“Tutte le donne che ho” è un viaggio personale e collettivo tra sogni, speranze e realtà.
Una raccolta di disegni, scarabocchi dell’anima realizzati a matita, carboncino e pastelli, accumulo di esperienze, identità, sogni, ma anche di contraddizioni.
Ogni donna è una versione di sé, una possibile realtà che convive con le altre, un viaggio in divenire tra desideri di libertà e gli inevitabili giudizi che arrivano quando una donna tenta di essere tutto ciò che desidera, mantenendo la propria autenticità.
Questo è il cuore di questo ‘percorso’: una esperienza delle molteplici identità femminili che convivono dentro ogni donna.
Ogni figura è un’esperienza personale, ma anche collettiva.
In ogni donna ‘matrioska’ rappresentata, si racconta una parte emotiva, che esiste in forme e modi diversi, in ciascuna di noi.
“Tutte le donne che ho” non è solo un titolo, ma una dichiarazione di intimità e di conflitto.
Il “ho” che appare nel titolo suggerisce la certezza di averle tutte quelle donne, anche se, poi, potrebbe non bastare per ‘rispettare’ le aspettative di genere…quelle personali, quelle collettive.
Ogni ‘scarabocchio dell’anima’ , è accompagnato da un qr code che riporta ad un brano che fa da viatico, da ‘guida’ all’emozione che prende forma nei tratti di una matita nervosa.
Gli ‘ scarabocchi’ rappresentano un preludio all’incontro che apre questo percorso che resterà comunque visitabile per l’intera settimana successiva.
Oggi alle 18 ci sarà un incontro con alcuni esperti relatori per aprire uno spazio di riflessione sulle sfide quotidiane delle donne oggi, ma anche sulle possibilità di cambiamento che ognuno può portare nel mondo.

Un invito che non ha genere. Perché gli stereotipi cui spesso restiamo imbrigliati non hanno genere.
Virilità, aggressività e forza, retaggi ancestrali di una condizione maschile, oggi agli uomini stanno sempre più stretti .
La liberazione dalle aspettative di genere, infatti, è una questione che tocca entrambi i sessi. Gli uomini, come le donne, sono chiamati a liberarsi da ruoli rigidi che non rispecchiano la realtà della loro identità complessa. Se la società impone alle donne di essere “perfette”, agli uomini impone di essere sempre più forti, invulnerabili.
Se le parole e le immagini non dovessero bastare, allora ci sono i numeri: l’81% dei suicidi adolescenziali so-no maschi; il 77% delle vittime di omicidio sono maschi; il 62% dei senzatetto sono maschi; il 93% dei decessi sul lavoro sono maschi; il 18% dei ‘vincitori’ dell’affidamento sono maschi; la percentuale degli adolescenti che abbandonano gli studi è doppia per i maschi rispetto alle donne ( 13,1% m, 7,6 f).
“Tutte le donne che ho” ci invita quindi a riflettere su come questi stereotipi tradizionali siano dannosi per le donne quanto per gli uomini, costretti – allo stesso modo – a reprimere emozioni e vulnerabilità per rispondere ad aspettative di genere.
Dal 25 febbraio, durante le ore mattutine, incontrerò le classi terze degli istituti comprensivi cittadini per avvia-re coi ragazzi una discussione aperta sulle emozioni, per legittimarle tutte, al di la delle aspettative …personali o del mondo!*
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