Il vescovo Antonazzo scrive ai giovani: “Di sogni e speranze”

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Cari amici,

            desidero prima di tutto ringraziarvi per il bellissimo dialogo creatosi fra noi in questi anni. Ogni volta mi ha sempre colpito quanto siete bravi a mettere insieme le vostre idee, ad intrecciare i vostri pensieri e ad armonizzare le vostre voci sullo spartito di idee e di parole condivise, rilette insieme, riflettute e ripensate, discusse con intelligenza e perciò oneste, nel rispetto delle ragioni di ognuno e nel desiderio di convergere su ispirazioni e valori comuni. Siete un coro bellissimo che canta un accorato desiderio di speranza.

Ognuno di voi ha dei sogni, vero? Anche quelli più folli, quelli che tieni nascosti perché ti sembrano troppo grandi. Magari ti spaventano, o pensi che non siano fatti per te. Ma i sogni sono come aquiloni: se trovi il coraggio di lasciarli volare, ti porteranno lontano. Certo, ogni tanto si ingarbugliano nei fili, ma fa parte del gioco. E poi ci sono sogni che sembrano un paio di scarpe nuove: all’inizio scomodi, troppo grandi o troppo stretti, come se non fossero fatti per i tuoi piedi. Ma più ci cammini dentro, più li “indossi” e più ti accorgi che ti portano lontano. Lo so, ci sono giorni in cui ti senti perso. Ti chiedi: “Cosa ci faccio qui?”, “Chi sono veramente?”, “Qual è il mio posto?”. Sono domande enormi, e averle significa che stai cercando il tuo cammino e qualcuno che ti ascolti.

Anche ad altri giovani come te ho rivolto le stesse provocazioni. Leggendo questa mia Lettera potrai confrontarti non solo con alcune mie proposte, ma anche con i loro pensieri. Se vuoi, anche tu potrai formulare le tue idee e scrivermi le tue personali riflessioni[1]. Ad esempio, Giuseppe, uno di loro, così mi scrive: “Incontriamo sempre più frequentemente giovani e adolescenti che cercano qualcuno con cui confidarsi…non basta più l’amico per parlare ma sperano di trovare qualcuno che li sappia ascoltare, che stia loro accanto anche quando sbagliano”.

Dentro di te c’è qualcosa di unico. È una scintilla. Magari non si vede subito, è piccola, ma ha una forza incredibile. Può accendere la tua vita e illuminarne altre. Non lasciarti convincere che sei “uno come tanti” o che non sei abbastanza. È una bugia. Non esiste nessuno come te, né ora né mai. Sei una combinazione irripetibile di sogni, talento e, sì, anche di quelle stranezze che pensi ti rendano sbagliato. Ti svelo un segreto: sono proprio quelle che ti rendono speciale. A volte sembra che il mondo ti metta sotto esame 24/7: voti, follower, sei abbastanza cool…? Dai la spinta giusta ai tuoi progetti e alle tue speranze. Se cadi, ti rialzi, se sbagli ci riprovi. Se fai degli errori, ricomincia, soprattutto quando pensi di non meritare più fiducia. Per fortuna c’è l’Anno santo…mah!…cosa ne sai?

Le parole del Giubileo

Avrete sentito parlare di Anno santo, di Anno giubilare, di Indulgenza plenaria, di Apertura della Porta santa, etc. Non vi sarà sfuggita di sicuro la notizia del traffico caotico nella Città eterna, peggiorato anche a causa dei tanti cantieri disseminati nell’area interessata dal Giubileo. Ma la parola che può aver attirato la vostra curiosità, spero anche interesse, è proprio la parola “speranza”. “Pellegrini di speranza” è lo slogan che Papa Francesco ha voluto per questo Anno santo. Anche con il vostro impegno possiamo dare futuro alla speranza. E allora attrezziamoci di un piccolo glossario.

Anno santo

Risale al 1300, sotto Bonifacio VIII, l’istituzione del primo Giubileo cristiano, con la concessione dell’indulgenza plenaria a quanti si fossero recati alle basiliche di San Pietro e San Paolo. Fu poi Paolo II a fissare il Giubileo ogni 25 anni.

Il yobel della Bibbia

Nel popolo ebraico il suono del corno d’ariete, lo yobel, sanciva l’inizio del Giubileo, anno in cui la terra rimaneva a riposo e gli schiavi venivano liberati. L’evento si verificava ogni cinquant’anni.

