Consorzio di Bonifica: aumenti in bolletta. Comitato e agricoltori chiedono la revoca

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Aumento agli aumenti in bolletta del Consorzio di Bonifica Valle del Liri. Ad intervenire è il Comitato per la liberazione dei diritti dei cittadini e dei doveri delle istituzioni.

“Nel pieno di una crisi economica che grava pesantemente sulle famiglie e sulle imprese del Basso Lazio, il recente aumento delle tariffe imposto dal Consorzio di Bonifica Valle del Liri rappresenta un atto insostenibile e inaccettabile per cittadini e agricoltori già messi in ginocchio dal caro vita e dall’esplosione dei costi energetici.

Il nostro comitato esprime forte preoccupazione per l’impatto devastante che questi aumenti avranno sull’economia locale. Gli agricoltori, pilastri dell’economia del territorio, sono già stretti nella morsa dell’aumento dei costi di produzione e della diminuzione dei margini di guadagno. Questa ulteriore pressione economica potrebbe rappresentare l’ennesimo colpo di grazia, accelerando il processo di desertificazione industriale e agricola che sta già interessando il nostro territorio.

CHIEDIAMO CHE GLI AUMENTI VENGANO IMMEDIATAMENTE REVOCATI.

Il nostro territorio ha bisogno di politiche che sostengano lo sviluppo economico e sociale, non di ulteriori ostacoli. Esortiamo il Consorzio di Bonifica Valle del Liri a rivedere la propria decisione e ad adottare misure che vadano incontro alle esigenze della comunità locale.

Il comitato invita tutti i cittadini, le associazioni e gli enti locali a unirsi alla nostra richiesta per contrastare questo provvedimento e difendere i diritti di chi vive e lavora nel Basso Lazio.

Continueremo a monitorare la situazione e a sollecitare le istituzioni affinché intervengano in difesa di una giustizia sociale ed economica necessaria per il nostro futuro”.

A lamentare incrementi in bolletta molto importante sono i diretti interessati. Nello specifico Dario ci fa un esempio, a fronte di un pagamento inziale e continuativo negli anni di circa una novantina di euro per tre/ quattro mesi di irrigazione, si è passati a 122 e adesso 182 sempre con lo stesso quantitativo dichiarato. In pratica un vero e proprio raddoppio che va ad incidere in maniera consistente nelle tasche degli agricoltori del territorio che chiedono interventi mirati a loro tutela, nel rispetto del loro lavoro.

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