“L’interconnessione di rientro in territorio di Colfelice, prospettata dal sindaco di Cassino Salera, senza progetto e studi di sostegno – ed escogitata solo per parare il colpo di anni di inerzia colpevole – non rappresenta una svolta per il territorio del Lazio meridionale e della provincia di Frosinone. L’unica risposta in grado di costituire un volano capace di riassorbire parte della perdita di lavoro e ricchezza generata dal crollo del comparto auto, è quella collegata alla realizzazione di una stazione in linea dell’alta velocità”: lo sostiene Carmine Di Mambro consigliere comunale di minoranza.
“Al di là del colore politico delle iniziative per realizzare una struttura del genere anche al nord della provincia – aggiunge – va detto che nel Cassinate si discute della fermata Tav fin dai primi anni Duemila, quando l’allora sindaco Scittarelli ospitò in città l’amministratore delegato del tempo di Fs, Cimoli, ed insieme si recarono in Abbazia da monsignor Bernardo D’Onorio. Proprio dalla cima del Sacro Monte parlarono della curva della ferrovia per raggiungere la stazione della città e si discusse una prima volta di uno spostamento dello scalo che potesse rappresentare anche una svolta per l’alta velocità, con un posizionamento in zona Sant’Angelo in Theodice. Ma, al di là di questo, ci sono dati di evidenza assoluta da non dimenticare”.
“Se tra Roma e Afragola la Tav corre lungo 216 chilometri circa, è chiaro che una stazione in linea dovrebbe stare su per giù a metà strada. Ora Roccasecca, ad esempio, dista 104 chilometri da Afragola e 112 chilometri da Roma: è a servizio anche della media Valle del Liri e facilmente raggiungibile da Frosinone. L’eventuale stazione di Supino è a 20 minuti da Roma, in posizione quindi eccessivamente vicina alla capitale ma penalizzante per il sud della provincia ed anche per le aree collegate. Pignataro Interamna, che dista 87 chilometri da Afragola e 129 dalla capitale, avrebbe il vantaggio di servire direttamente anche le zone del Golfo, del nord Casertano, del Venafrano e della Valcomino. Quindi se la politica trovasse un punto di partenza oggettivo e sottratto alla spinta dei campanili e delle forzature politiche – sottolinea Di Mambro – la scelta tra Roccasecca e Pignataro potrebbe essere la più rispondente alle esigenze del territorio più vasto e al contempo maggiormente esposto alla crisi economica ed occupazionale che stiamo drammaticamente vivendo”.
“Perché altrimenti avremmo la scelta della stazione in linea al nord della provincia, che emarginerebbe drammaticamente il Cassinate e l’intera area Stellantis, dell’indotto automotive, della zona degli Aurunci, Valle di Comino, come del Golfo, delle vicine province di Caserta e Isernia. Mentre al sud, bene che vada, un’interconnessione di rientro dopo Cassino, consentirebbe un accesso per forza di cose limitato alla Tav e insoddisfacente per gli utenti, ammesso che le corse attuali venissero mantenute dopo la creazione dello scalo Tav. Cosa tutta da verificare”, tira le somme.
“Un’ultima annotazione voglio farla sulla mancata presenza del sindaco di Cassino al convegno organizzato a Roccasecca dal sindaco di quella città – conclude Di Mambro -: siamo di fronte alla certificazione della mancanza di idee e propositività dell’attuale sindaco oltre che alla drammatica perdita di qualunque ruolo-guida territoriale per la città sotto la sua amministrazione”.
Clicca qui per leggere ulteriori notizie