Nella storia della Chiesa

Furono indetti anni santi già nel 1122, quando papa Callisto II († 1124) stabilì un anno giubilare per il 1126 in onore dell’apostolo san Giacomo il Maggiore. Per ottenere il perdono dei peccati e in particolare delle relative pene temporali, conseguenze dei peccati commessi, era necessario recarsi in pellegrinaggio a Santiago di Compostela, confessarsi e comunicarsi. Da allora furono celebrati gli anni santi giacobei quando la festa del santo, che ricorre il 25 luglio, cade di domenica.

Cosa accadde dopo il primo Giubileo? 

Durante la cattività avignonese papa Clemente VI acconsentì alle richieste provenienti da più parti che il Giubileo venisse celebrato ogni cinquant’anni. Si ebbe così il secondo Giubileo nel 1350. Papa Urbano VI fissò la cadenza del Giubileo ogni 33 anni. Una bolla del 1470 di papa Paolo II fissò il Giubileo ogni 25 anni. Da allora i Giubilei vennero celebrati ogni 25 anni, nella forma ordinaria. Il Papa può, però, indire anche un Giubileo straordinario quando lo ritenga opportuno. Arriviamo così ai nostri giorni. Nel 2025 ricorre dunque l’anno santo ordinario, ma ricordiamo che tra il grande Giubileo del 2000 e il Giubileo 2025, Papa Francesco ha indetto un Anno santo straordinario della Misericordia nel 2015. Un po’ di storia, non fa male!

Aspetta e spera ad occhi aperti

Cosa c’entra la nostra vita con tutto questo? A volte la vita quotidiana si fa un po’ pesante, e per andare avanti abbiamo bisogno di una ‘boccata d’aria’, una buona dose di fiducia. Il bisogno di un respiro profondo, che ci aiuta a riprendere fiducia, e che possiamo chiamare per nome: speranza. Abbiamo fame d’aria, abbiamo bisogno di speranza.

Ascolta Luigi Giussani, un prete che ha voluto molto bene ai giovani: “La speranza è significato del tutto, come luce della luce, come colore del colore, come l’altro dell’altro. La speranza è l’unica stazione in cui il grande treno dell’eterno si ferma un istante. Che questa fontana vivace di speranza abbia ad essere ogni mattina, ogni mattina il senso della vita immediato più mordace e più tenace che ci possa essere”.

Aveva un bel dire anche Aristotele: “La speranza è un sogno ad occhi aperti”. La speranza si presenta come una promessa di futuro! Ma cosa può dipendere da noi? Mi ha scritto anche Tomas, e anche lui ha provato a dire la sua: “Vuoi più gentilezza nel mondo? Comincia da un sorriso. Vuoi più giustizia? Agisci con onestà. Fidati: il bene è contagioso.  Non devi essere perfetto per fare cose grandi. Guarda gli alberi: crescono anche storti, eppure arrivano in alto. Cresci a modo tuo, con i tuoi tempi. Cadi? Rialzati. Fallisci? Riprova. Le tue fragilità non sono un limite, sono il terreno da cui nascono le cose più belle. E non sei solo. Anche nei giorni bui, c’è chi ti vede, ti ascolta, ti capisce. Magari non te ne accorgi, ma c’è sempre qualcuno che crede in te. E poi c’è Dio. Non è un giudice severo con il registro in mano: è un amico che non si stanca mai di fare il tifo per te, anche quando pensi di non meritarlo. Lui guarda oltre le tue paure e ti dice: Tu sei abbastanza. Tu sei amato. Tu puoi fare cose che nemmeno immagini. Allora vai. Vivi con coraggio, ama senza riserve, segui i tuoi sogni. Non sarà sempre facile, ma sarà vero. E quando ti sembra di non farcela, ricorda: dentro di te c’è una scintilla che aspetta solo di diventare un incendio di vita”.

