia, seguono la visita oculistica, l’ecografia all’addome, la mammografia e la Tac».
Tempi biblici
Non mancano “casi eclatanti”. Riportano i tecnici del ministero di attese che “assumono tempi ‘biblici'”. Ad esempio per una ecografia di controllo all’addome un anno di attesa. E per una mammografia di controllo anche un anno e mezzo. Quello che emerge però sono anche disservizi e la poca conoscenza sulle modalità di prenotazione. Così come sul diritto di poter ottenere in intramoenia, pagando il solo ticket, se la prestazione che non viene garantita entro i tempi massimi previsti.
«Se la ASL non garantisce il rispetto dei tempi massimi previsti per erogare la prestazione sanitaria – spiega l’ex consigliere comunale – il dlgs 124 del 1998 prevede che la stessa indichi al cittadino le strutture pubbliche o private accreditate (convenzionate) che assicurano il rispetto della tempistica. Nel caso nessuna struttura pubblica o accreditata sia in grado di erogare la prestazione nei tempi previsti, l’Azienda sanitaria deve autorizzare la prestazione in regime intramurario (intramoenia). In questo caso il cittadino non deve sostenere alcun onere economico aggiuntivo, se non l’eventuale ticket (nel caso non ne sia esente).
Servono dati che certifichino la situazione
«Il lavoro svolto dal Ministero va nella giusta direzione, – conclude Carmine Di Mambro – poiché servono dati ufficiali che certifichino la situazione che più volte abbiamo messo in luce. I cittadini si ritrovano spesso da soli quando devono accedere al SSN, con poche e frammentarie informazioni. E’ necessario per questo avviare una campagna che illustri ai cittadini quali siano i loro diritti quando si confrontano con liste di attesa troppo lunghe. E come agire per ottenere che il diritto all’accesso venga rispettato, sempre e comunque. Occorre ricordare che la sanità è finanziata dai cittadini contribuenti. I lunghi tempi d’attesa danneggiano la salute dei cittadini e sperperano il denaro pubblico».