Vende i gioielli di famiglia per permettere ai figli di andare in gita

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La società fa i conti con realtà sempre più difficili. Perché se è vero che la scuola pubblica è accessibile e non ha costi, è vero anche che per permettere ai ragazzi di partecipare alle attività i soldi ci vogliono e pure tanti. E se per un figlio qualche sacrificio si riesce a fare, se se ne hanno due o anche tre che frequentano le superiori allora diventa davvero complicato, anche per le famiglie che hanno entrate discrete. Gli istituti diventati ormai aziende offrono curricula interessantissimi, paventano stage all’estero, percorsi di formazione all’avanguardia e i ragazzi fanno le loro scelte anche in base alle aspettative. Però poi in molti casi per riuscire a vivere determinate esperienze si deve far fronte a una spesa importante. Non si tratta più di viaggi d’istruzione come quelli di qualche decennio fa, in cui si andava in qualche capitale europea o nelle città d’arte italiana, nei luoghi manzoniane e bastavano duecentomila lire e decine di ore in autobus. Oggi i ragazzi prendono aerei, si imbarcano, vanno in altri continenti e per farlo bisogna pagare. Perché per gli stage all’estero, quelli che li hanno fatti sognare, la strada è questa.

E in tanti si ritrovano a dover fare qualcosa di più dei sacrifici. La testimonianza di Serena è lampante. “Io ho due ragazzi alle superiori, due istituti diversi. Percorsi differenti ma per assicurare a entrambi di poter prendere parte a questi viaggi e stage ho dovuto aprire i cassetti e vendere i gioielli, oggetti messi via dai battesimi, comunioni e cresime. Credevo che questa sorte non sarebbe mai capitata a me e alla mia famiglia, ma pur avendo due stipendi con le spese quotidiane non ce la facciamo e non potevo permettere a un fratello di fare questa esperienza e all’altro no. Ma è difficile e mi è dispiaciuto. Ma ci sono altri genitori che hanno addirittura chiesto piccoli prestiti. Credo che la scuola pubblica debba offrire più garanzie di accessibilità, quando ci presentano i corsi di studi agli open day ci dovrebbero ben spiegare che per usufruire di alcune esperienze formative e didattiche importanti saremo noi famiglie a far fronte. Così anche da poter fare una scelta consapevole e magari pensare di far fronte a questi percorsi”.

I genitori si trovano fin dai primi mesi della scuola a dover fare i conti con conferme, anticipi, soldi da bonificare. Sia inteso, non è che sia obbligatorio partire, ma c’è il rischio che chi non partecipa resti fuori da dinamiche di aggregazione sociale e perda anche occasioni formative. Quindi anche la scuola pubblica ormai è diventata un lusso.

Tra le numerosissime segnalazioni e testimonianze c’è quella di un papà separato che con due figli alle superiori nelle scorse settimane ha dovuto sborsare ben 730 euro di acconti. Un’altra mamma si è trovata con circa 500 euro da bonificare.

C’è chi ha già fatto diversi viaggi, campus e altro. Ma in alcuni casi diventa davvero difficile far fronte a tutti e iniziano i No dei genitori, le rinunce e i disagi dei ragazzi. Ed è questo il vero problema per tantissime famiglie. “Oggi è complicata e il sistema non aiuta. La scuola pubblica dovrebbe garantire uguali possibilità a tutti, o almeno simili. C’è sempre stato chi poteva fare di più e chi meno, adesso però è diventato davvero troppo e i ragazzi sempre più fragili. E quando si parla di inclusione sarebbe necessario parlare di inclusione anche a livello sociale ed economico” ha evidenziato il papà che ha bonificato oltre 700 euro in un solo giorno.

“Per permettere ai propri figli di essere parte integrante delle attività scolastiche non si può pensare di dover vendere i gioielli di battesimo e cresima, significa che qualcosa nel sistema non funziona”. Conclude amareggiata Serena che già trema per le rate dei saldi che arriveranno tra qualche mese.

E mentre le famiglie fanno i salti mortali per far quadrare i conti dalle scuole già si preparano per i prossimi open day e le super mega presentazioni dei corsi che fanno viaggiare i ragazzi in giro per il mondo.

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