Per scardinare l’aspetto di manna dal cielo, di rassegnazione e di immobilismo, il filosofo Ernst Bloch scrive un libro: “Il principio speranza”, nel quale argomenta che l’unico strumento in grado di mettere in moto lo sviluppo storico è la capacità dell’uomo di immaginare un non-essere-ancora e muoversi verso di esso per realizzarlo. Questa capacità è la speranza, non più intesa come stasi, ma come movimento. Una rivoluzione del significato, che ha portato anche Papa Francesco a riscrivere la speranza come potere di movimento“La speranza è un vivere in tensione, sempre; sapere che non possiamo fare il nido qui: la vita del cristiano è “in tensione verso”Se un cristiano perde questa prospettiva, la sua vita diventa statica e le cose che non si muovono, si corrompono[2].

Adriano è convinto che “i giovani hanno la forza e la vitalità di portare un vero cambiamento in questi tempi ostili, oppressi da queste parole di scoraggiamento e sfiducia, siete come fiaccole accese che sono state nascoste dove non possono illuminare né scaldare. La vostra luce rischia così di non risplendere più, i vostri sogni vengono continuamente rimandati e le vostre emozioni represse. A mano a mano succede che non date più spazio alla speranza: iniziate quindi a credere di non valere granché, che la vita è solo una lotta per la sopravvivenza e che in fondo conviene solo accontentarsi. È questo lo sguardo che le tante parole del mondo ci impongono: un’umanità senza futuro e una vita senza senso”.

Tra desideri, sogni e speranze umane

Il contrario della speranza è la disperazione. Afferma Bernanos: “La speranza è un rischio da correre. E’ addirittura il rischio dei rischi [ ] La più alta forma della speranza è la disperazione vinta”[3]. Chi vive senza speranza non ha uno scopo importante e definito, e non riesce a immaginare un futuro diverso da ciò che sta vivendo, rimanendone così impantanato. Eric Fromm riconosce che la speranza è un momento essenziale della vita umana, rappresenta il profondo bisogno dell’essere umano di non essere passivo e manipolato (La rivoluzione della speranza)Danilo è d’accordo: “Per troppo tempo abbiamo interpretato la speranza come l’attesa del futuro, un desiderio di realizzazione che trova compimento in un domani migliore. La delusione della situazione attuale, mescolata al desiderio di qualcosa di nuovo, ci porta anche a pensare che inseguire la speranza fosse fuggire dal presente e dalla realtà”.

Il desiderio è il motore che muove verso traguardi benevolmente agognati: il diploma, la laurea, il lavoro, la stabilità economica, fare famiglia, la carriera, etc. I nostri reali e profondi bisogni, posti di fronte al futuro reclamano la speranza. Lo scarto tra desideri e realtà può generare un senso di frustrazione, di insoddisfazione. Mentre pensiamo di aver raggiunto un traguardo soddisfacente, ci resta dentro un senso di vuoto, di incompiutezza. Altre volte invece, pur riconoscendo bisogni reali che vorremmo soddisfare, sentiamo il limite di qualcosa che da soli non riusciamo a realizzare. Sono speranze umane, più che legittime ma non sempre sicure e affidabili, nonostante l’incoraggiamento che in varie forme ci può esser dato da chi ci può “dare una mano”. E ci ritroviamo nella delusione, fino a provare un senso di sconfitta e di rassegnazione. Jonathan ti porge la sua disponibilità: “Solo stando vicino ai giovani con la nostra presenza, questi possono ritrovare la loro singolarità, riconoscersi parte di un mondo creato e donato per noi, facendo rinascere speranza per ciascun giovane che si manifesta nella sua felicità”. C’è un rischio da sorvegliare: le speranze umane non sempre sono affidabili, possono trarre in inganno e deludere. Nel migliore dei casi, sono promesse che hanno il fiato corto, a volte assicurano piacere, soddisfazioni, rumore e stordimento, per poi abbandonarti a te stesso.

Voci di speranza

Tante sono le parole di sconforto che ci vengono dette, e i giovani sono i primi bersagliati da questo fuoco mediatico. Si leggono sui social continuamente notizie di guerra e di disastri ambientali. L’uomo, testardo, non vuole imparare dai suoi sbagli, e continua con violenze e soprusi a non prendersi cura della realtà che lo circonda. A queste condizioni non sembra esserci un futuro per l’umanità, e nemmeno per la nostra Terra – minacciata da alluvioni, terremoti e armi nucleari. Ci appare quindi che tutto andrà solo per il peggio e che ci sarà sempre meno spazio per voi giovani, ma come affermava Kierkegaard, la speranza è la “passione del possibile”, per cui sperare è credere possibile anche l’insperato. E’ come buttare l’ancora verso l’altra riva, in un mare in tempesta. Per questo voglio condividere le voci di altri giovani amici. Continua a leggere, ti farà bene conoscere i loro racconti: uno dopo l’altro, formano una piccola carovana di speranza. Te li presento.

