Le sorelline tornano dalla zia. Questo quanto deciso dal Tribunale dei Minori di Roma che “ha stabilito che non vi erano motivi di grave pericolo tali da rendere necessario allontanare all’improvviso le due bambine, di 8 e 11 anni, da casa della zia materna, alla quale erano affidate, per farle alloggiare dallo scorso 6 aprile in una Casa famiglia. Ricusando, di fatto, quanto asserito dal tutore dei Servizi sociali di Cassino, che avevano motivato la decisione di allontanare le due minori ritenendo «potessero essere in pericolo per le relazioni spropositate per eccesso di possesso manifestate dalla zia.
Pertanto il tribunale ha revocato l’allontanamento delle minori dalla Casa famiglia e ne ha disposto il rientro presso la zia materna, che ne è attualmente affidataria», questo quanto comunicato tramite una nota dall’ufficio dello studio legale Miraglia Associato. Il sindaco di Cassino, Enzo Salera, in un’altra nota ha precisato di non essere il tutore delle due bambine dal 4 febbraio scorso, data in cui trasferì la propria delega all’assistente sociale.
La decisione provvisoria
Nella decisione provvisoria del tribunale si legge che si «dispone la sostituzione del tutore provvisorio (Sindaco p.t. di Cassino)» con un avvocato che «quale tutore potrà assumere le decisioni più importanti relative alle minori, anche in ambito sanitario, scolastico ed educativo, coordinandosi con il Servizio sociale incaricato». Tra le disposizioni anche orari e metodologie di incontro tra le minori e i genitori e il rinvio dell’udienza al prossimo dicembre, occasione nella quale dovranno essere presenti tutte le parti.
Di tutta questa storia rimane tanta amarezza, e soprattutto tanta incertezza. Due bambine che per un mese sono state tolte dalla loro quotidianità. Un sindaco che comunica di aver delegato l’assistente sociale all’inizio di febbraio. Ma che, sembrerebbe, il Tribunale riconosca ancora come tutore provvisorio dal quale passare il ruolo a un avvocato. Un provvedimento urgente di allontanamento che non trova motivazioni adeguate a confermarne la necessità. Una zia, due genitori, una popolazione intera e avvocati in scena davanti a due bambine che, di tutto questo, non avrebbero meritato nulla.
La bocca più grande del cuore
Nessuna speculazione, già alcune settimane fa l’invito anche da parte dell’amministrazione era quello di lasciar lavorare il Tribunale dei Minori. Oggi quell’invito viene rinnovato. Un polverone mediatico che è servito più a innalzarsi su pulpiti dai quali recitare moniti e anatemi, piuttosto che un’occasione per mostrare umanità e rispetto nei confronti di chi, tutti, uomini, donne, politici, amministratori, avrebbero dovuto tutelare. Due bambine.
A volte la bocca è più grande del cuore e le parole possono ferire e rendere vulnerabile chi ha bisogno di silenzio, di rispetto, di protezione. Ora, dopo settimane di “giudici popolari”, “avvocati della strada”, “psicologi da bar” e “assistenti sociali della rete”, la legge ha fatto il suo corso. Predisponendo un tutore fuori dai familiari, il rientro delle bambine dalla zia e tutta una serie di step necessari per inquadrare la reale situazione. Ma chi ha sbagliato? O c’è qualcuno che si è comportato nella maniera giusta? Tutti, tutti hanno sbagliato. Sostituendosi ad altri, parlando senza sapere, giudicando senza conoscere.
Inseguire il futuro
Perché se c’è una cosa che va male in questo Paese è il pensare a tutti i costi di saper far meglio quello che gli altri fanno di mestiere. Quello di delegare o minimizzare. Quello di aspettare che un cristallo si frantumi per capire quanto fosse fragile. Come elefanti noncuranti, in nome di diritti e valori che facevano tanto slogan, a decine hanno calpestato l’infanzia e la delicatezza di queste due sorelline. Ora è arrivato il tempo di fermarsi, disperdere il branco e lasciare queste bambine alla loro vita. Il tempo degli slogan è finito, le battaglie da portare sulla carta stampata e capannelle da piazza sono finite, adesso inizia la battaglia vera, quella di due sorelle che devono inseguire il loro futuro.
A loro e solo a loro va l’augurio più grande e sincero di essere felici, amate, sicure e protette. Di godere della loro infanzia, perché questo è il diritto che ora con forza possono più rivendicare.