Rosario: “Da tanto tempo trattengo nel cuore i volti dei giovani che incontro nella mia vita. E non sono semplici ricordi, spesso resto a chiedermi come stanno vivendo le loro storie, desiderando per loro la Speranza che ho incontrato nella mia vita”.

Florin:Accogliere la virtù nonché il valore della speranza significa vivere pienamente il momento presente con gratitudine e consapevolezza, riconoscendo che la promessa di Dio si realizza quando impariamo a guardare oltre le nostre preoccupazioni e ansie”.

William:Bisogna cercare ancora nel vostro intimo “browser” quella speranza che deve tornare ad essere forte, volitiva, che deve essere per voi una spinta a pretendere di poter contribuire a costruire un mondo migliore, più solidale, più umano. Ma per intraprendere questa missione è necessario che riscopriate la bellezza dello stare insieme”.

Danilo: “Oggi la società sembra non sperare più, non coltivare abbastanza motivi per guardare al futuro con speranza, ma alimentare incertezze e paure, soprattutto tra i giovani. Tante volte papa Francesco ha esortato voi giovani a non farvi rubare la speranza, a credere nel futuro, ad impegnarvi per realizzarlo, lottando contro chi dispera, contro chi si arrende alle logiche del mondo che promettono speranze illusorie”.

Giuseppe: “I giovani di oggi rispetto a quelli di precedenti generazioni sono cambiati soprattutto per via della tecnologia che li induce a socializzare di meno tra di loro rispetto a prima, però li aiuta a sentirsi meno soli e annoiati. In fondo, questo è un problema comune anche di molti adulti”.

Maurizio: “Quando vi riunite spero parliate un po’ faccia a faccia, staccando lo sguardo dallo schermo. E’ interessante guardarsi negli occhi. Sono occhi che dicono tutta la preoccupazione perché il lavoro a casa manca, e si sorreggono a fatica. Lui sta attento a chiedere, vorrebbe un cellulare nuovo e dei vestiti alla moda ma sa che non è possibile averli e questo gli crea un po’ di disagio perché non si sente tanto inserito nel vostro gruppo. L’ultima tua amica che abbiamo salutato nel nostro cammino era afflitta perché il fidanzato l’aveva appena lasciata… emozioni che stravolgano la vita”.

Valentino: “Masse di cuori chiusi da catene di bugie, calde come divani, eppure scivolose come le sabbie mobili.  La speranza, dopotutto, è una follia divina. Da giovane in discernimento io conto sulla speranza in Cristo Gesù, altrimenti ogni mio tentativo di collocarmi nel suo progetto sarebbe una turbata reazione di capriccio, e non un sano accostarmi ad una Persona che sta al mio fianco come compagna di una vita intrisa di scelte”. Per fortuna, riusciamo a capire che c’è Qualcuno su cui possiamo sempre fare affidamento, qualsiasi cosa possa succedere. Lui è sempre con noi, ovunque siamo e qualunque sia la nostra preoccupazione.

La speranza cristiana è certezza

Te lo dico subito: a differenza delle speranze umane, quella “cristiana” è fatta di promesse grandi e di sole certezze. Lo sai perché? Mentre quelle umane partono dai tuoi desideri e bisogni, la speranza cristiana parte dall’impegno di Dio per te. La speranza cristiana riguarda Qualcuno che ti viene incontro e provoca nel tuo cuore le grandi domande sulla vita, sulla gioia, sulla sofferenza, sulla morte, sull’amore, sulla felicità, sul destino ultimo dell’esistenza. E’ Lui che ti dichiara: “Io Sono… la tua speranza!”. E ti offre parole e risposte sensate, in forma di promesse che interpellano la tua libertà di creder o di non credere. Dio svela e ti aiuta a riconoscere i veri bisogni che ti abitano dentro. E’ Lui che mette dentro di te le grandi domande di senso e di futuro. E’ Lui che ti viene incontro e alimenta la vera speranza che non delude, perché Lui compie ciò che promette.

Se credi, le promesse del Vangelo diventano realtà perché Gesù le ha rese vere con la sua risurrezione. Ma richiedono fiducia, pazienza, attesa, impegno, fede e speranza certa, appunto. La tua diventa allora una speranza operosa, dinamica, attiva, perché capace di dare credito a queste promesse di Dio e di renderle possibili con la tua fiducia e con la tua adesione. Piergiorgio sollecita la tua fiducia: “Lui vede dentro il nostro cuore e sa già ciò che speriamo. E allora quale miglior “Amico” se non Dio stesso possiamo incontrare su cui poggiare i nostri sentimenti, le nostre paure, i nostri dubbi e le nostre richieste?  Mettiamoci in cammino verso questa felicità, la nostra felicità, una felicità piena. Prepariamo zaino e scarponi e recuperiamo i nostri amici sulla strada. Ritroviamo il coraggio in quella speranza che non delude. Non siamo più soli adesso: ce la possiamo fare!”. Osiamo il coraggio, osiamo sperare, perché la speranza cristiana non delude, mai!

La speranza che non delude

C’è davvero una speranza che non delude? Sì. La sua certificazione è l’amore che Dio nutre per ciascuno di noi. Te lo ricorda Matteo: “Siamo nati e non moriremo mai più. Questa è la verità che cambia tutto. Anche se oggi può sembrare lontana, basta un piccolo passo, una semplice apertura del cuore, per lasciare che la speranza inizi a illuminare la tua vita. Siamo nati per la vita eterna, per un Amore che non finisce mai. Allora, coraggio! Non avere paura di ascoltare quel desiderio profondo che porti dentro. Non temere di ascoltarlo, di abitarlo, di soffrirlo. Lasciati amare da Gesù, Lui è lì, pronto a camminare con te. Con Lui, tutto diventa possibile”.

Questa è la radice della nostra sicurezza, la radice della speranza. Quello che ti promette, Dio lo compie! Ma non dimenticare: questa speranza poggia sulla fede. La fiducia è il fondamento su cui poggia la speranza, e questa a sua volta alimenta e sostiene la fede. Loreto guarda molto lontano: “Il messaggio più alto che l’uomo abbia mai ascoltato e che possa mai ascoltare nella propria vita, è che siamo stati creati per la vita e per la beatitudine eterna. E’ davvero incredibile che questo che è il migliore “prodotto” che mai possiamo avere nella nostra vita non riesca a far breccia nei loro cuori”.

Nessuno può aspettarsi qualcosa da Dio se prima non crede alle sue promesse. Marcello ci crede sul serio e non te lo manda a dire: I tempi della speranza si scontrano con la vostra necessità di soddisfare nell’immediato bisogni e desideri e con l’urgenza di vedere subito i risultati di ogni vostra azione. I tempi della Speranza vanno declinati al futuro, ma i suoi segni si rivelano delicatamente nel quotidiano”.

Cari amici,

vi consegno una poesia che ha scritto Agostino, donata ad un amico che aveva tanto bisogno di sperare in un domani migliore.

Arriverà.

Quel giorno che attendi;

arriveranno: quegli occhi che ancora

non hai incontrato e che il tuo cuore

riconoscerà tra mille.

Arriverà quella persona,

che porterà nuova luce nella tua vita.

Arriverà quel momento che non dimenticherai più,

perché si scolpirà indelebile nella tua anima.

Arriverà quel giorno,

il gaudio invaderà il tuo spirito,

un sorriso sincero e contagioso sgorgherà sul tuo viso.

Arriverà e lo riconoscerai, forse piangerai,

di gioia però, non di dolore: la tua vita

acquisterà tutto un altro colore.

Vi saluto, assicurando la mia stima per ciascuno, nella speranza di potervi magari incontrare. Se sceglierai di ricevere la Cresima, oppure l’hai già ricevuta, non dimenticare che il vento forte e gagliardo dello Spirito Santo continua a soffiare nel tuo cuore la speranza certa delle promesse di Dio su di te.

Sperare è attendere un Dio che non ci abbandona mai. Da parte mia attendo le tue riflessione, anche per quanto non condividi. Puoi scrivermi sulla mail che ti ho lasciato in nota. Se condividiamo, possiamo moltiplicare la speranza.

                                                                                                            @ don Gerardo

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